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Giunchiglie e diavoli, magia a Pratofiorito: la passeggiata speciale tra erbe rare e leggende
Le fioriture di primavera e l’esoterismo agostano: ecco un luogo straordinario dove pullulano antiche storie. Appuntamento il 9 agosto
BAGNI DI LUCCA. Usciranno la notte del 9 agosto streghe, diavoli e folletti dalla buca tra le rovine di quello che, secondo le leggende, fu un antico monastero nei pressi del Pratofiorito? Di certo c’è che tra poco più di due settimane, accogliendo gli inviti degli organizzatori della nottata “magica”, verso la località ci sarà la consueta processione annuale di persone pronte a trascorrere la notte in tenda o all’addiaccio pur di vedere l’alba in uno splendido scenario, magari nella speranza di cogliere qualche segno dell’extrasensorialità e delle leggende.
Del resto, come si legge nella guida turistica di Cherubini e Betti, “nel XIX secolo le signore aristocratiche, in villeggiatura ai Bagni di Lucca, si facevano trasportare da uomini robusti fino in vetta al Pratofiorito comodamente sedute su delle apposite sedie il cui utilizzo era regolato da apposite tariffe”. Dopo il grande afflusso di primavera, quando la fioritura della miriade di giunchiglie fa accorrere migliaia di persone ammirate dai colori del manto del monte completamente ricoperto di fiori, il 9 agosto sarà un’altra giornata campale alla ricerca di un posto dove passare la notte sul Pratofiorito. Tra gli amanti della natura e dell’ambiente incontaminato di questo monte a 1.297 metri di altezza che domina la Controneria, sopra Bagni di Lucca, non mancano infatti gli appassionati di stregoneria ed esoterismo, attratti dalla fama del Pratofiorito come luogo di eccellenza per le diavolerie.
«Sul monte - come spiega Virgilio Contrucci, esperto dei luoghi e della loro storia e camerlengo della Vicaria Val di Lima - privo di vegetazione, brullo e rotondeggiante è davvero da non perdere un’escursione che, dalla primavera in poi porta in un luogo incantato ricco di fiori ed erbe anche tra le più rare e, in certi casi, davvero strane, rispetto alle specie più conosciute nella nostra regione. Non ci sono soltanto il banale stramonio, l’erba delle streghe, e altre specie utilizzate da secoli per pozioni più o meno magiche, ma anche piante utilizzabili come veri medicamenti, come può spiegare bene il farmacista Massimo Betti che, con quelle erbe, compone molti dei ritrovati a cui si ricorre con successo nell’omeopatia».
Fiori ed erbe a parte, quando si parla del Prato Fiorito tengono banco le leggende. Su tutte quella che vuole che in precise sere dell’anno come la notte di San Giovanni, da Borgo a Mozzano, dopo avere attraversato il Ponte del Diavolo, partano per il Prato Fiorito streghe, diavoli ed elfi, il cui cammino sembra dominato dal turbinio del vento. Una leggenda conosciuta anche da Giovanni Pascoli che nel suo racconto La Cunella scrive: “ Ah! Vecchiaccia del diavolo! Va sul Prato Fiorito! Ora vedo che lo maldocchiasti tu!”. Un’altra leggenda indica il monte come popolato da streghe e diavoli che risiedono in una profonda buca tra le rovine di un antico monastero. Proprio da questa buca, durante le notti ventose, proverrebbero dei gemiti lugubri di streghe, diavoli e folletti che si dirigono poi sulla cima dell’Appennino. E intorno a loro apparirebbero e comparirebbero castelli fantastici. Da non dimenticare poi la leggenda che narra che la chiesetta di S. Anna, che si trova sotto il Pratofiorito era abitata da uno strano eremita che si cibava di erbe e bacche ed era solito fare scherzi ai boscaioli. Alla fine però i boscaioli svuotarono delle zucche e ci inserirono delle candele, sistemandole intorno alla capanna in modo da farle sembrare teste di demoni. Quando l’eremita passò da lì si spaventò e non si fece più vedere. Come non vedere nella leggenda l’origine italiana di Halloween?
Dietro a queste fole correva anche il poeta inglese innamorato di Bagni di Lucca e dei suoi luoghi, Percy Bysshe Shelley, il quale sul Pratofiorito svenne per l’intenso profumo di fiori che il vento, accarezzando la vetta, spargeva nell’aria. Tornando a quanto si tramanda oralmente, da non dimenticare è l’accostamento della zona alla presenza di un tempio a Diana, dea della caccia: sui ruderi del tempio sarebbe poi sorta la chiesa di San Cassiano di Controni. Di scritto, nei documenti dell’Archivio di Stato, c’è invece la cronaca del processo, nel 1589, alla guaritrice Crezia, una dottoressa ante litteram, che ebbe la sfortuna di vivere nell’epoca della caccia alle streghe. Fu accusata di stregoneria per aver partecipato al sabba sul Montefiorito e addirittura di avere ucciso bambini e persone succhiando loro il sangue, nonché di aver fatto malefici attraverso i suoi medicamenti. Torturata, la poveretta fu costretta a “confessare” di essere una assidua dei convegni diabolici sul Pratofiorito e di avere partecipato anche ad una festa orgiastica col demonio.