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La polemica

Feste in spiaggia, a Forte dei Marmi la protesta anti-ordinanze. Il patron del Maitò: «I clienti oggi vogliono anche divertirsi»

di Gabriele Buffoni

	Un momento della protesta
Un momento della protesta

Decine di operatori dell’indotto in piazza contro i provvedimenti del sindaco Murzi

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FORTE DEI MARMI. Dai proclami ai fatti. Balneari, musicisti, operatori di catering, personale della security e tutti quei lavoratori coinvolti nell’indotto delle feste in spiaggia sono scesi in piazza per dare nuova linfa alla protesta contro le ordinanze firmate dal sindaco di Forte dei Marmi Bruno Murzi che hanno ridotto le serate di musica in riva al mare (massimo cinque con musica dal vivo su un totale di 40 serate concesse, le altre solo con musica in sottofondo).

Alcune decine di persone si sono riunite di fronte al municipio, consegnando ai passanti volantini, e dirigendosi poi sia in zona mercato sia nella centralissima piazza Garibaldi, all’ombra del Fortino, spiegando le proprie ragioni. «Senza la musica si va al cimitero – tuona uno degli operatori partecipanti alla protesta all’indirizzo dello stesso Murzi, incrociato in piazza del Fortino – siamo tutti qui per lavorare insieme. A chi governa questo territori diciamo: vergogna. Si vuole distruggere un intero settore, che è quello della musica, dei locali e del divertimento. A chi vuole distruggere l’indotto che lavora con il turismo, diciamo forte e chiaro: vai a casa». La manifestazione, che ha visto sotto al municipio anche esposti cartelli di protesta contro il primo cittadino, si pone anche in netto contrasto con quanto affermato anche dall’Unione proprietari bagni nei giorni scorsi, sottolineando quindi un’inequivocabile spaccatura in seno agli stessi balneari.

«Con l’Upb la visione è sicuramente diversa, ci dovremo confrontare: chiediamo solo di essere ascoltati, perché non c’è solo il Maitò ma sono diversi i bagni con una mentalità più imprenditoriale che hanno esigenza di farsi sentire e che la pensano come noi – commenta Alessandro Sermattei, patron del My Maitò e promotore della protesta fin dai suoi albori – il nostro è solo un caso esemplificativo. All’inizio dell’estate avevamo 40 serate con musica a disposizione, abbiamo preso accordi e poi all’improvviso le serate con musica dal vivo sono diventate solo 5. Ci siamo trovati in difficoltà nel gestire accordi già presi, perché non volevamo gravare eccessivamente sugli operatori dell’indotto con cui avevamo già stretto contratti. Non siamo però contro le regole: condividiamo il fatto che ci sia bisogno di norme, in particolare sui decibel – spiega Sermattei – e che serva chiarezza sulla normativa e sui criteri per organizzare le feste in spiaggia. Ma non si possono limitare in questo modo: Forte dei Marmi deve essere competitiva, deve avere una visione che va oltre i propri confini e che tuteli chi lavora nel comparto turistico. Abbiamo una clientela internazionale – conclude – e se qui non si può divertire, guarda altrove. Per quanto riguarda unicamente il Maitò si parla di 25 persone che noi abbiamo a lavorare per noi per queste serate, il doppio se consideriamo l’indotto dei nostri fornitori».

Affiancati agli operatori turistici, In piazza sono scesi anche i giostrai. Che «da quattro anni non lavoriamo più in attesa che venga mantenuta la promessa di farci un’area apposita per lavorare – spiegano – abbiamo 70 famiglie ferme in attesa di lavorare, ora non ne possiamo più. Per 47 anni abbiamo lavorato nel luna park di Forte dei Marmi, uno dei più belli d’Italia: chiediamo solo di fare il nostro lavoro». 


 

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