Vannis Marchi dopo lo schianto con l'ultraleggero: «Sono vivo per miracolo, l'aereo poteva esplodere»
Il pilota, patron di Liu Jo, doveva atterrare all’aeroporto del Cinquale ma in fase di atterraggio il velivolo ha smesso di rispondere ai comandi e si è schiantato in un campo a poca distanza dall’A12
MASSA. Nelle sue parole traspare la consapevolezza di chi sa che sarebbe potuta andare peggio. Molto peggio. Ripete più volte di sentirsi «vivo per miracolo» mentre ripercorre con estrema lucidità quegli attimi di terrore: la fase di atterraggio, il motore dell’aereo che non risponde ai comandi, lo scontro con i cavi della rete elettrica, lo schianto al suolo e la fuga dalla cabina del velivolo. «Usciva la benzina – ricorda – e il mio ultraleggero sarebbe potuto esplodere. Se ho avuto paura? Eccome, ma ho fatto di tutto per restare il più lucido possibile e ragionare a mente fredda».
A parlare è Vannis Marchi, fondatore insieme al fratello Marco nel 1995 del noto marchio di moda Liu Jo, rimasto coinvolto, domenica mattina, nell’incidente aereo avvenuto a Forte dei Marmi; sarebbe dovuto atterrare all’aeroporto dei Marmi, al Cinquale.
Il 77enne ne è uscito praticamente illeso e ha riportato solo una serie di lievi escoriazioni. «Sono stato ricoverato sei ore in ospedale – racconta Marchi – mi hanno fatto tutti gli esami del caso e testato i valori, fortunatamente, erano a posto. Sì, posso dirlo: sono vivo per miracolo».
L’imprenditore carpigiano era partito da Carpi alle 9,30 di domenica mattina: un viaggio tranquillo, piacevole, come tanti in questi quarant’anni di voli. Poi all’improvviso qualcosa è andato storto. «Come da abitudine, sono decollato dall’Aeroclub Carpi-Budrione e dopo circa un’ora mi trovavo nella zona di Forte dei Marmi – continua Marchi – Prima di iniziare le operazioni di atterraggio, mi sono messo in contatto con la torre di controllo dell’aeroporto di Massa-Cinquale: mi hanno detto di attendere perché stava decollando un altro velivolo, così, ho effettuato una manovra per prendere tempo. Non mi sarei mai potuto immaginare l’epilogo di quel volo», sottolinea.
In fase di atterraggio, Marchi non riesce a guadagnare quota e così si è «ritrovato contro i fili dell’elettricità con il ruotino dell’aereo. La causa? «Probabilmente un problema al motore o al carburatore: a un certo punto, il velivolo non rispondeva più ai comandi come avrebbe dovuto».
Chi ha assistito allo schianto, ha raccontato di un boato fragoroso. Tanto che, chiamando il 112, avrebbe temuto il peggio per il pilota. Invece il carpigiano 77enne è uscito dalla cabina di pilotaggio dell’ultraleggero sulle sue gambe, aspettando i soccorsi nel campo accanto a via Gobetti, a Forte dei Marmi, a poche decine di metri dall’autostrada A12.
«Cosa ho pensato in quegli attimi? Ho affrontato il momento in maniera fredda, non mi sono lasciato prendere dal panico – ammette – Per fortuna, dopo lo schianto, non ho perso conoscenza e sono riuscito a scappare fuori dall’aereo: vedevo la benzina fuoriuscire e avevo paura che tutto potesse prendere fuoco».
L’intervento dei soccorsi è stato immediato e sul posto sono arrivati i sanitari con ambulanza e automedica, i vigili del fuoco e le forze dell’ordine. Spetterà proprio ai carabinieri ricostruire l’esatta dinamica di questo spaventoso incidente: l’esito delle indagini – è inevitabile – dipenderà dai risultati dei rilievi tecnici e meccanici effettuati sui resti dell’ultraleggero.
Quello per l’alta quota è un hobby che l’imprenditore carpigiano coltiva da tempo e che ora potrebbe abbandonare. «È da quarant’anni che mi muovo in aereo, per me è una passione. Ho avuto per dieci anni un deltaplano, poi ho cambiato tre aerei, tutti della Tecnam, azienda leader nel settore. Prima ho utilizzato un P92, poi un P96 e infine questo, un Sierra», racconta.
Velivolo, quest’ultimo, di cui ora rimangono solo i resti. «Purtroppo si è distrutto del tutto – spiega ancora Marchi –; lo utilizzavo da sei, sette anni e non mi era mai successo di rimanere coinvolto in incidenti come questo. Lo ripeto, mi sento fortunato a essere ancora qui e a poter raccontare quanto accaduto. Se tornerò a volare? Prima devo convincere mia figlia, mio fratello e la mia compagna... poi mi piacerebbe riprovarci».
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