Prato, difficile trovare un cuoco che lavori nei festivi: noto ristoratore getta la spugna
L’Antilope chiude dopo 66 anni: «Troppo lavoro, abbiamo bisogno di staccare e voglio farlo nel momento in cui l’attività va bene»
PRATO. Chiude il ristorante “L’antilope” in via Pistoiese e chiude per troppo lavoro. Strano a dirsi, ma è così. Emanuele Masi, classe 1961, la moglie e il figlio sabato 3 agosto diranno addio alla creatura messa in piedi nel 1958 dal padre di Emanuele; una licenza del tempo che andava dall’alimentari, alla rosticceria fino alla ristorazione oggi con quasi 100 coperti. Un locale diventato punto di riferimento negli anni per gli amanti della cacciagione, dei funghi porcini e del tartufo, «materie prime presenti tutto l’anno», dice Emanuele.
Dietro alla decisione definitiva di chiudere, una questione su tutte; troppo lavoro, troppe richieste e troppa difficoltà a trovare personale: «In cucina siamo io e mia moglie a guidare tutto, abbiamo una decina di persone fra personale a tempo indeterminato e a chiamata. Ma adesso dopo tanti anni abbiamo davvero bisogno di staccare».
Inoltre, i titolari hanno trovato molte difficoltà a trovare un cuoco, soprattutto uno che accetti di lavorare anche la domenica e nei festivi. Un segno dei tempi.
“L’antilope” è famoso non solo per la cucina interna, ma anche per l’asporto del cibo considerato il loro gira arrosto a legna e per molti pratesi la domenica è stato appuntamento fisso per comprare il pollo arrosto. «Oggi è davvero troppo il lavoro e la richiesta, e io che adesso sono in pensione ho deciso con mia moglie di prendere la decisione. Ho e abbiamo bisogno di staccare meritatamente e voglio chiudere nel momento in cui l’attività va bene», ripete Emanuele Masi.
Insomma una crisi di crescita, alla quale Masi e la sua famiglia, compreso il figlio, rispondono con una decisione opposta. «Abbiamo sempre chiuso alcune settimane ad agosto come è nella nostra tradizione. I clienti lo sanno. Questa volta chiudiamo il 4 agosto e non riapriremo. Qui abbiamo sempre cucinato, come fu fin dall’inizio con mio padre, carne di cinghiale, daino, cervo e antilopi. Poi con gli anni avevamo messo su anche la pizzeria e nel frattempo è sempre andata avanti la rosticceria da asporto anche se eravamo diretti alla ristorazione vera e propria», prosegue il patron del ristorante.
«Arrivati ad una certa età non è semplice star dietro ad ogni cosa e soprattutto ai collaboratori, a chi manca all’ultimo momento, a chi ha necessità varie e alle quali ho sempre dovuto rispondere io. È una decisione drastica, lo comprendiamo, ma necessaria per riprendere vita, staccare dopo tanti decenni», spiega ancora Masi. Intanto, dallo scorso 1° luglio i dipendenti del ristorante sono stati avvertiti della chiusura del locale, e sono state avviate le procedure per la liquidazione di fine rapporto lavorativo e di rioccupazione. Per molti clienti affezionati dell’“Antilope”, data anche la sua caratteristica gastronomica non proprio comune oggi in città, resta il vuoto del pranzo di domenica o della cena serale nel ristorante di via Pistoiese. «Anche qui sono cambiate molte cose nel tempo – dice il ristoratore – Via Pistoiese adesso è tutta un’altra realtà. Abbiamo sempre avuto molti clienti orientali ai quali, come è nei loro gusti, abbiamo offerto una sempre più alta qualità di vini. Adesso, dopo aver chiuso, vedremo cosa fare e se ci sarà qualcuno intenzionato a riprendere l’attività. Per il momento, come ho spiegato anche ai clienti storici, dal 4 agosto staccheremo anche noi per troppo lavoro».