Età degli elettrodomestici e bonus: tutto quello che c’è da sapere spiegato da Stefano Pasini
Il presidente di Applia Italia e general manager di Electrolux spiega perché il ricambio tecnologico va sostenuto con una misura stabile
ROMA. Quanti anni ha il vostro frigorifero? E il forno? E la lavatrice? Se non sapete rispondere senza andare a frugare nel cassetto delle garanzie e delle istruzioni siete in compagnia della stragrande maggioranza degli italiani che cambiano gli elettrodomestici solo quando si guastano.
Il risultato è che l’età media degli elettrodomestici nelle case degli italiani è 15 anni: troppo, soprattutto perché si tratta di apparecchi di vecchia generazione che consumano troppa energia in rapporto alle prestazioni.
A calcolare l’età media del parco elettrodomestici nelle case degli italiani (tra i più vecchi in Europa) è stata Applia Italia, l’associazione di Confindustria che riunisce le imprese operanti in Italia nel settore degli apparecchi elettrodomestici e delle attrezzature professionali, che ha accolto con favore il bonus governativo per la sostituzione dei vecchi elettrodomestici e sottolinea il successo che l’operazione ha avuto.
«È stato indubitabilmente un grande successo – conferma Stefano Pasini, general manager Electrolux Appliances e presidente di Applia per il mandato biennale 2025-2027 –. Nel momento dell’apertura delle domande, il sistema è stato travolto da un afflusso di richieste superiore a qualunque previsione della prima ora.
In poche ore sono stati esauriti tutti i fondi disponibili, una cifra pari a 48 milioni di euro, con l’emissione di circa 300mila voucher. È da sottolineare la composizione della platea: circa il 60 per cento dei bonus è stato richiesto da famiglie con Isee inferiore a 25mila euro, che dunque avranno accesso allo sconto massimo di 200 euro, anziché ai 100 euro previsti per i nuclei familiari con Isee più alto».
Il bonus elettrodomestici ha aiutato un comparto industriale importante per il made in Italy, ma anche le famiglie.
«La richiesta di bonus – aggiunge Pasini – ha fatto emergere la domanda latente di sostituzione di un parco elettrodomestici datato, troppo datato. L’impatto sociale della misura è evidente: una larga fetta dei beneficiari appartiene a fasce economicamente fragili, spesso con elettrodomestici molto datati e ad alto consumo.
«La possibilità di sostituirli con modelli più efficienti, grazie a uno sconto immediato in fattura, ha rappresentato per molti un’occasione preziosa».
Ma un vecchio elettrodomestico quanto consuma in più rispetto ad un apparecchio di ultima generazione?
«Mediamente il 60 per cento in più – risponde Pasini –. Questo significa che rinnovare il parco elettrodomestici fa risparmiare le famiglie, ma in generale abbassa la richiesta di energia a livello globale, di conseguenza, aiuta l’ambiente».
Il boom di richieste di bonus, si diceva, dimostra la richiesta latente di rinnovare la tecnologia di casa: ma per cosa è stato utilizzato soprattutto il bonus?
«Principalmente per acquistare prodotti simili a quelli già presenti in casa, ma con una classe energetica migliore – risponde Stefano Pasini –. Se vogliamo parlare di apparecchi specifici, le richieste hanno riguardato soprattutto forni e lavastoviglie.
«Apparecchi smart che, grazie alle nuove tecnologie offrono prestazioni migliori con consumi nettamente minori».
La sostituzione di elettrodomestici molto vecchi risolve anche potenziali problemi di sicurezza legati a macchine non adeguate alla normativa più recente?
«Questo solo in parte perché, fortunatamente, i produttori italiani già da molti anni sono particolarmente attenti alla sicurezza e quindi anche attrezzature più datate sono di solito in linea con le normative di sicurezza, anche le più aggiornate».
Qual è l’elettrodomestico che, per il momento, fatica di più ad imporsi?
«Le asciugatrici, almeno sul mercato italiano, per il momento fanno ancora più fatica ad imporsi».
L’impatto del bonus è stato più positivo per il mercato interno o per i prodotti di importazione?
«Gli effetti più positivi sono stati per il Made in Europe e di conseguenza per l’Italia che è il secondo produttore europeo di elettrodomestici. Un impatto ancora più importante se si considera che l’80 per cento della produzione europea resta sul mercato interno».
Il bonus ha avuto successo e il ricambio del parco elettrodomestici ha avuto un’accelerazione: non c’è il timore di una “bolla”, ovvero che nei prossimi anni ci sia una stagnazione?
«Direi di no – rassicura Pasini – considerata l’età media degli apparecchi nelle case degli italiani sono convinto che il ricambio continuerà. Inoltre i bonus richiesti hanno una scadenza e le quote richieste, ma non utilizzate, tornano nel plafond iniziale: per questo ci aspettiamo un trascinamento positivo anche per i prossimi mesi di questa iniziativa».
Guardando alla necessità di rinnovare un parco elettrodomestici datato, i produttori auspicano che il bonus elettrodomestici diventi in qualche modo strutturale.
«Oltre alla proroga biennale, a livello governativo si sta facendo strada un’altra ipotesi: quella di trasformare il bonus in una misura stabile nel tempo – prosegue il general manager Electrolux Appliances e presidente di Applia Italia –. Una ipotesi, questa, che risponde a una serie di esigenze: accelerare la sostituzione degli elettrodomestici più vecchi per risparmiare energia; ridurre i consumi e, conseguentemente, le emissioni legate al comparto domestico; sostenere il mercato europeo degli elettrodomestici di fascia alta, un settore in cui l’Italia e vari Paesi dell’Unione Europea giocano un ruolo molto importante».
«Trasformare il bonus in una misura strutturale, inoltre, eviterebbe la corsa agli incentivi – conclude Pasini – concentrata in pochi giorni e permetterebbe una pianificazione pluriennale alle famiglie garantendo maggiore stabilità alla domanda interna, con ricadute positive sull’intera filiera industriale, meccanismo che porterebbe benefici al Paese».
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