Il Tirreno

Montecatini

Il duplice delitto

Escort uccise, la sorella della prima vittima: «Il killer non ha agito da solo». Il mistero del materasso – Video

di Simona Peselli

	Ana Maria Andrei a sinistra e la sorella a destra
Ana Maria Andrei a sinistra e la sorella a destra

Montecatini: Valentina Andrei ha fatto 2mila chilometri in auto per il test del Dna, sperando in un errore

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MONTECATINI. Quasi duemila chilometri in auto per un test del Dna. Un tragitto fatto senza sosta insieme a due amici guidando tutta la notte con gli occhi pieni di lacrime. Da Buzau a Montecatini Terme, la prima volta in Italia di Valentina, la sorella di Ana Maria Andrei, per lasciare il suo Dna che sarà comparato con quel che rimane di quella bella e sorridente ragazza dai capelli neri, scomparsa nel luglio di un anno fa e ritrovata morta – quel che ne restava – due settimane fa in via di Riaffrico.

Il casolare

Ma anche per vedere il già conosciuto “casolare dell’impiccato”, ora ribattezzato degli orrori, un cimitero a cielo aperto immerso nel verde delle colline della Montecatini vip, fra locali alla moda e ville con piscina, tra la zona delle Panteraie e il quartiere Musicisti. Il luogo maledetto dove, dopo la confessione di Vasile Frumuzache, il killer delle escort, gli investigatori hanno ritrovato i resti di Ana Maria e qualche giorno prima di Maria Denisa Adas, scomparsa da Prato a metà maggio, buttati in un canneto tra i rovi. La speranza è l’ultima a morire e Valentina, 25 anni, non può credere che Ana non ci sia più. «Magari non è lei – sussurra la ragazza – forse è ancora viva», ricordando i giochi da bambine, le bambole, i pupazzi, la partenza di Ana a soli 17 anni per l’Italia in cerca di un futuro di riscatto, per lei e la famiglia rimasta in Romania».

Un allontanamento volontario, è quello che Vasile Frumuzache o qualche possibile suo complice hanno voluto far credere a parenti e amici. L’appartamento al quarto piano che la 27enne escort romena aveva diviso con un’amica a Montecatini, la stessa che tre giorni dopo la sua scomparsa si era recata dalle forze dell’ordine a sporgere denuncia è a poche centinaia di metri dal luogo dove la giovane incontrava i suoi clienti.

Qui, la notte del 27 luglio del 2024 avrebbe segnato il suo appuntamento con la morte. «Con mia sorella ci sentivamo soprattutto per messaggio più volte al giorno – racconta – : Ana poi quotidianamente chiamava la mamma. Con lei l’ultimo messaggio è stato di sera, poi si è interrotta ogni comunicazione. Ci siamo immediatamente allarmate. Non era mai accaduta una cosa simile. Abbiamo telefonato alla sua amica che con le chiavi è andata a controllare e con enorme sorpresa ha trovato la casa completamente svuotata. Non c’era più nulla e mancava il materasso. I vestiti di Ana Maria non c’erano più, le borse, le valigie, gli oggetti d’oro, soldi, documenti, cellulare, computer. Tutto sparito. Ma com’è possibile che nessuno dei vicini di casa non abbia visto né sentito un trasloco in corso? Anche l’auto mancava. Ana Maria era abitudinaria soprattutto nelle telefonate, nel mandare i soldi a casa, nel chiamare la mamma. E perché portare via il materasso? Potrebbe essere stata ammazzata in casa? Ana era piccolina e magra, pesava 45 chili».

Ricordi e sospetti

Valentina scuote la testa insieme all’amica del cuore di Ana, che la accompagna in questo viaggio dell’orrore in via di Riaffrico. «Non sarebbe mai volontariamente andata con nessuno in un luogo così appartato e fuori mano. Dopo aver contrattato il prezzo con un cliente al massimo ci allontanavamo di poche centinaia di metri – afferma l’amica – e soprattutto per pochissimo tempo, dai dieci ai venti minuti circa. Non avremmo mai e confermo mai accettato di andare in un luogo buio e nascosto e lontano come questo casolare. Per cui o Ana è stata uccisa e poi buttata nel canneto dopo, oppure è stata minacciata con una pistola e costretta ad arrivare fin quassù. Penso proprio che il killer sia andato con l’auto di Ana e che non abbia agito da solo. Come poteva portare via tutto da casa, materasso compreso?».

La Bmw rossa ritrovata nell’abitazione di Frumuzache, nelle campagne di Bizzarrino, a Monsummano. «Era così contenta e fiera di essere riuscita ad acquistare questa auto – continua Valentina – ma non ha fatto in tempo a mostrarcela. Ana mi aveva dato un acconto di duemila euro, poi in Romania dovevamo fare tutti i documenti per il passaggio di proprietà. Era impossibile che fosse sparita senza pagare. Per questo dopo tre giorni esatti sono andata a sporgere denuncia».

L’amica si è così rivolta alle forze dell’ordine. «Continuamente andavo a sentire se c’erano novità – va avanti – e poi riferivo ai familiari. Che non hanno mai smesso di informarsi. Ma ho sempre avuto una bruttissima sensazione». Il modo più doloroso di apprendere la notizia della morte di un proprio caro. «È possibile, giusto e umano che io abbia saputo della morte di mia sorella da Tik Tok? – piange Valentina – ho visto la sua foto, il suo nome, il racconto che diceva che era stata fatta a pezzi. Sono rimasta sconvolta, nostra madre ha smesso di parlare».

In Romania, nel paese di Ana, non ci sono strutture di supporto per i familiari di vittime di violenza o che hanno subito un traumatico lutto. «Non abbiamo la possibilità di pagare una psicologa e non abbiamo ricevuto alcun supporto. Dopo aver letto la notizia del ritrovamento dei resti ho chiamato in Italia un ufficio di polizia e ho dovuto organizzarmi da sola. Nessuno mi ha detto nulla né cosa fare», dice Valentina, distrutta dal dolore. Che chiude con un appello. «Visto che non è riuscita a tornare a casa da viva aiutateci a riportare in Romania quello che resta di lei. Ana merita una cerimonia funebre decorosa. Ma soprattutto di poter riposare in pace nel suo Paese».

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