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Elba, il mistero dello zifio ritrovato in spiaggia: cos’è e le possibili cause della morte

di Cecilia Cecchi

	Il ritrovamento a Capoliveri sulla spiaggia di Peducelli
Il ritrovamento a Capoliveri sulla spiaggia di Peducelli

Allo spiaggiamento del cetaceo ne sono seguiti altri tre in Sardegna, l’esperto: «Questo mammifero soffre molto i sonar, adesso si approfondisca»

29 maggio 2024
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PORTOFERRAIO. Morte naturale o causata da esercitazioni navali. Resti di un esemplari di zifio sulla spiaggia di Peducelli a Capoliveri e il contemporanea altri tre trovati in Sardegna. Chissà se erano una famiglia questi grandi delfini che a un certo punto ha “smarrito la strada”. Rarissimi da “incontrare”, perché hanno finito così la vita resta un “mistero”. Recente la denuncia dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) del crescente numero di tartarughe trovare spiaggiate dopo Baratti e Vada anche Marina di Grosseto; nel caso le ferite profonde anche sul carapace sembrano portare la firme delle eliche dei natanti. Fatti che comunque accadono nel Santuario internazionale dei cetacei: l’Elba e le altre isole ne sono il cuore.

Le domande

Per il zifio la capitaneria di porto ha richiesto l’intervento dell'istituto zooprofilattico sperimentale Lazio e Toscana che ha prelevato campioni per le analisi. Perché è successo? «Una considerazione al di là degli aspetti traumatici di chi trova questi animali morti – spiega Giampiero Sammuri, presidente del Parco dell’Arcipelago Toscano – come anche il caso delle tartarughe caretta caretta. Gli animali ovviamente muoiono. Certo c’è da capire perché – aggiunge Sammuri – dunque, come nel caso dello zifio, se ne trovo quattro morti contemporaneamente il caso rivela da subito un aspetto negativo. Ma ce ne sono anche di positivi, perché è evidente che più sono questi animali più ne possiamo trovare morti, rispetto a quando ce ne sono pochi. Bisognerà accertare se le cause sono naturali, per vecchiaia o altri problemi sia per un animale non comune come lo zifio che per le tartarughe, pur con ferite evidenti. Comunque le caretta caretta , come dimostrano le nidificazioni, sono di più e quandi anche le cause di morte naturali o indotta dall’uomo aumentano. Per i cetacei è ancora diverso, resta una specie a rischio di estinzione».

L’esperto

Da subito più diretto Umberto Mazzantini, responsabile mare di Legambiente Toscana: «Trovati morti quattro zifi in pochi giorni– ricorda – quello recuperato all’Elba dopo gli altri in Sardegna. E già L’Ong Scientific education & activities in the marine environmen (SEAME Sardinia) – ricorda – aveva collegato quanto successo alle esercitazioni navali tra le isole visti pure i tre zifi spiaggiati sulle coste orientali della Corsica il 18 maggio scorso, in tre località diverse, ma vicine; di questi uno aveva ripreso il largo, e potrebbe essere quello arrivato morto all'Elba». «Per lo zifio – aggiunge – dovremmo avere rispetto assoluto, un delfino che resta in apnea per più di 120 minuti e raggiunge profondità oltre i 2000 metri; che emerge lentamente come noi, per evitare l’embolia. Mammiferi marini morti così nel Santuario dei cetacei valida causa di preoccupazione pure per il governo».

Indagini

«Necessarie indagini per avere risposte – dice – perché la sottovalutazione evidente: lo zifio soffre molto più di altri i sonar e di lui sappiamo così poco. Le tartarughe? Stanno tornando in anticipo per il riscaldamento del mare. In Sicilia c’è già stata la prima nidificazione. Aspettiamoci una stagione superiore al 2023. Così animali adulti che vengono investiti di continuo in quest’area marina ancora in attesa di essere protetta davvero dal 1982. Santuario dove l’unica cosa proibita sono le corsi con i motoscafi. Italia in gran ritardo con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite in difesa del mare e della biodiversità».

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