Il Tirreno

Versilia

Lutto nel mondo della lirica: addio al soprano Daniela Dessì

Ilaria Bonuccelli
Daniela Dessì
Daniela Dessì

Dessì era cittadina onoraria Viareggio. Molte le esibizioni al Festival Puccini di Torre del Lago

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Se n'è andata sabato sera, 20 agosto, in una notte calda di agosto Daniela Dessì, voce del belcanto. È uscita di scena in punta di piedi, con la delicatezza di una farfalla, quanto è durata la sua vita. Scomparsa all'età di 59 anni in seguito ad una malattia, era cittadina onoraria di Viareggio: il riconoscimento le era stato assegnato nel 2010 dal sindaco Luca Lunardini "per la sua assidua partecipazione alle opere messe in scena al Festival Puccini di Torre del Lago e per l'alto valore artistico indubbiamente apportato che ha contribuito in modo determinante a promuovere la  manifestazione in tutto il mondo".

Destino fatale e inspiegabile per una delle più belle e indimenticabili farfalle della lirica. Daniela e' stata il soprano che ha fatto scoprire al Giappone, nel 2004, la Madama Butterfly di Giacomo Puccini nella dimenticata versione di Brescia. È l'anno del centenario dell'opera. Il festival Puccini di Torre del Lago va in tour a Tokyo con un progetto ambizioso: recuperare la versione di Butterfly che nel maggio 1904 aveva riscattato l'opera dall'oblio, dopo il fiasco della Scala di tre mesi prima.

È la prima versione nella quale compare il coro muto e l'aria del tenore Addio fiorito asil. Ma ci sono ancora le parti nelle quali Puccini dipinge il Giappone e i giapponesi come un popolo di maleducati, zotici, ubriaconi. Servono grandi voci per creare l'incanto della storia e non far concentrare l'attenzione su queste poche (ma pericolose) battute. Una sfida. Daniela Dessi', bella, brava, fiera; l'amore suo grande, il compagno di scena e di vita, il tenore Fabio Armiliato, il baritono Juan Pons.

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L'aria è di cristallo. All'intervallo del primo atto quasi immobile. L'applauso strano, accanto a me una donna non muove un muscolo. Temo che sia agghiacciata. Le parole dell'opera le sono sembrate eccessive? Vorrei dirle: non sono insulti, e' finzione, funzionale alla scena. Ma in giapponese ho imparato a dire solo grazie. Riprende la musica, l'atmosfera si potrebbe infrangere. Pare di camminare su un lago ghiacciato che non conosci. Eppoi di nuovo vieni rapito, di nuovo in Giappone, ma verso un altro luogo, verso un porto che sa di abbandoni, Nagasaki prima delle bombe, ma non del dolore. Il senso di morte già incombe, la tragedia. Che strana coincidenza. La voce di Daniela e' sempre più pura e infelice. In sala nessuno pare respirare. L'opera finisce... Un attimo di silenzio assoluto. Oddio, ora che succede? Succede che si alzano in piedi, battono le mani. Non la donna accanto a me. Allora non le e' proprio piaciuta. Ma come? Daniela Dessi' e' stata così struggente, così convincente, così ... Mentre mi giro in cerca di aggettivi, capisco che non ce n'è bisogno. Le lacrime hanno già scavato due solchi nel trucco bianco della signora giapponese. Sono le lacrime che scorgano dalla voce di Daniela.

A volte ci dimentichiamo che l'emozione paralizza. Anche quella che brucia. Arde all'interno, ma è pudica. Come tante eroine di Puccini. Che legano Daniela Dessi al festival di Torre del Lago. I debutti nei suoi di Tosca, Manon, Minnie ne La fanciulla del West. Fino all'ultima grande produzione, La Bohème con la regia di Ettore Scola. Ripresa anche al Carlo Felice di Genova dove Daniela e Fabio sono stati diretti (e più di una volta) da un maestro viareggino, Valerio Galli, incontrato proprio a Torre del Lago.

Visse d'arte, dunque Daniela. Fino all'ultimo. Alla scoperta della malattia che l'ha consumata in pochi mesi. Ma questo non l'ha fatto sapere a nessuno. Roba da camerino, da back stage. La fase prima del palcoscenico e' solo per chi si ama, il tuo momento privato. Per il resto appartieni al mondo, ma non in quei pochi metri quadrati. È così Daniela ha fatto: ha tenuto la malattia in camerino, per se' e i suoi affetti. Ha atteso la morte in piedi. Quando e' arrivata ha accettato e ha capito che era il momento di andare in scena. Fiera, triste e delicata. Incontro al suo destino, come mille e mille volte ha fatto madama Butterfly.

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