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Violenza

Livorno, prende a pugni la moglie e tenta di strozzarla con un cavo: in carcere

di Stefano Taglione
Un carabinieri in piazza Garibaldi (foto d'archivio)
Un carabinieri in piazza Garibaldi (foto d'archivio)

Uno degli episodi è avvenuto in piazza Garibaldi: i carabinieri, dopo la denuncia della donna livornese, lo hanno portato in carcere

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LIVORNO. L’anno scorso, all’uscita di un ristorante, avrebbe preso a pugni, spinte e schiaffi la moglie, «cagionandole la frattura delle ossa nasali», questo il referto del pronto soccorso, con 21 giorni di prognosi. Ma non solo: appena poche settimane fa, in piazza Garibaldi, le avrebbe stretto un cavo attorno al collo, cercando di strozzarla, tirandole i capelli e procurandole un’altra settimana di prognosi. Mentre in un’ulteriore occasione, discutendo con lei sulla gestione dei figli minori, le avrebbe tagliato i vestiti e l’avrebbe presa a pugni.

È stato arrestato dai carabinieri, e ora si trova nel carcere nelle Sughere, un trentasettenne tunisino – Il Tirreno omette i suoi dati per non rendere riconoscibile la donna, con la quale è in fase di separazione, vittima di violenza di genere – accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate. A eseguire l’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal giudice per le indagini preliminari Antonio Del Forno, i militari del nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Livorno, che avevano già indagato su questa inquietante vicenda. La donna, livornese, aveva denunciato tutto in caserma lo scorso maggio, quando si erano verificate le aggressioni. Poi, più recentemente, aveva raccontato i nuovi episodi di violenza. L’uomo è difeso dall’avvocata Barbara Luceri.

«Dalle risultanze probatorie acquisite – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – emerge che simile condotta aggressiva, non peraltro un episodio isolato, si inserisce in un contesto di brutale violenza e prevaricazione poste in essere dall’attuale indagato in danno della persona offesa invero, dalla segnalazione dei servizi sociali, emerge che la donna il 29 maggio scorso ha riferito di un precedente litigio con l’indagato verificatosi il 23 maggio all’interno della di lei abitazione. In particolare ha riferito all’assistente sociale che nel corso di una discussione per la gestione dei figli l’uomo le aveva tagliato i vestiti e l’aveva attinta con dei colpi al volto. Già nel 2019 la vittima aveva subìto condotte violente da parte dell’attuale indagato, come emerge da una sentenza del tribunale di Livorno, che ha condannato il trentasettenne per i reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali, una sentenza confermata dalla corte d’appello di Firenze e ora pendente in Cassazione. Nonostante l’avvenuta condanna, sebbene non definitiva, l’uomo, ripresa la relazione con la donna, ha continuato ad avere nei suoi confronti condotte violente. Il quadro che emerge – prosegue il giudice – è quello di una chiara situazione di abituali atti violenti, prevaricatori e vessatori verso la donna, nonostante il termine della relazione, condotte quelle dell’indagato la cui incredibile violenza emerge in tutta evidenza dalle immagini dell’episodio del 28 maggio scorso, che ha portato verosimilmente in ragione del timore che la violenza delle reazioni da parte dell’indagato incute, la vittima a porsi dei dubbi anche in tale circostanza in ordine alla presentazione della querela alla quale si è, infine, determinata soltanto il 30 maggio seguente». Per questo, il giudice per le indagini preliminari, ha deciso per la custodia cautelare in carcere.

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