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Cpr, la Regione dice No al centro per immigrati irregolari in Toscana: il Governo vuole farlo – Quale città potrebbe ospitarlo

di Francesca Ferri e Maurizio Caldarelli

	La Regione non vuole il Cpr in Toscana
La Regione non vuole il Cpr in Toscana

Si accende la campagna elettorale sul tema dell’immigrazione e della sicurezza

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Il centrodestra toscano – che alle elezioni regionali in Toscana sarà rappresentato dal candidato presidente Alessandro Tomasi, già sindaco di Pistoia – riesce nell’intento di dare un po’ di brio alla soporifera campagna elettorale. E lo fa con uno degli ingredienti tipici del proprio menu: il tema migranti/immigrati, declinato sull’aspetto sicurezza e, nel dettaglio, sui reati legati allo spaccio di droga e alla violenza sessuale. Ci riesce evocando la realizzazione in Toscana di due Cpr, Centri di permanenza per il rimpatrio di stranieri non in regola per stare in Italia e autori di reati. Dovrebbero ospitare uno gli spacciatori e uno gli stupratori.

L’annuncio di Donzelli

L’annuncio lo ha fatto lunedì 22 settembre il deputato e responsabile nazionale dell’organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, con una dichiarazione ai giornalisti rilasciata a margine di un’iniziativa politica a Firenze. «La Toscana continua a fare un ostruzionismo senza senso al Cpr. Quindi, da questo punto di vista ho chiesto al ministro dell’Interno personalmente di proseguire come avevamo promesso: cioè, il Cpr in Toscana si fa anche senza l’ok della Regione e così andrà», le parole di Donzelli.

La reazione del centrosinistra e la nota dei sindaci

Immediata, e indignata, la reazione del centrosinistra, dato che la Toscana è sempre stata contraria a queste strutture. Nella sera di martedì 23 settembre, però, a corroborare la dichiarazione di Donzelli è arrivata una nota dei sindaci di centrodestra di Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, Arezzo, Alessandro Ghinelli, e Siena, Nicoletta Fabio. Che ringraziavano il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per «aver ascoltato e raccolto l’appello dei sindaci per la tutela della sicurezza dei cittadini nelle città». Insomma, come se il Cpr fosse cosa fatta e avesse una collocazione: la Toscana del sud.

Situazione concreta

Ma cosa c’è di concreto? La realizzazione dei Cpr arriva dall’input di Donzelli? O dei sindaci? Il primo a precisare i contorni della notizia è il sindaco di Grosseto Vivarelli Colonna che al Tirreno spiega che «la nota diffusa martedì rappresenta solo una linea di indirizzo politico. Abbiamo semplicemente chiesto che la Toscana si doti di un Cpr, strumento utile per gestire situazioni legate all'immigrazione irregolare e alla sicurezza dei cittadini». Il sindaco aggiunge che «al momento non c’è nulla di definito: siamo in una fase ancora tutta da costruire, valutare e approfondire. La decisione finale sulla localizzazione spetta alla Regione Toscana, che farà le sue valutazioni insieme al governo».

Studio ministeriale

Epperò qui forse Vivarelli Colonna sottostima la capacità di azione del ministero. Da cui trapela che lo studio per un Cpr in Toscana c’è, che diverse aree sono all’attenzione, che sono stati fatti sopralluoghi, che i fondi sono disponibili e i tempi per realizzarlo sono brevi, ma non brevissimi. Sulla scelta della Toscana si precisa che il governo ha previsto un Cpr in ogni regione.

Situazione nazionale

Al momento ne sono stati realizzati una decina in Italia, i più noti a Gorizia, Torino, Brindisi, Bari, Roma e Milano, con una capienza totale di circa 1.000 posti. Oltre alla Toscana i prossimi in programma sono a Bologna e Trento.

Tipo di struttura

Quanto al tipo di struttura, un’informazione utile riguarda la capienza: si tratta, spiegano dal Viminale, di edifici che possono ospitare dalle 20 alle 60 persone, che vi sono rinchiuse senza poter uscire se non per il rimpatrio.

Localizzazione ipotetica

Il luogo preciso del Cpr toscano non è stato ancora individuato. Si può solo ipotizzare partendo dai requisiti necessari. Tra questi, la vicinanza a un aeroporto, non necessariamente civile, visto che i rimpatri avvengono con voli charter. Questo dettaglio potrebbe rendere Grosseto un sito candidabile, visto che alle sue porte ha un aeroporto militare. Un ultimo aspetto è la volontà dei territori. Dal punto di vista normativo la Regione non avrebbe la possibilità di veto.

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