Il Tirreno

Prato

Il terremoto giudiziario

Prato, un altro indagato nell’inchiesta sulla sindaca e c’è attesa per quello che dirà Matteini Bresci

di Paolo Nencioni

	L'imprenditore Riccardo Matteini Bresci
L'imprenditore Riccardo Matteini Bresci

L’imprenditore rischia il carcere e lunedì 23 comparirà davanti al gip nell’interrogatorio di garanzia

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PRATO. Ora l’attesa, e per molti il timore, è che cosa potrà dire l’imprenditore Riccardo Matteini Bresci quando domani, lunedì 23 giugno, sarà interrogato dal gip di Firenze alla presenza dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia che lo hanno indagato per corruzione in concorso con la sindaca di Prato Ilaria Bugetti. All’indomani dello choc politico per le dimissioni della sindaca, le attenzioni tornano a concentrarsi sull’inchiesta dei sostituti Gestri, Nastasi e Boscagli, un’inchiesta che potrebbe presto allargarsi ad altri soggetti. E’ possibile infatti che ci siano altri indagati per i quali non è stato necessario chiedere misure cautelari. Uno è Alessio Bitozzi, rappresentante del Consorzio Progetto Acqua, che avrebbe fatto da tramite tra la sindaca Bugetti e Riccardo Matteini Bresci quando l’imprenditore era già stato messo agli arresti domiciliari per i favori ricevuti dall’ex comandante della Compagnia dei carabinieri.

Ma quello che potrebbe dire Matteini Bresci, già amministratore del Gruppo Colle di Cantagallo, fa paura a molti. Il ragionamento è semplice: per un imprenditore come lui, abituato a frequentare le stanze del potere politico ed economico, gli arresti domiciliari cui è stato sottoposto l’anno scorso nell’inchiesta che lo vedeva indagato insieme al comandante della Compagnia dei carabinieri sono stati certamente sopportabili, nella sua villa in cui si dice che abbia una cantina da centinaia di migliaia di euro; finire in carcere, che ora è un rischio concreto, fa tutta la differenza del mondo. Dunque potrebbe dire qualcosa che ancora non ha detto.

Che ci siano altri indagati lo si intuisce anche semplicemente leggendo le carte, ad esempio quando viene citata un’intercettazione telefonica tra Alessio Bitozzi e una dipendente del Comune di Prato, lei certamente non indagata. Se qualcuno ha intercettato quel telefono, il suo possessore doveva essere necessariamente indagato. Sono figure secondarie, al momento, perché altrimenti sarebbero finiti anche loro nella richiesta di applicazione delle misure cautelari, ma l’impressione è che l’inchiesta sia solo all’inizio. Finora sono state sentite decine di persone informate sui fatti, tra cui molti amministratori e dipendenti comunali. Il vice sindaco Simone Faggi è stato anche indagato per false informazioni al pubblico ministero. Gli contestano di aver negato cose che potevano aggravare la posizione della sindaca. Nel suo caso il procedimento penale rimarrà sospeso fino alla sentenza di primo grado che riguarda Bugetti e Matteini Bresci. Potrebbe ritrattare, ma sembra che non abbia intenzione di farlo perché ritiene di non aver detto bugie.

Intanto il Partito democratico cerca di rimettere insieme i cocci, impresa non facile, e i due principali schieramenti politici cominciano a pensare alle prossime elezioni comunali.

Sulla data ci sono due possibilità: la prima finestra elettorale utile, come dice la legge, è in autunno quando si voterà per la Regione, ma i tempi sono stretti e servirebbe un eventuale slittamento delle regionali alla prima settimana di novembre. Più probabile che si vada a primavera, tra il 15 aprile e il 15 giugno.

Il casting dei candidati è già partito e c’è anche un’ipotesi suggestiva, vale a dire un duello in due tempi tra l’ex sindaco Matteo Biffoni (Pd) per il centrosinistra e il giovane consigliere comunale Tommaso Cocci (FdI) per il centrodestra. Entrambi si candideranno alle elezioni regionali, ma potrebbero poi mettersi a disposizione per le successive comunali. Biffoni, che peraltro è ancora indagato per l’alluvione 2023, sembra il candidato naturale per un Pd che cerca di tirarsi fuori dalle secche, ma essendo un riformista dovrà prima convincere il segretario regionale Emiliano Fossi (possibile) e poi la segretaria nazionale Elly Schlein (più difficile).

Le alternative sono per il Pd l’ex assessora Ilaria Santi, già in predicato di candidatura a sindaca l’anno scorso, e per il centrodestra la deputata di FdI Chiara La Porta, che ha già detto di essere disponile se verrà chiamata: «Sono un soldato. Se il partito dovesse chiedermi di candidarmi non mi tirerei indietro».

In realtà nessuno dei due schieramenti, con l’estate di mezzo, può dire di avere un candidato in tasca e nonostante il centrodestra abbia interesse ad andare al voto il prima possibile, forse un rinvio conviene a entrambi. Un po’ meno alla città. 

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