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La resa della sindaca Bugetti a Prato: «Mi dimetto». I retroscena della decisione e cosa succede adesso

di Paolo Nencioni
Ilaria Bugetti
Ilaria Bugetti

Per la prima cittadina la Procura ha chiesto gli arresti: è indagata per corruzione. E ora anche il vice è finito nei guai

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PRATO. Ko all’ottavo round. Tanti sono i giorni in cui la sindaca di Prato, Ilaria Bugetti (Pd), ha provato a resistere ai colpi della tempesta giudiziaria che l’aveva investita venerdì scorso con l’accusa di corruzione in concorso con l’imprenditore Riccardo Matteini Bresci. Giovedì pomeriggio sembrava ancora salda sulle gambe nonostante la bagarre tra maggioranza e opposizione in consiglio comunale. Ieri, 20 giugno, ha ceduto di schianto, o meglio, come accade in certi incontri di boxe sbilanciati, dal suo angolo hanno gettato la spugna e lei ha firmato una lettera di dimissioni che apre la strada alle elezioni anticipate, probabilmente in primavera.

In 80 anni di storia non era mai successo e Prato, non solo la sinistra ma proprio tutta la città, è sotto choc. Arriverà un commissario prefettizio, una figura che qui finora si associava a posti come Casoria o Casal di Principe, non alla capitale italiana del tessile.

La spugna l’hanno gettata da Roma, quasi certamente dal Nazareno, dall’ufficio della segretaria nazionale Elly Schlein, che ha fatto un ragionamento di questo tipo: se deve succedere che la nostra sindaca vada agli arresti domiciliari e quindi sia di fatto costretta a dimettersi, come si prevedeva all’esito dell’interrogatorio cui sarà sottoposta lunedì 23 negli uffici della Direzione distrettuale antimafia, tanto vale farlo tre giorni prima, e che siamo noi a farlo. Non un’ammissione di colpa, dice lei: «La decisione è motivata dal profondo rispetto istituzionale che nutro sia verso l’ente Comune di Prato che verso la magistratura e dalla necessità di affrontare le imminenti fasi giudiziarie con la dovuta serenità, nella piena convinzione di poter dimostrare e documentare la totale estraneità rispetto agli addebiti che mi sono mossi e senza che il contestuale esercizio delle funzioni possa in alcun modo condizionare il confronto con l’autorità giudiziaria». Ma certamente una mossa che potrebbe evitarle gli arresti domiciliari, avendo tolto di mezzo il rischio di reiterazione del reato.

La decisione però è stata presa a Roma e in mattinata sono arrivati a Prato i due “messi” di Schlein, il deputato Marco Furfaro e il segretario regionale Emiliano Fossi, che si sono chiusi in una stanza con la sindaca e col segretario provinciale Marco Biagioni. Un’ora e mezza dopo, quando Ilaria Bugetti ne è uscita, raccontano di averla vista molto provata, come non lo era mai stata in questi otto giorni di “resistenza”, quando aveva continuato a tagliare nastri e presenziare a eventi. A mezzogiorno era ancora sul tavolo l’ipotesi dell’autosospensione, ma in ossequio alla legge di Murphy proprio in quei minuti è arrivata un’altra mazzata: un avviso di garanzia al vice sindaco Simone Faggi con l’ipotesi di false informazioni al pubblico ministero. Faggi era stato sentito in questi giorni dai magistrati fiorentini come persona informata sui fatti ed evidentemente qualcosa che ha detto, o qualcosa che non ha detto, li ha indotti a indagarlo. Così anche l’ipotesi dell’autosospensione è caduta, perché non ci sarebbe stato più nessuno a governare la città, e si sono aperte le porte alle dimissioni. La sindaca ha convocato una giunta straordinaria e ha informato gli assessori.

E ora?

Le dimissioni avranno efficacia tra 20 giorni, quando dovrà essere contestualmente nominato un commissario prefettizio, e anche questo lasso di tempo spiega perché probabilmente si voterà a primavera (i tempi sono stretti). Gli assessori sono andati via alla spicciolata con poca voglia di parlare e in piazza sono arrivati gli esponenti del centrodestra. C’era anche Gianni Cenni, battuto un anno fa da Ilaria Bugetti. Qualcuno ha festeggiato. Lui no: «Anche per me questa non è una bella giornata».

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