Viareggio, paura aggressioni sul viale dei Tigli. Il titolare del campeggio: «Sconsigliamo di uscire di sera»
Dopo gli ultimi gravi episodi cresce il timore anche tra gli habitué della zona
VIAREGGIO. Scarsa illuminazione e poca circolazione di persone, specialmente nel fine settimana. Sono questi i due elementi che negli anni hanno favorito l’espansione di una rete di spaccio e microcriminalità lungo il viale dei Tigli e nella porzione di pineta limitrofa, causando la crescente paura nei commercianti e nei frequentatori abituali della zona.
A puntare i riflettori sull’insicurezza di questa porzione di Pineta di Levante è stata la vicenda di Angelo Lemmetti, l’imprenditore viareggino colpito al volto con una pietra lo scorso lunedì sera mentre si trovava all’ingresso della pineta, di fianco all’ex Collegio Colombo. Prima ancora, a fine luglio era stata la volta di Stefano Corsini, preso a bastonate in testa mentre stava correndo lungo uno dei sentieri laterali al viale dei Tigli, all’altezza di Villa Borbone.
Due gravi episodi, avvenuti a distanza di meno di un mese l’uno dall’altro, che hanno amplificato il generale clima di insicurezza provato da chi, per lavoro, sport o altre necessità, percorre il viale dei Tigli e la Pineta di Levante. «Noi sconsigliamo sempre ai nostri ospiti, famiglie o ragazzi che siano, di attraversare la pineta una volta calato il sole – dice Francesco Giannerini, titolare del camping Viareggio, all’angolo tra via dei Comparini e il viale dei Tigli – il viale, a parte la porzione finale, è completamente privo di illuminazione e nella zona, negli ultimi anni, la pratica dello spaccio è aumentata. Va preso atto – conclude amareggiato Giannerini – che il viale è molto buio e sempre meno frequentato, specialmente nel fine settimana quando viene chiuso al transito di macchine e motori, circostanza che secondo me non aiuta».
La chiusura del viale dei Tigli al traffico nel fine settimana e nei festivi – dal viale Kennedy a via Corridoni – cominciò nel 2020 e da allora è divenuta pratica consolidata, nonostante per alcuni non si tratti di una soluzione ottimale. «Il problema della sicurezza è un problema di gestione: la pineta va gestita in maniera diversa rendendola una zona viva e frequentata – spiega Giancarlo Carpita, titolare del ristorante La Lecciona – la chiusura del viale da questo punto di vista non ha senso, perché non permettendo la circolazione è normale che poi prenda più campo la microcriminalità, così come gli animali selvatici. Poi va detto – conclude – che più che il viale dei Tigli, il problema grosso è l’interno della pineta abbandonato».
Chi ha beneficiato della chiusura del viale sono coloro che vi si recano per camminare, correre e andare in bicicletta, potendo usufruire (nei festivi e prefestivi) dell’intera carreggiata. Ma proprio questi assidui frequentatori sono tra i più esposti all’insicurezza della zona. «Innanzitutto bisogna essere certi di stare sul viale o in pineta solo in pieno giorno, perché quando comincia a calare il sole allora si iniziano a vedere spacciatori e prostitute – conferma Alessandro Sabatini, che almeno un paio di volte la settimana si allena sul viale dei Tigli – e poi a fare i sentieri più interni, se soli, c’è da avere paura».
Allarmato dai recenti episodi è anche chi attraversa la pineta per andare sulla marina di Torre del Lago o in Darsena. «L’estate faccio sempre i sentieri della pineta per arrivare sul mare, molte volte insieme alla mia nipotina – racconta Paolo Grassi – ma a sentire certe storie, forse meglio cambiare strada ed evitare le zone più interne».