Versilia, bullizzato dalla prima elementare: adesso, per un 14enne, anche le botte
Lui ha chiesto alla famiglia di frequentare le superiori in un’altra provincia
Un “tormento” che è iniziato «da quando ha messo piede a scuola, alle elementari»: così la storia di un ragazzino versiliese che oggi ha terminato la scuola media e si appresta ad affrontare il primo anno di scuola superiore. Lui ha chiesto di andare fuori provincia e – addirittura – di poter fare a meno dell’insegnante di sostegno. Dopo anni in cui, tra i tanti insulti a suo carico, ha ascoltato troppe volte anche “Centroquattro”, relativo alla legge che gli consente proprio il sostegno nel percorso di studi. Nelle ultime settimane, poi – nel luogo in cui vive in Versilia – sono arrivate anche le botte, in strada, da parte di gruppi di coetanei che continuano a bullizzarlo anche fuori dalla scuola. Con il risultato che lui non vuole più uscire di casa. Perché anche andare a prendere un gelato «può trasformarsi in un incubo», racconta un familiare al Tirreno.
«Lo hanno rincorso», è il racconto dei fatti degli ultimi giorni, «e lui, a un certo punto, si è buttato a terra, esausto, dicendo “non picchiatemi”. Ma lo hanno preso a calci mentre era ancora a terra». Questa volta è intervenuta la polizia, e qualcuno dei bulli si è scusato. Ma non basta a cancellare anni di vera e propria tortura, dal “vivo” e anche via social.
«Si sono fatti un gruppo whatsapp solo per prenderlo in giro», prosegue la testimonianza: «Sono arrivati a fargli una videochiamata in 40 solo per insultarlo». E quando i familiari hanno segnalato alla scuola media che il ragazzo frequentava, così come i bulli, cosa accadeva con quella chat si sono sentiti rispondere «che la scuola non è responsabile di quello che fanno i ragazzi con i loro telefoni».
In otto anni di scuola, quindi, «non sono mai stati presi provvedimenti». Anzi, c’è stato chi – pensando di intervenire in qualche modo – alla fine ha fatto peggio: «Un insegnante si è rivolto agli altri ragazzi dicendo “ma non vi vergognate, è un disabile, immaginate come soffre la sua famiglia. Immaginate se a voi nascesse un figlio così”».
Lo studente preso di mira, a quelle parole, si è sentito cadere il mondo addosso: «Di quell’insegnante si fidava. E a casa ci ha ripetutamente chiesto se davvero costituisse un problema per la famiglia».
Famiglia che sta col fiato sospeso ogni volta che il ragazzo prova a uscire di casa: «Non si contano più le volte che la sua bicicletta ha avuto necessità di essere riparata», prosegue il racconto delle vessazioni quotidiane. «Ci sono stati anche in passato episodi violenti, schiaffi, botte. Anche se lui non vuole parlare, non fa i nomi di nessuno, piuttosto racconta di essere caduto dalla bicicletta per giustificare i traumi fisici».
Ma ora che le scuole medie sono terminate e si presenta il primo anno scolastico da affrontare alle superiori, il ragazzo ha espresso la volontà di continuare a studiare ma fuori dalla provincia di Lucca. Così da non dover più avere a che fare con i “soliti” bulli.
«Non vuole più venire neppure al mare per paura di incontrarli», raccontano i familiari che hanno all’attivo un susseguirsi di episodi che fanno salire l’ansia solo ad ascoltare, figurarsi a viverli sulla propria pelle.
La famiglia del ragazzino bullizzato ha deciso di rendere pubblica la vicenda dopo gli episodi volenti delle ultime settimane, ma non solo pensando a lui: «Ci sono vere e proprie bande di ragazzini e sembra che nessuno riesca a fare niente per fermarli».
Un tema che – anche alla luce di quanto accaduto lungo tutta l’estate in Versilia – le scuole devono predisporsi ad affrontare fin dall’inizio del nuovo anno scolastico.
«Quando abbiamo avuto un colloquio con la vice preside delle scuole medie», è ancora il racconto dei familiari delle vittime dei bulli, «aveva le lacrime agli occhi. E ci ha spiegato che come scuola possono fare poco o niente».
Eppure gli episodi di bullismo così come quelli di violenza si moltiplicano sul nostro territorio: «L’altro giorno una nostra amica gelataia ci ha raccontato che da lei si è chiusa in bagno una ragazzina che un gruppo di coetanei stava cercando per picchiarla», è ancora la testimonianza di un mondo tanto assurdo quanto reale.
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