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«Samantha non poteva uscire né lavorare», anni di controllo dietro il femminicidio di Pisa
Parla la madre della vittima: “Era geloso e possessivo da sempre”. La speranza di Samantha Del Gratta di resistere per i figli, poi le ferie forzate per lui, la pistola in casa e la tragedia
PISA. “Samantha viveva un rapporto chiuso praticamente da sempre. Lui non la faceva uscire, non le consentiva di lavorare. Era geloso, possessivo anche se non violento. Almeno fino a martedì”. A parlare è l’avvocata Lucia Barsacchi che in questa fase, insieme al collega Giuseppe Carvelli, assiste Gabriella Del Cistia, mamma della donna che avrebbe compiuto 45 anni oggi, mercoledì 23 luglio, uccisa con almeno due colpi di pistola dal compagno, Alessandro Gazzoli, 50enne, guardia giurata, al culmine di una lite nella camera da letto della coppia, nell’abitazione di famiglia nel quartiere di Sant’Ermete a Pisa.
La legale non consente interviste alla sua assistita, spiegando che la sua cliente “è molto provata, sta vivendo una situazione davvero difficile” e lo fa fuori dal palazzo nel quartiere del Cep dove la mamma di
Samantha Del Gratta vive da alcuni anni. E che, in questo momento, ospita i nipoti di 20 e quasi 18 anni, rimasti orfani dopo la tragedia.Il movente
La questura non ha dubbi: il motivo riguarda un conflitto all’interno del nucleo familiare di cui erano a conoscenza i parenti. La gelosia dell’uomo, quindi, all’origine della vicenda che ha scosso non solo Sant’Ermete, ma l’intera città. Un femminicidio a cui è seguito, subito dopo, il suicidio della guardia giurata con in mezzo la chiamata al 112. “Venite, ho sparato alla mia compagna”, ha detto Gazzoli per poi rimanere alcuni minuti in linea con l’operatrice del numero unico per le emergenze che cercava di tenerlo al telefono per dissuaderlo dal tragico gesto e per consentire l’intervento della polizia. Ma gli agenti, quando sono arrivati nell’appartamento, hanno trovato la porta aperta e i corpi dei conviventi sul letto matrimoniale, ormai senza vita.
Cinque bossoli e l’analisi dei telefoni
Giovedì 24 luglio ci sarà l’autopsia sul corpo della donna, mentre non ci sarà esame su quello dell’uomo. Secondo quanto appreso, nella stanza sono stati trovati cinque bossoli. L’ipotesi è che uno di questi corrisponda al colpo che Gazzoli ha esploso contro se stesso alla testa con la sua Glock 19 calibro 9x21 che utilizzava per lavoro. E che avrebbe tirato fuori dal comodino accanto al letto al culmine della lite. Gli altri quattro dovrebbero essere stati indirizzati alla testa e a una spalla della compagna. La polizia ha sequestrato i telefonini e li sta analizzando. Ha ascoltato le prime testimonianze e ha cominciato a chiudere il cerchio di un contesto familiare triste ma chiaro. In cui lei non aveva nessuna libertà, se non quella di uscire insieme all’uomo al quale era legata da quasi trent’anni. Nonostante tutto, non risultano denunce o interventi delle forze dell’ordine per interventi derivanti da liti o maltrattamenti. Samantha non era in carico a centri anti violenza. E non esistevano elementi per parlare di conflittualità acclarata o separazioni in vista.
Anche se, dal racconto dell’avvocata Barsacchi, emerge un quadro abbastanza nitido: “Samantha non voleva che i figli soffrissero e andava avanti nonostante tutto. Vedo spesso casi simili. Si pensa di poter sistemare le cose. Ma poi succedono le disgrazie. Alessandro era in ferie forzate dal lavoro dopo alcune liti ripetute negli ultimi tempi. Però aveva la pistola. E con quella ha ucciso la sua compagna”.