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Il caso

Emanuela Orlandi, le ossa ritrovate in ospedale a Roma potrebbero essere sue? Cosa sappiamo e le parole del fratello


	Resti umani ritrovati a Roma
Resti umani ritrovati a Roma

Pietro Orlandi commenta con cautela il ritrovamento nel padiglione in ristrutturazione dell’ospedale San Camillo: «Spero non siano le sue. Significherebbe che è morta»

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Durante i lavori di ristrutturazione del padiglione Monaldi dell’ospedale San Camillo di Roma, nella mattina di giovedì 24 luglio un operaio ha rinvenuto dei resti ossei all’interno di un vano di un ascensore in disuso. Il ritrovamento ha subito attirato l’attenzione delle autorità.

Intervento delle autorità: sequestri e analisi in corso

I carabinieri della stazione Monteverde Nuovo, insieme agli specialisti del Nucleo investigativo e della polizia scientifica, hanno immediatamente posto l’area sotto sequestro e prelevato i resti per gli accertamenti medico-legali. Gli esperti dovranno stabilirne sesso, età, datazione e, se possibile, identificare la persona a cui appartengono.

Possibile collegamento con il caso Orlandi: il test del DNA

La Procura della Repubblica di Roma ha già a disposizione il profilo genetico di Emanuela Orlandi, la quindicenne scomparsa nel giugno 1983. È pertanto previsto un confronto del DNA dei resti con quello custodito per verificare ogni possibile correlazione. 

Ambiente e tempistica: ossa recenti, non di quarant’anni fa

Secondo prime analisi, i resti ossei potrebbero risalire a un periodo molto più recente — tra due e otto anni fa — e non all’epoca della scomparsa di Orlandi. Se confermato, questo renderebbe improbabile ogni legame diretto con il caso del 1983.

La reazione di Pietro Orlandi: «Spero non siano sue ossa»

Il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, ha commentato con cautela la vicenda: «Ogni volta che si trovano ossa a Roma si pensa subito a lei… io spero non siano le sue. Significherebbe che è morta». Ha poi sottolineato che il ritrovamento avviene in quella zona dell’ospedale considerata collegata ai presunti «covi della Banda della Magliana», citati nelle inchieste e nella testimonianza di Sabrina Minardi.

Il legame con la pista della Banda della Magliana

La vicinanza tra il San Camillo e il quartiere Monteverde — indicato da Minardi come luogo di detenzione di Orlandi — ha fatto emergere ipotesi su una possibile connessione tra i resti e ambienti mafiosi della banda romana. Tuttavia, i collegamenti restano altamente speculativi e non confermati.

I precedenti ritrovamenti nel mistero Orlandi

Già in passato ritrovamenti simili (come alla Nunziatura apostolica o al Cimitero Teutonico in Vaticano) avevano acceso speranze di ritrovare Emanuela. Tuttavia, gli esami hanno sempre escluso ogni possesso con lei, documentando resti appartenenti ad altre epoche o persone non collegate al caso.

Rimane l’attesa: al momento nessuna certezza

Tecnici e magistrati restano in attesa dell’esito degli esami medico-legali e del confronto genetico. Per ora, ogni eventuale ipotesi resta nel campo delle suggestioni, in attesa di dati oggettivi. 

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