Il giallo
Prato, l’ex preside del Buzzi non dovrà più restituire allo Stato oltre un milione di euro
Erminio Serniotti è stato assolto in appello dall’accusa di danno erariale in relazione alla gestione del laboratorio della scuola. La soddisfazione del sottosegretario Giorgio Silli
PRATO. L’ex preside dell’Istituto tecnico Buzzi, Erminio Serniotti, può tirare un sospiro di sollievo. La seconda sezione della Corte d’appello della Corte dei conti lo ha assolto dall’accusa di aver provocato un danno erariale nella gestione del BuzziLab, il laboratorio della scuola che fu chiuso nel 2019 perché lavorava prevalentemente per aziende private, con un fatturato che aveva raggiunto i 7 milioni di euro annui. Serniotti era stato condannato in primo grado, due anni fa, a risarcire lo Stato con un milione e 155mila euro. Ora in appello la sentenza è stata riformata a suo favore e nessuno sarà chiamato a restituire nulla. Altri tre imputati, tra cui il direttore del laboratorio Giuseppe Bartolini, erano già stati assolti in primo grado.
«Anni di attesa mentre la città perdeva pezzi. Anni di attesa per arrivare a una sentenza definitiva che in sintesi spiega che il Buzzi Lab era pienamente legittimato a lavorare – commenta dal Mozambico, dove si trova in missione, il sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli, ex “paglietta” del Buzzi – Una sentenza che ci dice che i professori che ci lavoravano dando lustro alla nostra città e al nostro distretto erano pienamente in linea con la legge e che ci dice che la chiusura del Buzzi Lab dalla sera alla mattina per mano del preside del Buzzi con l’avallo del dirigente scolastico regionale ha cagionato un enorme danno per la nostra città e il nostro distretto. Mi trovo in Mozambico in missione di governo ma trovo il tempo per esprimere a mezzo stampa la mia soddisfazione che rende giustizia a docenti dell’istituto, Bartolini e altri, che sono stati attaccati e vilipesi da giustizialisti di ogni tipo quando invece hanno contribuito a fare grande la nostra città. Sono felice che la giustizia abbia fatto il suo corso. Una battaglia che ho portato avanti fin dal primo momento sapendo che la chiusura del laboratorio non aveva nessun senso. Con buona pace anche di alcuni miei colleghi che hanno invece pensato bene di visitare la scuola quasi a voler giustificare la gestione scellerata della stessa, forse perché avevano qualcosa che li accomunava con il preside».