Il Tirreno

Toscana

L'intervento

I guai giudiziari e i mille modi per difendersi

Alessandro Barabino
Beppe Grillo (leader M5S)
Beppe Grillo (leader M5S)

27 aprile 2021
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Dalla sgangherata e disperata difesa del figlio accusato di violenza sessuale, si è capito che Beppe Grillo è davvero un personaggio anomalo e irripetibile della politica italiana. Si è esposto coram populo sparando giustificazioni irricevibili a pro del suo Ciro («la ragazza ha continuato la vacanza e ha aspettato otto giorni per la denuncia», «c’è un video che dimostra che era consenziente» e altre agghiaccianti sparate che hanno calpestato 50 anni di lotte per la tutela delle donne) comportandosi come un padre angosciato qualunque.

Grillo è invece il capo del partito più folto del Parlamento: una posizione che gli avrebbe consentito di percorrere strade già tracciate da politici e potenti per risolvere i loro problemi giudiziari. Gli facciamo un rapido vademecum su trucchi e trucchetti usati dai vip per sopire e far evaporare nel tempo e nel silenzio i processi che li riguardano.

Prescrizione. Era la via maestra per difendersi dal processo e non nel processo. Si assolda uno stuolo di avvocati specializzati nel trovare cavilli per protrarre all’infinito l’iter giudiziario fino all’arrivo della prescrizione libera-imputati e castiga-vittime. Dicevamo era perché proprio quel giacobino del ministro grillino Bonafede ha fatto approvare una legge che elimina la comoda scappatoia dopo la sentenza di primo grado. Ma è un provvedimento osteggiato dal resto del Parlamento, basterebbe una mezza parola di Grillo e il cancella-processi tornerebbe con squilli di tromba dei garantisti che si stracciano le vesti per i reati dei colletti bianchi ma non alzano un dito per i disgraziati in galera per qualche grammo di droga. Chiedere per consigli al cavalier Berlusconi.

Oplà il reato non c’è più. La depenalizzazione del comportamento criminale è un’altra scappatoia usata dai politici per cancellare inchieste a loro carico. Una bella leggina e l’abuso di ufficio non è punibile, la corruzione diventa difficile da perseguire, le prove raccolte tramite intercettazioni vengono dichiarate illecite e via aggiornando codice e procedura penale secondo la convenienza degli imputati illustri. A Grillo gli specialisti del ramo potrebbero suggerire un emendamento-scriminante all’articolo sulla violenza sessuale, tipo non c’è reato se maschio/i e femmina sono ubriachi... Anche qui il maestro è Silvio.

Un bel po’ di milioni. Coprire la vittima con una montagna di soldi per convincerla a non denunciare/ritirare la denuncia; mettere a libro paga i possibili testimoni, subornare il funzionario di polizia incaricato delle indagini, corrompere uno o più magistrati titolari del processo, e via pagando qua e là. Non c’è bisogno di ricordare chi è l’esperto in materia.

Far votare una panzana dal Parlamento. Dopo Ruby nipote di Mubarak, non ci sono limiti alla fantasia degli avvocati degli imputati eccellenti. Basta che Grillo chieda e, in nome della solidarietà di casta, le Camere possono approvare qualsiasi cosa: magari che la ragazza italo-svedese è sposata con suo figlio o che è una escort internazionale specializzata in sesso di gruppo.

Il mister Wolf al Csm. Grillo, ottenebrato dallo sconforto, deve essersi dimenticato che i potenti hanno dentro il Csm uno o più factotum in grado di trasferire un giudice troppo curioso, di bloccare la carriera di un altro che ignora certi consigli, di promuovere un terzo che si è mostrato disponibile. Un intervento di Palamara, o chi per lui, non si nega a nessuno della cerchia politica: una parolina e quel giudice testardo di Olbia magari dovrà rifarsi una carriera in Calabria.

Grillo ha invece fatto una scanagliata video urlando al mondo che suo figlio è innocente e che la presunta vittima era consenziente e quindi bugiarda. Una piazzata sconsiderata e un autogol clamoroso che lo ha messo davanti al plotone di esecuzione di politici, giornali e tv felici di togliersi i molti sassi che proprio il comico genovese aveva loro infilato nelle scarpe.

La parabola discendente di Grillo era già avviata: diventa irreversibile con la scenata da padre qualunque che grida maldestramente l’innocenza del figlio. Eppure aveva decine di esempi su come agiscono i potenti, senza strepiti e muovendo le pedine giuste, per sottrarsi ai processi: ma un comico resta un comico, il pelo sullo stomaco di buona parte dei politici è una dotazione innata. --

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