Il Tirreno

Toscana

L'editoriale

Pestaggi a Firenze, dalla preside Savino messaggio forte e chiaro. E ora non lasciamola sola

di Luciano Tancredi

	La preside Annalisa Savino e il ministro Valditara
La preside Annalisa Savino e il ministro Valditara

Il ministro Valditara ha definito la lettera della preside del Liceo scientifico Leonardo da Vinci, Annalisa Savino, «ridicola, un attacco alla libertà di opinione». Per noi invece è stata una lezione di storia, di coscienza civile, di democrazia. Il dovere di tutti, ora, è non lasciarla sola

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Finalmente, a quasi una settimana dal pestaggio squadrista di Firenze, dopo le accorate e corali invocazioni a battere un colpo arrivate dalla politica e dalla società civile – e anche da questo giornale - un’autorevole voce si leva dal governo. È quella del ministro dell’Istruzione (e del Merito), Giuseppe Valditara, dunque del titolare del dicastero più coinvolto. Finalmente, direte anche voi, sollevati: il ministro avrà condannato, seppure con un po’ di ritardo, le aggressioni compiute davanti a due licei a suon di cinghiate, pugni, calci e minacce da una squadra, anzi una squadraccia, di giovani virgulti di Azione studentesca, movimento giovanile del suo partito.

E invece no. Il ministro dalla schiena dritta, che ogni volta che apre bocca urtica le coscienze democratiche, chi è che condanna, anzi manganella davanti alle telecamere? La preside del Liceo scientifico Leonardo da Vinci di Firenze, Annalisa Savino, colpevole di aver scritto una lettera ai suoi studenti che dice questo: «Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato - scrive la preside - ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a se stessa da passanti indifferenti. “Odio gli indifferenti” diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee».

Una lezione di storia, di coscienza civile, di democrazia, un invito ad essere vigili contro i rigurgiti del fascismo e della violenza, a non voltarsi dall’altra parte, diremo noi. Una «lettera ridicola, un attacco alla libertà di opinione e un alzare i toni trasformando la polemica in una campagna d’odio, delegittimazione e falsificazione della realtà», dice invece il ministro Valditara, minacciando la preside di provvedimenti disciplinari. Sapeva il ministro, ieri mattina prima di pronunciare quelle parole in tv, che nella notte precedente alcuni attivisti di Blocco studentesco Firenze, organizzazione di estrema destra nata da Casa Pound, avevano bruciato davanti al Liceo da Vinci la lettera della preside? Un brutto gesto, che riporta alla mente le Bücherverbrennungen, i roghi dei libri perpetrati dall’Associazione nazionalsocialista degli studenti tedeschi nel maggio del 1933. Ebbene, ministro, non ritiene ora che la sua condanna della dirigente alimenti una campagna d’odio ben più della lettera stessa? Arriverà la sua condanna per il raid di Blocco studentesco?

«Scrivere ai ragazzi era un dovere, non potevo lasciarli soli» ha detto la preside al Corriere Fiorentino. «Messaggio arrivato forte e chiaro» ha ribadito ieri. Il dovere di noi tutti, ora, è non lasciare sola lei. Anche il Tirreno è al suo fianco, preside Savino. E, a quanto sembra, in buona e nutrita compagnia.


 

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