Militare salvato dopo un arresto cardiaco a Livorno: «Così i corsi di primo soccorso fanno la differenza»
Lo storico volontario Paoletti: «Il primo soccorso è fondamentale»
LIVORNO.«Io ho iniziato a fare volontariato nel 1980 e così tante persone dopo gli arresti cardiaci all’epoca non le salvavamo, oggi noto che capita molto più spesso. Oggi c’è più informazione, i defibrillatori sono più diffusi e molte persone sanno fare il massaggio cardiaco. Ma si può fare di più: i corsi di primo soccorso salvano le vite. Il caso del farmacista Federico Frullano che ha iniziato le manovre salvavita al militare di 51 anni qualche giorno fa in via del Mare, contribuendo a salvarlo, ne è la dimostrazione incontrovertibile, dato che aveva appena concluso le lezioni di primo soccorso con Federfarma. Le associazioni investono molto sulla formazione e ci sono i volontari, che dobbiamo solo ringraziare, che impegnano il loro tempo libero a favore dei cittadini».
A parlare è lo storico volontario della Svs Cinirio Paoletti, esponente di primo piano del terzo settore livornese con una militanza storica nella Società volontaria di soccorso. Paoletti, il salvataggio del militare fuori dal distretto sanitario di via del Mare, oggi in gravi condizioni nel reparto di rianimazione, dimostra che la catena dei soccorsi ha funzionato. «È proprio la catena che salva le vite: tutto deve incastrarsi alla perfezione. Se chi ha soccorso per primo quel signore non avesse saputo praticare le manovre di primo soccorso ora non staremmo a parlare di questo. Non lo avremmo poi salvato senza il defibrillatore nel distretto, senza l’ambulanza della Svs di Ardenza arrivata sul posto un minuto dopo la chiamata al 112 e senza quella con il medico del 118, della Misericordia di via Verdi, immediatamente disponibile. È stato fatto un lavoro magnifico».
L'importanza dei volontari
Non frutto del caso. «No, ma dobbiamo insistere con i corsi. Invito i cittadini a iscriversi alle lezioni organizzate dalle associazioni per diventare volontari. Sono gratuite e si imparano le tecniche necessarie per un primo soccorso efficace e anche a usare il defibrillatore. Sono cinque lezioni serali e 30 ore di pratica in ambulanza. Grazie a questi insegnamenti si mette in sicurezza una comunità. Si può salvare, ad esempio, un familiare che può avere un problema improvviso fra le mura domestiche». Poi si dà una mano alla comunità stessa. «Esatto. Quando si pensa ai volontari si pensa subito ai soccorsi del 118. Non ci sono solo quelli, ma anche le dimissioni ospedaliere assicurate dalle associazioni e gratuite per il cittadino. Più volontari ci sono, più il servizio è efficiente e si riducono le attese. Diventare volontario significa anche questo».
Corsi di formazione già alle medie?
Fondamentale il ruolo e il coordinamento del 118. «Certo, perché ogni ambulanza operativa per il 118 deve avere un defibrillatore e il coordinamento della centrale del 118 serve anche ad inviare sul posto il mezzo idoneo e immediatamente più vicino. Nel caso di via del Mare, ad esempio, l’ambulanza è arrivata in un minuto perché era lì, fra viale Italia e via del Mare. Una velocità fondamentale quando parliamo di arresti cardiaci» Sarebbe opportuno secondo lei insegnare il primo soccorso già a scuola? «Sì, a mio parere sarebbe opportuno. Magari fornendo informazioni già agli alunni delle medie. In questo modo i ragazzini già da 12-13 anni potrebbero comprendere cosa vuol dire soccorrere le persone crescendo con consapevolezza e abitudini orientate al soccorso. Non sarebbe una cosa da poco».