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Amore e social network: la fine del romanticismo e la nascita di un nuovo linguaggio emotivo

di Anouk Travaglini (*)
Amore e social network: la fine del romanticismo e la nascita di un nuovo linguaggio emotivo

Riflessioni di una studentessa: i like, una volta, erano versi dedicati alla “donna angelo”, ora le storie passano dal web

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Quando sul divano, davanti alla tv, guardando un film ambientato nel passato, sospirando, con rammarico e nostalgia di un tempo mai vissuto, sussurriamo tra noi: "Non esiste più il romanticismo di una volta", credo che nessuno oserebbe contraddirci. Quei gesti eclatanti e quelle parole dolci sono state tramutate in dei cuori alle storie; quella speranza di essere ricambiati del profondo affetto che si prova è divenuta un’attesa inesorabile del più freddo e sintetico messaggio. Certo, cambiano i tempi e i costumi. Ma la ferma convinzione è che i social abbiano ucciso il romanticismo. Quale sarebbe la reazione di Dante Alighieri se sapesse che il saluto per strada non va più di moda e che dovrebbe, magari, come prima mossa, rispondere alla storia Instagram di Beatrice? Forse da una parte ne sarebbe anche sollevato, non dovrebbe più preoccuparsi di incrociare l’amata per strada e di vederla "tanto gentile e tanto onesta" mentre "ella altrui saluta"; ma Beatrice non sarebbe più la musa ispiratrice nella Vita Nuova e non si porrebbe neanche il problema di accompagnare Dante nel suo viaggio in Paradiso.

I like, una volta, erano le poesie dell’amor cortese, dedicate alla "donna angelo", quella visione divina che faceva distogliere lo sguardo per quanta bellezza emanava, l’unico vero amore nella vita di un uomo. Adesso, invece, è prassi essere le Gemma Donati di turno, rimpiazzabili e mai adorate. Nel Sonetto 18 Shakespeare confronta l’amato e un giorno d’estate. La stagione è calda e splendente, ma effimera, e il suo termine apre le porte all’autunno; la bellezza del soggetto della poesia, invece, è eterna e durerà "finché gli uomini respireranno e gli occhi potran vedere".

Sui social si tradurrebbe con tre emoji della fiamma? Non esiste più la sana follia d’amore, non quella che si scatena nella gelosia e che spesso porta ad atti di violenza, di cui purtroppo si sente quotidianamente parlare. Non quella passione malata, che porta a minacce e commenti diffamatori, sempre giustificati con "ma lui mi ama". Bensì quel fuoco ardente, i cui segni sono percepiti da Didone nel IV libro dell’Eneide. Quel furor amoris che non ti fa più ragionare, che ti fa ridondare in mente solo l’immagine della persona amata. Fondamentale per la regina cartaginese era anche il pudor, che avrebbe mantenuto soltanto rimanendo fedele al marito defunto. Un altro valore che sembra essersi dissolto nel tempo.

Nella Medea, tragedia di Euripide, Giasone allontana l’omonima protagonista ribadendo che l’amore che lei prova per l’eroe greco è stato inculcato da Afrodite, perciò senza l’effetto della dea il sentimento non esiste. Bisognerebbe cominciare a pensare, in effetti, che, forse, per provare un amore vero, o per sentirsi amati sul serio, sia necessario l’intervento divino.

Trovare l’amore a prima vista sui social è un miracolo degno degli abitanti dell’Olimpo, poiché i danteschi "occhi che non ardiscon di guardare" possono spulciare tranquillamente tra le foto, senza mai veramente incontrarsi. È impossibile, attraverso uno schermo, provare le famose farfalle nello stomaco, figuriamoci quei sintomi d’amore descritti da Saffo nella, cosiddetta, Ode della gelosia. Alla vista dell’amata la poetessa perde l’uso della parola, le si spezza la lingua, sente scorrere una fiamma sotto pelle, le rimbombano le orecchie, impallidisce, trema e si sente prossima alla morte. Catullo riprende questi versi e per lui l’amore è così totalizzante che lo porta a contraddirsi in tutto il Liber, giurando amore eterno a Lesbia e maledicendola in qualche canto successivo. Dovremmo ispirarci al romanticismo di una volta, prendere come modello questi versi e questa gesta del passato, senza rintanarci dietro un’arida tastiera.

*Studentessa universitaria di Viareggio che per tre anni ha partecipato al Progetto Scuola 2030

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