Il Tirreno

Prato

Il racconto

Leonardo Nistri colpito da un fulmine sul Cimone: «Bacchette sciolte e vestiti squarciati, pensavano che fossi morto»

di Manuel Marinelli

	Leonardo Nistri, a dx il cappellino e la giaccia squarciati dal fulmine
Leonardo Nistri, a dx il cappellino e la giaccia squarciati dal fulmine

Il pratese, 35 anni, stava correndo sul crinale durante un trail: «Non ricordo nulla, mi sono risvegliato in ospedale. Ora tornerò a gareggiare»

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PRATO. In montagna si sa, il tempo può cambiare molto rapidamente. E così dopo il sole, in tempo zero, ci si può trovare in mezzo a un temporale estivo. Il cielo diventa scuro, inizia a piovere forte con il vento che ti sposta. Poi quello che non ti aspetteresti mai: un fulmine si scaglia all’improvviso sulla montagna. Lì, a due passi da te. «La scarica ha colpito il terreno a un metro da me. Sono svenuto, mi hanno trovato accasciato a terra. Pensavano che fossi morto». Non sono in tanti a poter raccontare cosa si prova ad essere colpiti da un fulmine ma lui, Leonardo Nistri, 35enne di Prato, è uno di questi. Lo scorso 26 luglio, mentre gareggiava al Cima Taruffi Trail sulla montagna modenese è stato colpito da una saetta. Una scarica potentissima. Ma miracolosamente è qui a raccontare cosa è successo. E senza un graffio.

Nistri, cosa ricorda di quel momento?

«Nulla, a dire il vero. Dopo che la scarica si è abbattuta a pochi passi da me ho avuto un reset. Ricordo solo la partenza la mattina in piazza a Fanano e che poco prima mi ero fermato a mettere la giacca perché stava cambiando il tempo. Poi mi sono risvegliato in ospedale la sera senza sapere bene cosa ci facessi lì. Ho capito cos’era successo solo dopo, grazie ai racconti di chi era lì in quel momento a pochi metri di distanza da dove ero io».

E cosa le hanno detto?

«Subito pensavano che fossi morto... C’è stata la scossa, un bagliore e una frazione di secondo dopo mi sono accasciato a terra senza sensi. Mi hanno ritrovato così. Poco alla volta ho ripreso conoscenza, ero in stato di shock ma rispondevo alle domande dei soccorritori. È arrivato il soccorso alpino, mi hanno detto che le operazioni sono state un po’ complicate dalle condizioni meteo difficili. Ma sono riusciti a caricarmi e portarmi al Maggiore di Bologna in elicottero. In volo avevo ripreso conoscenza, mi hanno detto che mi sono persino lamentato per un crampo alla gamba...».

Ora come sta?

«Fortunatamente sto bene. Ho avuto solo qualche indebolimento fisico per una settimana circa. E un leggero fastidio all’orecchio dato dal gran boato. Ma ho fatto tutti i controlli medici del caso: è tutto ok, non ho riportato danni permanenti».

Un miracolo...

«Sì, sinceramente non mi sarei mai aspettato di vivere una cosa simile e poterla anche raccontare. Non sono religioso e non credo... ma qualcuno deve aver pensato che forse non toccava a me. La vera fortuna è stata che a colpire il terreno a fianco è stato un ramo del fulmine, mentre la scarica si è abbattuta poco più avanti. La botta è stata comunque forte: mi si sono sciolte le punte delle bacchette e i vestiti si sono squarciati dall’interno, così come il cappellino».

Li ha conservati immaginiamo...

«Certamente, ho ancora tutto qui con me. Guardarli fa ancora un certo effetto...».

Continuerà a correre o dopo quello che è successo o ha pensato di prendersi una pausa?

«No, nessuna pausa. Correre in montagna, partecipare a lunghi trail, anche di oltre cento chilometri è la mia passione. Lo faccio da tanti anni in giro per l’Italia, dalla Valle d’Aosta all’Appennino, che conosco molto bene e su cui sono stato tante volte ad allenarmi. A settembre mi aspetta un’altra gara».



 

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