Livorno, piazza Garibaldi "zona rossa". La questora: «Sarà ancora più aperta ai livornesi»
Parla Giusy Stellino dopo l'annuncio dell'ordinanza prefettizia: «Fruibilità di tutti per una serena e pacifica vivibilità dell’area»
LIVORNO. «La “zona rossa”, affinché funzioni, ritengo necessario che venga percepita non per la sua chiusura a pochi ma, al contrario, per la massima apertura alla serena e pacifica fruizione di tutti. L’obiettivo è di impedire a chi compie determinate azioni illecite – cioè chi spacci, commetta violenze, compia atti di vandalismo, ecceda nel consumo di alcolici rendendosi molesto o assumendo un atteggiamento minaccioso o aggressivo nei confronti dei normali fruitori di strutture ed esercizi pubblici – di tornare esattamente negli stessi luoghi dove ha commesso il fatto, attraverso l’adozione di un provvedimento di allontanamento dall’area urbana specificamente individuata».
A parlare della futura “zona rossa” che presto interesserà piazza Garibaldi è la questora Giusy Stellino. Il provvedimento di sicurezza pubblica, non una novità dato che già nel 2017 venne previsto dall’allora ministro dell’Interno Marco Minniti, nell’ultima applicazione del Governo Meloni è volto a impedire l’accesso in quell’area delle persone pericolose e con precedenti penali, naturalmente a meno che non abitino lì, altrimenti è chiaro che da residenti potranno comunque accederci (e nessuno potrà mai impedirglielo). Al momento, la “zona rossa”, è stata solamente annunciata dal prefetto Giancarlo Dionisi, a cui spetterà la decisione di emanarla. Occorrerà probabilmente qualche settimana per la firma dell’ordinanza e molto dipenderà da quello che il responsabile del Palazzo del Governo metterà nero su bianco. Ma intanto, su come potrebbe diventare la “nuova” piazza Garibaldi, ipotesi e idee ci sono già. L’area, nei giorni scorsi, è stata fra l’altro al centro di un’operazione anti-droga dei carabinieri, che ha portato all’arresto di nove persone a un totale di 53 indagati.
Questora Stellino, cosa pensa della dichiarazione di piazza Garibaldi come “zona rossa”?
«Per Livorno non vi è dubbio che piazza Garibaldi rappresenti un chiaro esempio di “zona rossa”, ovvero di area cittadina meritevole di particolare attenzione delle istituzioni perché venga ripristinata quella cornice di sicurezza minima per garantire il libero accesso e fruizione da parte di tutti. Il termine è utilizzato per indicare un luogo della città dove gli elevati profili di delinquenza, uniti a un progressivo degrado ambientale, pregiudichino in modo continuativo l’accesso e la fruizione dello stesso da parte della cittadinanza. Al fine di rimuovere gli ostacoli alla realizzazione di tali diritti, l’individuazione di una “zona rossa” per piazza Garibaldi equivale a rafforzarne la tutela con azioni ulteriori rispetto alla pur necessaria intensificazione dei controlli. Vuol dire concentrare le azioni positive di riqualificazione puntando al raggiungimento di livelli di vivibilità tali da scoraggiare la formazione di spazi di illegalità crescente. Così come prevedere strumenti di allontanamento per tutte quelle persone che si rendano effettivamente pericolose in quell’ambiente».
Il procuratore Maurizio Agnello, intervistato nei giorni scorsi dal Tirreno, si è detto favorevole alla “zona rossa” se intesa come area con un maggior controllo delle forze dell’ordine e non come zona con varchi controllati. Anche il prefetto, colui che firmerà il provvedimento, ha escluso quest’ultima possibilità, auspicando la massima vivibilità del quartiere. Come funzionerà in concreto il controllo delle forze dell’ordine per evitare che le persone pericolose accedano alla piazza?
«Per raggiungere tale scopo verranno predisposti dei servizi di prevenzione che coinvolgeranno tutte le forze di polizia, partendo proprio da quelle che hanno maggiore capillarità nel tessuto urbano. Avranno come obiettivo l’allontanamento delle persone concretamente pericolose per l’ordine e la sicurezza pubblica nella piazza, mediante l’irrogazione di uno specifico provvedimento immediatamente notificato al destinatario».
Potrà farlo chiunque, non solo la polizia?
«Esatto, ogni forza dell’ordine che effettua il controllo».
E in caso di recidiva?
«L’eventuale violazione del provvedimento, oltre a far scattare un quadro sanzionatorio via via più pesante, porterà all’applicazione del cosiddetto “Daspo urbano” che, nei casi più gravi, può arrivare fino a due anni».
Chi violerà più volte la “zona rossa”, insomma, riceverà il “daspo”.
«Esattamente, un provvedimento, quest’ultimo, prerogativa del questore».
L’obiettivo è quello di prevenire ulteriori reati nella piazza, teatro proprio negli ultimi mesi di un’indagine dei carabinieri che ha portato, mercoledì 27 agosto, a numerose denunce e a nove arresti.
«L’insieme di tali azioni mira a realizzare un effetto duraturo di deterrenza anche per valorizzare i brillanti risultati raggiunti con le oltre 60 operazioni di “alto impatto” e nel recente smantellamento della piazza di spaccio in piazza Garibaldi. È di tutta evidenza come la vocazione di tale area ad assumere le funzioni di “piazza di spaccio”, così come a cedere a progressivo degrado, non possa essere risolta esclusivamente con azioni di tipo repressivo. Richiede, infatti, un progetto integrato di sicurezza urbana volto a realizzare un ambiente curato dove può essere assicurata la libertà di accesso e di fruizione da parte di tutti e dove il controllo della polizia è soltanto sussidiario e non già prevalente e necessario».
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