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Capienza ridotta negli stadi e nei palazzetti

Alessandro Guerrieri
Capienza ridotta negli stadi e nei palazzetti

Troppi casi di Covid: si torna al 50% di spettatori e al 35% negli impianti al chiuso: sospese le vendite dei biglietti

31 dicembre 2021
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Alessandro Guerrieri

Come ampiamente prevedibile, l’impennata della curva dei contagi da Coronavirus, ha costretto il governo a intervenire anche sulla capienza degli stadi. Di fatto, si torna indietro di tre mesi; prima del decreto approvato due giorni fa, infatti, gli ultimi provvedimenti erano entrati in vigore lo scorso 11 ottobre, ed avevano sancito il tetto del 75% della capienza, per gli impianti all’aperto, e del 60 % al chiuso. Adesso la capienza massima consentita, per gli impianti all’aperto, sostanzialmente gli stadi, torna al 50%, a scacchiera, in modo da consentire il necessario distanziamento tra i tifosi, per quelli al al chiuso, invece, si riduce al 35%. Una decisione arrivata dopo tante discussioni, ma doverosa proprio in virtù dell’inattesa impennata della curva epidemiologica, con tanti atleti, anche di spicco – ultimo il partenopeo Osimhen, ma ci sono casi a Empoli, nell’Atalanta, Spezia, Salernitana – colpiti dal Covid. Di fatto, si è trovato un punto di intesa tra i “falchi”, che volevano chiudere gli impianti, sulla falsariga di quanto sta avvenendo in Germania ed Olanda, e le “colombe” che invece tifavano per il mantenimento dell’attuale capienza. Una via di mezzo che cerca, in qualche modo, di tutelare quelle società che traggono linfa vitale dalla vendita dei biglietti, pensiamo alla Serie C di calcio o ai campionati di basket e volley, ma colpisce pesantemente anche le società calcistiche della massima serie. Vero che i club di A dipendono in gran parte dagli introiti televisivi, ma una riduzione così importante della capienza, impatta anche sugli introiti da botteghino delle 20 protagoniste. Basti pensare al turno dell’Epifania, nel quale sono previsti due big match come Milan-Roma e Juventus-Napoli. Al “Meazza” era previsto il “sold out”, con 60mila spettatori, in virtù della nuova normativa si potrà arrivare, al massimo, a 40mila, lo stesso accadrà a Torino, dove potranno entrare non più di 20mila persone, il che ha convinto la Juve a bloccare la vendita dei biglietti, non solo per la sfida con i partenopei, ma anche per le due successive, contro Udinese e Sampdoria. L’Inter ha sospesa anche la vendita dei biglietti della finale della Supercoppa Italiana: è quanto si legge sul sito Vivaticket per la finale in programma a San Siro il 12 gennaio. Una decisione collegata alle nuove disposizioni di governo sul Covid che riducono la capienza degli stadi al 50 per cento.

La riduzione, obbligata in una situazione del genere, della capienza, non è l’unica novità del decreto; è stato infatti deciso l’obbligo di green pass rinforzato per tutti gli sport di squadra, anche se praticati all’aperto. Sostanzialmente, un obbligo vaccinale mascherato; rimanendo alla Serie A, dal 6 gennaio i giocatori non vaccinati dovranno essere in possesso di green pass rinforzato, altrimenti la partita non solo non la giocano, ma se la vedono alla Tv. Infatti il decreto prevede che, per assistere agli eventi sportivi, bisognerà essere vaccinati o guariti dal Coronavirus nei sei mesi precedenti all’evento. Non solo, per frequentare gli stadi servirà la mascherina Ffp2 e non più quella chirurgica, e qui si entra nello spinoso campo dei controlli, a chi tocca far rispettare una norma, quella di indossare la mascherina, fin qui ampiamente disattesa, nella colpevole indifferenza delle autorità?

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