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A Livorno la prima donazione da un donatore a cuore fermo: cos’è la Dcd, la tecnica che salva la vita


	A destra dall'alto Paolo Lo Pane e Baldassarre Ferro
A destra dall'alto Paolo Lo Pane e Baldassarre Ferro

L’operazione è nata dalla tempestiva segnalazione del potenziale donatore da parte del direttore della Terapia intensiva Baldassare Ferro, a seguito di uno scrupoloso studio multidisciplinare e clinico-strumentale del caso, che ha consentito al Coordinamento locale ospedaliero, guidato da Elena D’Imporzano, di avviare il complesso processo di valutazione

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Si è svolta nel blocco operatorio degli Spedali Riuniti di Livorno la prima donazione di cuore da donatore a cuore fermo in un ospedale senza Cardiochirurgia. Si tratta della tecnica di prelievo di organi da persone in cui il cuore ha cessato di battere, nota anche come Dcd “Donation after circulatory death”, donazione dopo morte circolatoria. Il delicato (e per Livorno innovativo) intervento ha visto effettuare il prelievo degli organi da un giovane donatore per il quale ogni tentativo terapeutico risultava ormai inutile.

Corsa contro il tempo

L’operazione è nata dalla tempestiva segnalazione del potenziale donatore da parte del direttore della Terapia intensiva Baldassare Ferro, a seguito di uno scrupoloso studio multidisciplinare e clinico-strumentale del caso, che ha consentito al Coordinamento locale ospedaliero, guidato da Elena D’Imporzano, di avviare il complesso processo di valutazione, svolto in collaborazione con il Centro regionale di riferimento, e di ricostruzione della volontà del paziente attraverso la testimonianza dei familiari.

Ecco i cardiochirurghi

L’evento si è realizzato grazie al supporto del Centro Nazionale Trapianti e della Organizzazione Toscana Trapianti nella delicata organizzazione del processo di prelievo, che ha comportato l’intervento, all’interno del Blocco operatorio livornese, dell’equipe di Cardiochirurgia dell’ospedale S. Orsola-Malpighi di Bologna e dell’equipe di Chirugia del fegato dell’Azienda Ospedaliero Pisana.

La staffetta della vita

È stata cosi realizzata la staffetta di vita, in accordo con la famiglia del donatore, che ha restituito a due giovani riceventi, sottoposti rispettivamente a trapianto di cuore e di fegato, una nuova prospettiva di vita. I riceventi risultano in buone condizioni cliniche. L’Asl nord ovest è la terza Azienda sanitaria in Toscana a realizzare la donazione di cuore da donatore a cuore fermo, dopo le Aziende Ospedaliero-Universitarie di Pisa e Careggi. Di fatto la prima azienda non universitaria.

Le dichiarazioni dei coordinatori

«Questo risultato – spiega il coordinatore delle attività di donazione e trapianto dell’Asl Paolo Lopane – conferma il ruolo di primo piano che la nostra azienda esprime nel portare avanti strategie di contenimento delle liste d’attesa per trapianto. È questo un ambito in cui la collaborazione in rete, interaziendale, rappresenta un elemento imprescindibile. Per la prima volta è stato così realizzato questo tipo di donazione in un ospedale senza Cardiochirurgia».

Gli operatori

«L’importante traguardo – sottolinea la direttrice generale dell’Asl Maria Letizia Casani – è stato raggiunto grazie ai professionisti della rete donazione-trapianto della nostra Regione e all’integrazione con la rete nazionale. Desidero ringraziare davvero tutti i professionisti, di ogni profilo, che hanno reso possibile questo risultato di assoluta eccellenza. Si tratta di operatori appartenenti ad Aziende sanitarie diverse ma uniti per raggiungere un unico obiettivo». «A nome di tutti i professionisti afferenti al nostro dipartimento – aggiunge Paolo Carnesecchi, direttore del dipartimento aziendale Emergenza urgenza, Area critica e Blocco operatorio – esprimo grande sodddisfazione per come è stato condotto e portato a termine questo importante processo, che ha permesso di salvare la vita a due persone». «Il percorso ha coinvolto la struttura ospedaliera nel suo complesso – evidenzia il direttore sanitario dell’ospedale di Livorno Spartaco Mencaroni – richiedendo una complessa riorganizzazione delle attività del blocco operatorio, che è stata realizzata con grande professionalità e disponibilità di tutti gli attori coinvolti. In questo momento il nostro pensiero va ai familiari del donatore che, nella tragedia della scomparsa del loro caro, hanno saputo esprimere un così alto senso di solidarietà umana». Mencaroni continua: «Un ringraziamento sentito alla famiglia, quindi, insieme a quello che rivolgiamo ai professionisti per aver saputo portare a termine questo delicato e complesso percorso assistenziale».

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