La misura
Microplastiche in mare: l’ultimo monitoraggio dell’Arpat evidenzia dati in miglioramento
L’Agenzia esegue i campionamenti due volte all’anno con un retino trainato per 20 minuti lungo la costa
Alcuni progressi sono già stati fatti, ma la strada per limitare il numero di microplastiche in mare è ancora in salita. L’agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat), con cadenza semestrale, esegue campionamenti in mare lungo quattro transetti ortogonali alla costa, in corrispondenza di Fiume Morto (Pisa), Donoratico (Livorno), Carbonifera (Livorno) e Foce Ombrone (Grosseto). Ogni transetto è caratterizzato da tre stazioni di campionamento poste a 6, 1,5 e 0,5 miglia nautiche dalla costa. E, in ogni stazione, il retino “manta” viene trainato per 20 minuti in direzione contraria alla corrente. Da questa attività di monitoraggio scaturiscono i dati sulle microplastiche e nano plastiche in ambiente marino.
Nell’ultimo anno di monitoraggio, il numero medio di frammenti di microplastiche raccolti con il retino manta nello strato superficiale (circa 25 centimetri) è risultato pari a 0,035 oggetti per metro quadrato. Nel 2021, invece, risultava pari a circa 0,046 oggetti per metro quadrato, mentre, nel 2020, era di 0,054 oggetti per metro quadrato.
Nel dettaglio, nell’area settentrionale della Toscana (Fiume Morto e Donoratico) si rilevano concentrazioni mediamente inferiori (valore massimo: 0,025 oggetti per metro quadrato) rispetto all’area meridionale (Carbonifera e Foce Ombrone – valore massimo: 0,246 oggetti per metro quadrato) mentre le forme più comuni sono il frammento (71%), il foglio (19%) e il filamento (6%), i colori dominanti sono bianco (68%), blu (15%) e verde (7%).
Nell’ambito della strategia marina, sono previsti due campionamenti all’anno (di solito in aprile e in ottobre) nelle quattro aree indicate lungo quattro transetti. Le informazioni così raccolte in termini di distribuzione e composizione consentono di avere un quadro di evoluzione nel tempo.
A questa attività svolta dal personale del Settore mare di Arpat si affianca, in Toscana, quella realizzata dal Consorzio LaMMa, che, da alcuni anni, è parte della rete Plastic Busters. L’iniziativa è guidata dall’Università di Pisa per valutare le dimensioni del problema, studiare le sorgenti e le cause di questa forma di inquinamento, identificare le aree di accumulo e le interazioni con gli ecosistemi marini ed offrire soluzioni per la mitigazione e la riduzione dell’impatto dell’inquinamento da plastiche nel Mar Mediterraneo. Il Consorzio LaMMa realizza un bollettino, a servizio di chi svolge attività di campionamento in mare, in cui traccia le traiettorie di dispersione dei detriti marini di superficie, costituiti per lo più da rifiuti plastici.
Ma come arrivano le microplastiche in mare? Dalle discariche illegali di rifiuti domestici e industriali e quelle legali mal gestite. E ancora: dallo scarso trattamento delle acque reflue e gli sversamenti di acque reflue e pure dalle cattive abitudini da parte delle persone che utilizzano le spiagge a fini ricreativi o per pesca sportiva. C’è poi l’attività industriale, in particolare le industrie con processi che coinvolgono materiali plastici, i trasporti, le attività legate alla pesca, i contenitori per i rifiuti non adeguatamente coperti e le strutture per il contenimento dei rifiuti non chiuse ermeticamente, i rifiuti abbandonati al suolo che gli agenti atmosferi (pioggia o neve o vento) trasportano nei corsi d’acqua.
Questa forma di inquinamento risulta in aumento in tutti gli ecosistemi, dalla sorgente al mare, per questo è necessaria un’azione urgente, sia locale che globale a livello politico, che affronti questa crisi crescente anche agendo sui centri urbani da cui si stima giunga, attraverso i corsi d’acqua interni, una grande quantità di rifiuti plastici, anche micro e nanoplastiche dai rifiuti tessili.
Oltre alle politiche locali, anche quelle nazionali possono fare molto: in Italia, esiste un divieto di commercializzare i prodotti per la pulizia e la cura della persona contenenti microsfere plastiche con funzione esfoliante e una normativa piuttosto stringente per quanto riguarda i prodotti per la pulizia della casa. Per affrontare questo problema, risultano fondamentali le decisioni prese a livello internazionale, oltre che comunitario. Nel suo recente rapporto, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente propone di combinare la riduzione dell’uso superfluo della plastica con una trasformazione del mercato che prediliga riutilizzo, riciclo, riorientamento e diversificazione, oltre a prevedere specifiche azioni per affrontare l’eredità dell’inquinamento da plastica.
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