Groviglio di morte in A1, parla un sopravvissuto del 2009: «So cosa vuol dire vedere un tir venire addosso»
Walter Pellis racconta l’incidente che nel 2009 lo mandò in coma mentre portava aiuti ai terremotati dell’Aquila. Oggi, dopo la tragedia costata la vita a tre volontari in ambulanza, il ricordo si fa straziante
SAN MINIATO. Era il 6 aprile 2009 quando alle 3,32 la terra tremò distruggendo la città de L’Aquila e i suoi dintorni. Una catastrofe che mobilitò tutta Italia con una catena di solidarietà incredibile. Ma esattamente due mesi dopo il terremoto, una nuova tragedia segnò quei giorni di paura e sconforto.
Un incidente in autostrada vicino a Orvieto mandò in coma due volontari della Misericordia di San Miniato Basso, a pochi chilometri dal confine tra le province di Pisa e Firenze, mentre portavano aiuti alle popolazioni colpite dal sisma.
Uno scontro simile a quello di ieri, in cui sono morte tre persone che viaggiavano in ambulanza sulla A1. Giorgio Cervigni dopo sei anni è deceduto. Walter Pellis è rimasto incosciente per un mese, risvegliandosi per la gioia dei familiari. Ma con un peso impossibile da mandare via.
Lo scontro, poi il buio
«Ho sentito la notizia di quanto successo ai volontari della Misericordia – dice Pellis – e sinceramente mi dispiace tanto. So benissimo, purtroppo, cosa vuol dire rendersi conto che un tir ti sta venendo addosso. Sono gli attimi di terrore che ricordo rispetto all’incidente. Poi, il buio». Una situazione inevitabile, visto il mese di coma tra gli ospedali di Orvieto e Montevarchi. Giorgio Cervigni, invece, venne ricoverato a Perugia. Ma dopo sei anni i suoi parametri vitali lo hanno abbandonato.
Il difficile ritorno alla vita
Walter Pellis nel 2009 era un elettricista, dipendente di una ditta del sanminatese. Una vita normale, volontario della Misericordia e della Protezione civile di San Miniato Basso dal 1999. Proprio le sue capacità lavorative lo avevano portato a offrirsi per la ricostruzione dei territori terremotati. «Era la mia vita – dice ancora – e non ci ho pensato un attimo. Siamo partito con un fuoristrada ed eravamo davanti ad alcuni mezzi dei vigili del fuoco. Il camion che ci ha tamponati non ci ha visti rientrando nella corsia di destra dal sorpasso».
Un urto tremendo, lamiere contorte, grida di aiuto. Il caos in autostrada. Stessa scena di ieri. «Immagini tremende – sottolinea Walter Pellis – che mi portano a rivivere i momenti dell’incidente di 16 anni fa. La mia trafila tra gli ospedali è stata dura anche per i miei familiari. Essere ricoverato prima a Orvieto e poi a Montevarchi ha reso tutto più difficile. Ma per fortuna mi sono risvegliato dal coma, a differenza di Giorgio».
Però, dal momento del ritorno a casa, la vita per l’ex elettricista non è stata semplice. Le cure, la riabilitazione. Tornare al lavoro era impossibile. Scaduti i termini della malattia, si è ritrovato senza un’occupazione. Situazione che dura tutt’ora. «Mi sarei voluto anche costruire una famiglia – ammette Pellis – ma l’incidente e tutto quello che ne è conseguito non me lo hanno ancora permesso».
Vita da volontario
Rimpianti di una vita segnata indelebilmente da quella giornata di giugno 2009, quando i due volontari della Misericordia viaggiavano con il cuore pieno di speranza per dare una mano a chi aveva perso tutto con il terremoto. «Far parte di associazioni come la Misericordia – continua – è una missione. Si porta avanti questa attività per passione e voglia di dare una mano. Intervenire sugli incidenti, mettersi a disposizione dopo calamità naturali non è facile. E chi lo fa mette spesso a rischio la propria vita».