Il Tirreno

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La ricostruzione

Assalto ai portavalori in Toscana, dal rifugio nella campagna pisana alle prove bruciate: così il basista “toscano” ha aiutato la banda dei sardi

di Andreas Quirici e Claudia Guarino

	L’irruzione dei carabinieri a Castelnuovo Valdicecina e Antonio Moni, l'uomo accusato di essere il basista
L’irruzione dei carabinieri a Castelnuovo Valdicecina e Antonio Moni, l'uomo accusato di essere il basista

Antonio Moni, allevatore di origini sarde che da tempo vive nella zona di Castelnuovo Valdicecina, è stato arrestato: è accusato di aver fornito la base logistica per la rapina sull’Aurelia a San Vincenzo. Decisivo un biglietto trovato in un casolare

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CASTELNUOVO VALDICECINA. La messa in atto finale dell’operazione “Drago” in terra Toscana è iniziata ieri di primissima mattina col blocco della strada tra la zona della Pagagnina e Montecastelli Pisano. Qui, in questo scorcio di Valdicecina tra Pomarance e Castelnuovo (in provincia di Pisa), una squadra di carabinieri ha iniziato a passare in rassegna i poderi alla ricerca di armi e soldi. Nel frattempo altri militari hanno provveduto a bussare alla porta di Antonio Moni per eseguire l’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta nei suoi confronti dal giudice del tribunale di Livorno.

Il ritratto

Originaria del Nuorese, la famiglia di Antonio Moni (classe 1970) si è trasferita negli anni Sessanta nell’entroterra pisano, dove quello che è considerato il basista della banda sarda dell’assalto al portavalori lavora, come pastore in una azienda agricola con un passato florido. Quella dell’allevatore di pecore è una professione che Antonio Moni porta avanti in solitaria da quando, nel 2022, il fratello Francesco è rimasto vittima di un incidente agricolo cadendo in una scarpata con il trattore. Un evento, questo, che ha sconvolto la famiglia e che ha lasciato senza padre le due figlie di Francesco. Adesso è la notizia dell’arresto di Antonio Moni a sconvolgere la comunità di Montecastelli Pisano, zona in cui l’uomo abita, e del capoluogo comunale di Castelnuovo Val di Cecina, dove l’uomo era molto conosciuto e da tanti reputato una persona tranquilla.

L’arresto e le accuse

Moni è stato arrestato ieri mattina dai carabinieri, che l’hanno portato in carcere per aver preso parte all’organizzazione dell’assalto al portavalori avvenuto il 28 marzo sull’Aurelia a San Vincenzo. L’accusa che gli viene rivolta è quella di aver fatto da “basista”. Di aver, cioè, fornito la base logistica per l’operazione. Sarebbe stato lui, secondo gli investigatori, a dare ospitalità e sostegno agli altri indagati, «permettendo loro di occultare le due Volvo (che sono state trovate nelle campagne pisane non lontane da Castelnuovo, ndr), fornendo altresì rifugio la notte successiva all’assalto dei furgoni portavalori e impegnandosi per nascondere (bruciandole) tracce del reato».

Gli scavi

Ricordiamo che durante un’ispezione nella zona, in un casolare, i carabinieri hanno trovato un biglietto con due numeri di telefono – poi risultato la chiave di volta delle indagini – e, a poca distanza, un telefono bruciato. Contestualmente all’arresto, ieri mattina i carabinieri hanno effettuato anche delle operazioni sottoterra. Sono cioè intervenuti con escavatori e mezzi meccanici per cercare qualcosa nel sottosuolo, con ogni probabilità armi. Il ritrovamento di alcune auto usate per l’assalto al portavalori in zone impervie della vicina località di Sasso Pisano, d’altra parte, aveva già fatto pensare alla gente del posto che ci potessero essere collegamenti tra i rapinatori e qualcuno che abita in questa zona.

Il sindaco: «Dispiaciuti»

«Siamo dispiaciuti – ha detto il sindaco di Castelnuovo Valdicecina, Alberto Ferrini – anche se dobbiamo attendere l’esito dell’attività giudiziaria prima di esprimerci. Conosco Antonio come lo conoscono molte persone che abitano in questo territorio. Ammesso e non concesso che abbia avuto ruoli nell'assalto al portavalori, non credo si sia trattato di ruoli di primo piano».

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