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Rigassificatore: futuro pieno d’incognite sulle compensazioni per Piombino

Manolo Morandini
Rigassificatore: futuro pieno d’incognite sulle compensazioni per Piombino

Il commissario Giani: "Prenderò una decisione solo quando ci sarà il nuovo Governo". Donzelli (FdI): "Niente preclusioni, ma alla città non si possono chiedere altri sacrifici"

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PIOMBONO. Il voto anticipato al 25 settembre è una certezza. L’altra, nel contesto di emergenza energetica nazionale, è l’istruttoria da mandare avanti del progetto nave rigassificatore da ormeggiare in porto a Piombino. Non si può fermare. Lo prevede l’articolo 5 del decreto-legge 50, che dal 17 luglio è legge. Scandisce le tappe e prevede che l’iter si chiuda in 120 giorni, anche se un allungamento è pressoché certo. Lo sottolinea il commissario straordinario Eugenio Giani: «Sia chiaro: io, per correttezza, essendo il commissario ho mandato avanti le procedure perché questo era il compito di chi deve sollecitare i 30 pareri, ma le autorizzazioni verranno rilasciate con un nuovo parlamento e un nuovo governo». Non solo, la caduta del governo ha fatto venire meno l’interlocutore politico con cui mettere a fuoco il cosiddetto Memorandum Piombino, i dieci punti indicati da Giani che possono consentire di far convivere la presenza, per non più di tre anni, dell’impianto con una serie di interventi a vantaggio della città. È una partita che per il presidente della Regione si lega a filo doppio all’operazione con cui si vuole affrancarsi progressivamente dalla fornitura del gas di Putin. Chiunque arriverà a Palazzo Chigi si troverà sul tavolo il dossier. E nelle acque territoriali due navi già acquistate da Snam su incarico dell’esecutivo Draghi, con relativo impegno finanziario fino al 2043.

«Non è possibile chiedere ulteriori sforzi a Piombino», afferma il parlamentare di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli, braccio destro di Giorgia Meloni, responsabile nazionale di Fratelli d’Italia. Lo stesso partito del sindaco di Piombino Francesco Ferrari, in prima linea contro il progetto rigassificatore, e che nei sondaggi delle intenzioni di voto ha il vento in poppa. «Finché non arrivano le bonifiche del Sin, che sono un debito che lo Stato ha con la città, non se ne può parlare. Poi, uno può valutare progetti che abbiano un impatto diverso da quello attuale e concordarli con la città». Non ha dubbi: «Il fatto che sia caduto il governo non consente ragionamenti su sforzi economici aggiuntivi, è molto difficile che ci siano. Non vedo proprio la possibilità di realizzare il rigassificatore in breve termine, come pensavano e come ha detto anche Draghi nel suo intervento in Senato».

Rinunciarvi significa avere alternative praticabili per garantire la sicurezza energetica nazionale, in cui il gas naturale è una voce importante. Soluzioni e tempi sono imposti da un’agenda che con la guerra in Ucraina ha subito un’accelerazione improvvisa. Sta accadendo in Italia come nel resto dei Paesi della Comunità europea. «Se c’è la necessità di rigassificare non abbiamo una preclusione ideologica – sostiene Donzelli –. Certo, dipende dalle soluzioni impiantistiche, dalla collocazione offshore o in un porto, da quanto sono invasivi, se bloccano o meno le attività economiche e quali sono le compensazioni. Tutte riflessioni che su Piombino non sono state fatte».

Il tema è di quelli ad alta capacità di spostamento di voti. Il coordinatore regionale FdI Fabrizio Rossi ha messo sul tavolo l’idea di una festa di partito in città a inizio settembre. «Su iniziativa del partito regionale e del gruppo in consiglio regionale – dice – organizzeremo una festa per confermare la nostra vicinanza al Comune, al sindaco e ai cittadini contro il rigassificatore».

Il presidente della Regione Giani nella veste di commissario straordinario non è disponibile a ritrovarsi con il cerino in mano. «Io non prenderò certo da solo una decisione di autorizzazione se non vedo qual è il nuovo governo e quali sono i nuovi parlamentari – dice –. Il compromesso ragionevole è che a Piombino la nave ci stia solo tre anni perché poi verrà fatta una piattaforma offshore. Le decisioni verranno quando ci sarà un nuovo governo». 

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