Il Tirreno

Toscana

Verso il voto

Regionali in Toscana, le candidature del centrosinistra: listino bloccato, poche new entry ed esclusi eccellenti

di Francesca Ferri

	Una bandiera del Pd sventola a una manifestazione di piazza (foto d’archivio/ Imago- economica)
Una bandiera del Pd sventola a una manifestazione di piazza (foto d’archivio/ Imago- economica)

Lunedì sera la formalizzazione dei candidati nella direzione regionale. Le liste però latitano. Melio, Lorenzetti e Querci blindati, ma tanti malumori

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Da un lato il campo largo, che eroderà dai 5 ai 7 seggi in consiglio regionale in favore degli alleati. Dall’altro l’arroccamento dei riformisti, di cui del resto è espressione lo stesso candidato presidente, Eugenio Giani, che non mollano e reclamano i propri spazi.

Alla fine la rivoluzione della classe dirigente del Partito democratico toscano, voluta dalla segretaria nazionale Elly Schlein nel suo primo vero tentativo di scalzare le ultime tracce di renzismo nel Granducato, scontenta molti, lascia sul binario alcuni, sacrifica in generale i volti nuovi e fa salire sul treno per il 12 e 13 ottobre tante facce già conosciute. Una rivoluzione a metà, insomma, in cui non si vede, tra gli aspiranti consiglieri regionali, una ventata di novità, ma l’applicazione delle vecchie leggi della politica con le sue acrobazie.

Quel che è riuscito è, piuttosto, creare un forte malcontento, che alcuni nel partito non faticano a definire «caos», i cui riflessi all’esterno si captano da più di un dettaglio. Ad esempio dalla freddezza dei convenuti alla direzione regionale di lunedì sera, partita alle 23 con due ore di ritardo, a causa del disaccordo che ancora regnava su alcuni nomi, e chiusa senza neanche un applauso alla lettura dei nomi dei candidati. «Non era mai successo», fa notare chi c’era. Come non era mai successo che, dopo la formalizzazione dei nomi in quell’assise, questi non siano stati divulgati ieri agli elettori e agli organi di stampa. Un po’ perché in alcune circoscrizioni non si era trovata la quadra sull’alternanza di genere, un po’ perché alcune mancate candidature non sono state affatto digerite.

Di certi ci sono perlomeno i capilista: Firenze 1 Cristina Giachi, Firenze 2 Serena Spinelli, Firenze 3 Brenda Barnini, Firenze 4 Sandra Vannini, Massa Carrara Benedetta Muracchioli, Lucca Mario Puppa, Grosseto Leonardo Marras, Siena Simone Bezzini, Prato Marta Logli, Livorno Alessandro Franchi, Pistoia Bernard Dika, Arezzo Barbara Croci, Pisa Alessandra Nardini.

Listino bloccato

Venendo alla “vecchia politica”, la prima manifestazione è quella del ricorso al listino bloccato, di cui lo stesso Giani avrebbe volentieri fatto a meno, e lo ha detto apertamente in passato. Anche il segretario regionale Emiliano Fossi, fino a pochi giorni fa, lo aveva escluso. Schlein non ha esitato a utilizzarlo per mettere al sicuro tre nomi “suoi”: Iacopo Melio, già campione di voti a Firenze cinque anni fa, lui sì volto giovane del Pd, portavoce di quella parte del partito molto attenta al tema dei diritti; Gianni Lorenzetti, sindaco di Montignoso e presidente della Provincia di Massa Carrara, che potrebbe anche essere capace di guadagnarsi sul campo l’elezione nella circoscrizione di provenienza, senza togliere spazio altrove; la pistoiese Simona Querci, componente della segreteria regionale del Pd, vicina a Furfaro.

Deroghe

La seconda mossa che azzoppa la rivoluzione viene dalle “deroghe delle deroghe”, per chi ha già fatto due mandati. Un punto a favore dei riformisti. Sarebbe stato il presidente del Pd, Stefano Bonaccini, a convincere Schlein a utilizzare la prerogativa di concederne altre due rispetto alle tre a disposizione dei dem toscani, per altrettanti riformisti, il presidente uscente del consiglio regionale Antonio Mazzeo (Pisa) e l’assessore regionale al Turismo Leonardo Marras (Grosseto).

Alla fine l’indigestione di deroghe potrebbe essere in parte evitata. Delle tre toscane, finora date per certe per gli assessori uscenti Alessandra Nardini, Simone Bezzini e Serena Spinelli, ne potrebbero servire soltanto due. Secondo una nuova interpretazione dello statuto del Pd, potrebbe non servire per Spinelli (candidata nel 2015 con il Pd, nel 2020 si era presentata con Sinistra Civica Ecologista, per poi tornare nel Pd a metà legislatura). Roma si terrebbe dunque le due deroghe per i candidati pisani – anche perché qui il partito è commissariato – cioè Nardini, che si è detta «onorata» di essere la capolista, e Mazzeo; la Toscana esprimerebbe le altre due, per Marras e Bezzini. Spinelli è comunque ricandidata.

Il caso Valdera

Il salvataggio di Mazzeo non chiude la partita in provincia di Pisa. Prima di tutto va sottolineato che il presidente del consiglio regionale viene relegato in terza posizione nel listino, uno sgarbo ai riformisti, preceduto da Nardini e da Matteo Trapani, presidente del gruppo comunale del Pd, giovane avvocato, sostenitore di Schlein ma della “sottocorrente” nardelliana, da cui ci si aspetta un largo consenso che potrebbe misurare, e pesare, su una possibile candidatura a sindaco di Pisa. Le scintille arrivano però dalla Valdera, dove la favorita Sonia Luca, giovane assessora del Comune di Pontedera, sostenuta dall’Unione comunale, è stata scartata, provocando la sollevazione di undici sindaci che chiedono una revisione delle liste per reintegrarla. Al suo fianco anche l’ex governatore Enrico Rossi.

Veterani non riconfermati

Dopo dieci anni in consiglio regionale non correranno Gianni Anselmi, presidente della commissione Attività produttive, che non ha chiesto la deroga, e il consigliere regionale Francesco Gazzetti, entrambi della provincia di Livorno. Territorio tra quelli che, per effetto del listino bloccato, potrebbe doversi accontentare di un solo rappresentante.

A Lucca non saranno della partita l’ex sindaco di Capannori Luca Menesini, che ha affidato ai social il proprio rammarico per la decisione della segreteria regionale, e la consigliera regionale uscente Valentina Mercanti, che ha deciso di non ricandidarsi «con dispiacere», ha detto, registrando il fatto che «non c’è stata una vera gestione collegiale da parte della segreteria toscana» sulle candidature. Niente corsa neanche per il capogruppo in consiglio regionale Vincenzo Ceccarelli, che ha comunque assicurato che sosterrà «con convinzione il presidente Giani».

Assente dalle liste, ma con asterisco, l’assessora all’Ambiente Monia Monni: ha già in tasca la conferma in giunta.

Volti nuovi

Se non una ventata di novità, dunque, almeno una brezza si coglie comunque. Oltre al già citato Melio, che ha dichiarato di ricandidarsi «con orgoglio e responsabilità», derubricando a speculazioni lo strumento del listino bloccato, ci sono Bernard Dika, capolista a Pistoia, 27 anni, portavoce di Giani, nato in Albania e nominato Alfiere della Repubblica italiana dal presidente Sergio Mattarella; Marta Logli, 25 anni, capolista a Prato davanti all’ex sindaco Matteo Biffoni, laureata in Lettere Moderne, nella Direzione nazionale del Pd, già presidente dell’assemblea regionale dei Giovani Democratici della Toscana, vicina a Diego Blasi, portavoce regionale del partito; Simone De Rosas, segretario della federazione Pd della Val di Cornia (Livorno), navigato in politica, che l’ha spuntata sull’ex presidente dell’Autorità di sistema portuale Luciano Guerrieri.

Fossi: «Soddisfatto»

Nonostante le molteplici critiche ostenta «grande soddisfazione» il segretario regionale Fossi «per il lavoro fatto in questi mesi che ha portato alla chiusura della lista di candidate e candidati». «Abbiamo concluso questo percorso realizzando l’obiettivo di partenza, ossia quello di formare una lista ambiziosa, forte, profondamente innovativa e di cambiamento che si fa interprete della nuova fase politica voluta dal Partito democratico, costruita attraverso un dialogo continuo con i territori, con il partito a tutti i livelli, con le aree politiche e con le sfumature politiche».

Non proprio il sentimento espresso da molti territori, ma tant’è. 

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