A Prato cade il tabù della mafia cinese: «C’è, iniziamo ad affrontarla»
La commissione parlamentare ha incontrato il procuratore Tescaroli (audizione secretata) e i vertici delle forze dell’ordine, servono rinforzi
PRATO. «Qui bisogna cominciare a ragionare di criminalità mafiosa cinese». Lo ha detto la senatrice del Pd Vincenza Rando, membro della Commissione parlamentare antimafia, e non sono parole del tutto scontate in una città come Prato, dove da tempo si dibatte sulla presenza della piovra gialla senza trovare pezze d’appoggio, almeno in termini di sentenze della magistratura. Ora è il momento di chiamare le cose con il loro nome, dice la senatrice Rando, che insieme ai colleghi Pietro Pittalis (Forza Italia) e Francesco Michelotti (Fratelli d’Italia) ha incontrato i vertici delle forze dell’ordine e il procuratore Luca Tescaroli. Lo stesso Tescaroli uscendo dalla Prefettura ha chiarito che la sua audizione è stata secretata e ha confermato di essere favorevole all’istituzione di una sezione distaccata della Direzione distrettuale antimafia, ma non è detto che si vada in questa direzione, già bocciata da un altro magistrato di spessore come Nicola Gratteri. Semmai è in campo l’ipotesi di creare un pool (di magistrati e polizia giudiziaria) da affiancare ai magistrati pratesi sui singoli casi, per esempio sulla “guerra della logistica” cinese. Tutto in alto mare, al momento.
La senatrice dem Rando è consapevole che non è facile applicare l’attuale normativa sulle associazioni di stampo mafioso a una mafia cinese che controlla una comunità anziché un territorio ma pensa che comunque esistano margini di manovra per intervenire. Allo stesso tempo, riconoscendo che probabilmente c’è stato un ritardo nella lettura di certi fenomeni, si appella anche agli italiani. «Voglio fare anche un invito all’imprenditoria sana e alle parti sociali – ha detto – Serve un loro ruolo attivo per contrastare le illegalità diffuse ed il lavoro sommerso. Prato è uno dei poli produttivi più importanti della Regione e abbiamo il dovere di accompagnare tutte le istituzioni nel lavoro di contrasto alla criminalità».
«A Prato abbiamo toccato con mano l’esigenza di una risposta forte dello Stato ai problemi di criminalità e sfruttamento del lavoro – ha aggiunto – La visita di oggi della commissione Antimafia, voluta dal Partito Democratico, ha consentito di portare alla luce problematiche che riguardano la città che avevano già visto la presa di posizione del procuratore Tescaroli e della sindaca Ilaria Bugetti. È emersa con forza la necessità di interventi per il contrasto delle infiltrazioni delle mafie cinesi dentro l’economia cittadina». «Accanto al lavoro inquirente – ha concluso – ci sono molti altri aspetti, emersi durante le audizioni di oggi, che non devono essere sottovalutati. Il fenomeno che caratterizza una parte dell’economia cittadina è lo sfruttamento del lavoro».
Parlano anche gli esponenti di FdI. «Stiamo lavorando a una proposta di legge che allarghi la protezione personale ai pentiti stranieri, anche di origine orientale – dicono gli onorevoli Chiara La Porta e Francesco Michelotti – Cosa non facile sulla quale gli uffici giuridici e immigrazione del nostro partito stanno lavorando per portarla in parlamento». Allargare la protezione sul cambio d'identità , con annesse le altre possibilità di proteggere i pentiti di mafia, diventa la leva, la chiave di volta, sulla quale i due parlamentari intendono lavorare «per cambiare sostanzialmente la situazione, grave e pericolosa, che questa città sta vivendo».
«Siamo di fronte ad un fenomeno accertato – ha precisato l'onorevole Francesco Michelotti – ossia che la mafia cinese c'è, è radicata nel tessuto sociale e economico di Prato e che è tra l'altro centro e punto di ramificazione internazionale». «Da 30 anni, una certa politica pratese ha voluto nascondere il problema per cercare di non dare una brutta immagine della città. Adesso la situazione è ben più grave di anni fa – accusa La Porta – Secondo le inchieste di trasmissioni televisive, Prato è fulcro di ricettazione internazionale di droghe che passano dalla mafia cinese. Non stiamo parlando di contraffazione di una borsa fashion, ma di traffico internazionale di droghe».
«Una mafia, quella cinese – aggiunge Michelotti – che tra l'altro vive e si sviluppa tutta al proprio interno e che non entra in contrasto con altri fenomeni o associazioni criminose. Se ci sono faide o contrasti sono tutti in seno alla comunità cinese. E questo ci fa capire coma la mafia cinese sia punto nevralgico, punto di riferimento per altri cartelli della malavita. Il fenomeno pratese si irradia a livello internazionale ed è un vertice apicale che si irradia ben oltre il nostro Paese». Nell'incontro con la stampa di ieri pomeriggio, l'onorevole Chiara La Porta ha sottolineato che «fino all'anno scorso a Prato era un tabù parlare della presenza della mafia cinese. Quello che diciamo oggi è, quindi, un fatto doppiamente importante».