Il virus
Dazi, per la Toscana in fumo 320 milioni: i settori dell’export più colpiti e quanto “costa” l’accordo Ue-Usa
E il presidente di Confindustria spiega: «Adesso abbiamo timori per la tenuta economica e sociale»
L’impatto sarà pesante e anche immediato. L’accordo Ue-Stati Uniti sui dazi costerà alla Toscana lo 0, 24% del Pil regionale. Da subito. Ossia da qui, o comunque da quando il Parlamento europeo darà il via libera all’intesa, alla fine del 2025. Una bella frenata per l’economia toscana che dovrà rivedere al ribasso le previsioni di crescita: dallo 0,8% stimato a inizio anno a non più dello 0,55%. In termini percentuali sembra poca cosa, ma tradotto in euro vuol dire che il prodotto interno lordo della Toscana calerà di 320 milioni entro la fine dell’anno.
Lo dice l’Irpet che ieri, 28 luglio, si è dovuta affrettare a rivedere le stime alle luce dell’intesa sui dazi che prevede una tariffa base al 15% per le merci esportate negli Usa. È la fotografia di una mazzata che si abbatterà in modo tutt’altro che uniforme sui diversi settori dell’economia regionale: «Gli effetti saranno più alti per la farmaceutica ma piuttosto rilevanti anche per la moda, la chimica e l’automotive» scrive al riguardo l’Istituto regionale di programmazione economica, con riferimento ai comparti produttivi della Toscana che esportano maggiormente verso gli Stati Uniti. A cui va aggiunto pure l’agroalimentare. Il risultato più immediato, e nefasto, sarà che, nei prossimi dodici mesi, ben 63 imprese toscane, attualmente in attivo e anche piuttosto solide, verosimilmente andranno in rosso.
Con pesanti conseguenze sul piano occupazionale dato che in esse sono impiegati 750 lavoratori. Questa, però, sarebbe solo la punta dell’iceberg. In generale, infatti, «gli Usa sono il primo partner commerciale della Toscana, avendo superato in rilevanza mercati storici come la Francia e la Germania, passando in quindicennio dal 10% al 16,2% dell’export regionale» spiega Irpet. Per dire che le esportazioni verso il gigante nordamericano hanno un peso primario nell’economia regionale.
Soprattutto per la farmaceutica, i macchinari, la moda e l’agroalimentare (vino e olio in particolare): in questi quattro ambiti, infatti, si concentrano i tre quarti delle esportazioni verso gli Stati Uniti. In valore assoluto, invero, non si tratta di tantissime imprese: sono circa 6mila, ma rappresentano una componente particolarmente dinamica dell’economia regionale dato che realizzano il 12% del valore aggiunto toscano e impiegano 140mila lavoratori. La metà di esse, però, è decisamente esposte alla crisi dei dazi poiché inviano negli Stati Uniti almeno la metà delle loro esportazioni o della loro produzione totale. Si tratta di 3mila imprese in cui lavorano 26mila dipendenti. E fra di esse ve ne sono 300 in una posizione ancora più critica: sono quelle il cui fatturato dipende per più della metà dalla domanda si oltreoceano. Vi sono impiegate 2.700 persone.
Sono più che fondate, dunque, le preoccupazioni del presidente di Confindustria Toscana Maurizio Bigazzi: «Siamo anche la terza regione d’Italia per esportazioni verso gli Usa – ha detto –. Attendiamo i dettagli e la decisione definitiva, ma i timori per la tenuta economica e sociale delle imprese toscane che ne saranno colpite ci sono e sono tanti, anche per eventuali ricadute occupazionali». Sulla stessa lunghezza d’onda anche la vicepresidente del gruppo Pd alla Camera Simona Bonafè che è intervenuta, in primo luogo, per sottolineare come l’accordo sui dazi «danneggi gravemente il “made in Italy”, colpendo i settori di punta come la moda, da sempre motore del nostro export». Ma anche per chiedere «alla presidente Meloni e al ministro Giorgetti contromisure per sterilizzare gli effetti negativi dell’intesa: l’Italia non può restare ferma». Fortissima la preoccupazione anche nel mondo agricolo toscano. Coldiretti ha chiesto espressamente «che il nuovo assetto tariffario sia accompagnato da compensazioni europee per le filiere penalizzate». E il presidente di Confagricoltura Firenze Francesco Colpizzi ha messo in guardia: «Se il dazio del 15% sarà confermato anche per i vini, il rischio per la Toscana è una perdita di competitività e una forte contrazione delle esportazioni».
Per questo Andrea Rossi, presidente di Avito, l’associazione dei vini toscani Dop e Igp, ha lanciato un appello «al governo e alle istituzioni: occorrono risorse straordinarie per far fronte a questo nuovo e importante cambiamento. Veniamo da cinque anni molto condizionati da eventi di vario genere: prima la pandemia, poi il picco dei costi energetici, l’aumento incondizionato dei tassi di interesse, la peronospora, tutti eventi non controllabili e non prevedibili da parte dei produttori che hanno cercato di reagire, ma a questo punto è doveroso chiedere alle istituzioni di sostenere con interventi straordinari un settore così importante, quale quello del vino».