Prato, cento imprenditori chiedono la testa del preside del Buzzi
Hanno inviato una lettera al ministro Valditara e lo accusano di aver chiuso nel 2019 il laboratorio della scuola che lavorava prevalentemente per le aziende
PRATO. Una lettera indirizzata al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara con oltre cento firmatari, tra cui 55 imprenditori di punta del distretto tessile di Prato, chiede «una radicale discontinuità nella gestione» dell’Istituto tecnico Buzzi. Tradotto: la rimozione del preside Alessandro Marinelli, “colpevole” di aver chiuso nel 2019 il laboratorio del Buzzi per presunte irregolarità nel funzionamento del laboratorio, che lavorava prevalentemente per le aziende private ed era arrivato a fatturare oltre 7 milioni di euro.
A raccogliere le firme è stato l’avvocato Aldo Godi e tra i firmatari c’è anche la presidente di Confindustria Toscana Nord, Fabia Romagnoli, il presidente di Confartigianato Moda Moreno Vignolini, oltre ai titolari di Beste, Manteco, Rifinizione Vignali, il gruppo Pointex-Alma. Insomma, l’imprenditoria che conta a Prato, in difesa della scuola che ha formato generazioni di periti tessili.
Una recente sentenza in appello della Corte dei conti ha assolto l’ex preside Erminio Serniotti dall’accusa di aver provocato un danno erariale di un milione.
«Signor ministro – scrivono i firmatari della lettera – contiamo su di Lei: ci restituisca il “nostro” Buzzi. I danni che si sono determinati ormai sono storia e indietro non si può tornare. Ma per il futuro si può fare molto, attuando una radicale discontinuità nella gestione, che dovrebbe tornare a essere più rispettosa delle peculiarità e dell’identità della scuola».
Ecco il testo della lettera:
«Gentilissimo Ministro Giuseppe Valditara,
gli scriventi, personalmente ma anche in rappresentanza delle rispettive aziende, desiderano portare alla Sua attenzione la propria insoddisfazione in relazione alla conduzione dell’Istituto Tecnico Statale “Tullio Buzzi” di Prato. La scuola è un cardine fondamentale sia del sistema educativo che dell’economia del territorio: per il distretto tessile pratese – il più grande d’Europa con 2.300 imprese, 18.000 addetti e un valore della produzione che supera i 3 miliardi di euro – l’istituto Buzzi è una risorsa irrinunciabile, la fonte delle competenze necessarie per portare avanti l’attività produttiva.
Ma è anche qualcosa di più: un punto di riferimento identitario, un’istituzione a cui Prato è legata da un rapporto che non esitiamo a definire di amore. Ebbene, negli ultimi 6 anni l’amore di Prato per questa scuola è stato messo a dura prova. Il trauma è arrivato con la chiusura improvvisa del laboratorio di analisi tessili conto terzi, il BuzziLab, nel settembre 2019: un atto, coinciso con il ricambio della dirigenza della scuola (è avvenuto lo stesso giorno dell’insediamento del nuovo Dirigente, ancora oggi in carica) che ha creato danni incalcolabili alle imprese che contavano su un servizio ormai consolidato, alimentato – peraltro – dalle imprese stesse attraverso collaborazioni e donazioni.
Anche questa attività scolastica, infatti, era oggetto, come tanti altri progetti e funzioni del Buzzi, di attenzioni forti e continuative da parte della comunità pratese. Danni altrettanto gravi sono stati procurati, a seguito della chiusura del laboratorio, alla scuola stessa: BuzziLab, anche grazie alle attività conto terzi, ha rappresentato per molti anni un modello di efficace sinergia tra la scuola e il sistema produttivo locale, riuscendo a dotarsi dei macchinari più all’avanguardia nel settore. Negli ultimi 5 anni prima della chiusura, BuzziLab ha prodotto entrate nelle casse dell’istituto per 7,3 milioni di euro, effettuando, tra le altre cose, verifiche, analisi e consulenze gratuite per Tribunali, Agenzia delle Dogane, Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza e Forze dell’Ordine di tutta Italia. Una risorsa spazzata via e mai più pienamente recuperata. Il laboratorio è stato poi sì riavviato, ma senza alcuna ambizione di eccellenza; la sua attività è ripartita, ma quando ormai erano venuti meno tutti gli accreditamenti e quando le figure tecniche che lo avevano reso un modello di efficienza non erano più disponibili. In sostanza, quando le condizioni ottimali per lo svolgimento del suo servizio erano ormai andate perdute. Il tutto per presunte irregolarità, smentite in sede giudiziaria: la Corte dei Conti Sezione Seconda Giurisdizionale Centrale di Appello, con la sentenza 170/2025 depositata il 22
luglio 2025, ha stabilito la piena legittimità dell’operato degli organi scolastici nell’istituzione e nella conduzione del laboratorio. Tale pronuncia è conseguente all’impugnazione da parte della Procura Regionale Toscana della sentenza della Corte dei Conti sez. Toscana n.269/2023, resa all’esito del giudizio promosso dalla medesima Procura nei confronti del precedente Dirigente Scolastico, di due professori e di un funzionario amministrativo. Molti dei sottoscrittori di questa lettera, assieme a numerosi altri colleghi, hanno anche firmato un esposto alla Corte dei Conti – ben prima della sentenza finale di cui è fatta menzione, ma ancor più appropriata alla luce di quest’ultima – per denunciare i danni provocati dalla chiusura del laboratorio. Quell’atto ingiustificato è stato il primo di un “nuovo corso” nella gestione della scuola che l’ha sfigurata e svilita. Non è più il “nostro” Buzzi, nonostante l’impegno grande e intelligente dei docenti e l’entusiasmo degli studenti. Nonostante, anche, la disponibilità che il sistema delle imprese ha continuato a manifestare e a concretizzare verso la scuola, senza tirarsi indietro di fronte a un clima che non piaceva ma che si è tentato – per quanto fosse un obiettivo impossibile in quel contesto – di riportare a quello di tempi migliori.
Signor Ministro, contiamo su di Lei: ci restituisca il “nostro” Buzzi. I danni che si sono determinati ormai sono storia e, al di là dell’eventuale e da noi auspicato riconoscimento dei danni in sede giudiziaria almeno per le vicende del BuzziLab, indietro non si può tornare. Ma per il futuro si può fare molto, attuando una radicale discontinuità nella gestione, che dovrebbe tornare a essere più rispettosa delle peculiarità e dell’identità della scuola, oltre che più coerente con la fisionomia, i bisogni e lo spirito del territorio.
Certi della Sua attenzione, Le porgiamo i migliori saluti».