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L’incendio

Livorno, l’incendio all’ex hotel Corallo è doloso: «Innesco partito da una stampante». Il punto sulle indagini

di Stefano Taglione
Livorno, l’incendio all’ex hotel Corallo è doloso: «Innesco partito da una stampante». Il punto sulle indagini

Chi ha agito è fuggito: danni ai solai, annerite le pareti della hall

24 marzo 2024
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LIVORNO. Un incendio doloso. Un atto vandalico secondo i proprietari dello splendido gioiello liberty vicino alla stazione. È da una vecchia stampante non funzionante, lasciata abbandonata nell’angolo di una stanza a vetri vicino alla hall al piano terra dell’albergo, che è partito il rogo che ha danneggiato l’ex Grand hotel Corallo di via Ugo Foscolo, lo storico edificio progettato dall’architetto Angiolo Badaloni, inaugurato nel lontano 1907 e oggi in totale abbandono, con la vegetazione infestante in ogni lato del giardino e una custode che, anche poco prima del divampare delle fiamme, era comunque passata da lì per controllare che tutto fosse in regola.

Il rogo che ha interessato la struttura poco prima delle 19 di venerdì scorso ha annerito gran parte delle pareti al pian terreno dell’albergo, un tempo attiguo allo stabilimento termale “Acque della salute”, dove ci sono le splendide colonne di marmo, danneggiando dei solai. Poteva sicuramente andare peggio, visto che comunque il palazzo non è stato dichiarato inagibile. È partito dal piano terra, dalla mano di un uomo secondo quanto riscontrato dai vigili del fuoco, che nei prossimi giorni con il nucleo investigativo di via Campania invieranno la relazione tecnica e l’informativa in procura. I pompieri, sul posto insieme ai poliziotti delle volanti e ai volontari di Misericordia e Svs, hanno riscontrato diverse effrazioni: vetri rotti, proprio dietro all’ingresso principale, che fanno pensare a una o più intrusioni avvenute nei giorni scorsi. Una finestra è stata addirittura mandata in frantumi con dei mattoni.

Gli “angeli in divisa” sono riusciti a domare le fiamme abbastanza rapidamente, facendo poi un sopralluogo nell’immenso palazzo, senza trovare nessuno. In particolare, con l’autoscala, sono entrati al quarto e al quinto piano, entrambi invasi dal fumo, dove c’era una visibilità di appena mezzo metro e l’aria era irrespirabile. L’obiettivo dei pompieri era escludere la presenza di persone, vive o morte: date le alte temperature e la densità del fumo nero, infatti, chiunque si sarebbe trovato ai piani alti del gioiello liberty, ora all’asta per sette milioni di euro, sarebbe sicuramente morto asfissiato, se non carbonizzato.

Chi ha incendiato la stampante, invece, sarebbe scappato immediatamente. Forse spaventato dal divampare delle fiamme, forse perché aveva già pianificato tutto. Nessuno lo ha visto: né entrare, né fuggire. Secondo la proprietà si tratterebbe di un vandalo, non di una persona che occupa abusivamente l’immobile, pattugliato praticamente ogni giorno dalla custode per conto della società che ne è a capo e che sta cercando di piazzarlo sul mercato.

Remota anche l’ipotesi che qualcuno abbia appiccato l’incendio involontariamente cercando di riscaldarsi o cucinare qualcosa: essendo frequentato ogni giorno dalla custode, infatti, l’ex albergo mal si presta a occupazioni di lungo periodo, al massimo occasionali o per poche ore. La proprietà, infatti, è convinta che si tratti di un atto vandalico. Di qualcuno che intenzionalmente abbia appiccato le fiamme o che volesse solo fare una “bravata” e che, il rogo della stampante, sia poi dilagato in un incendio non più controllabile. Nei prossimi giorni ci sarà un ulteriore sopralluogo, appena l’aria interna diverrà respirabile: nel frattempo i pompieri hanno aperto varie finestre per far defluire il fumo nero che ha annerito gran parte delle pareti del pian terreno e danneggiato alcuni solai.


 

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