La rabbia dei soci: «Ci hanno venduto solo carta straccia»
Prevalgono i contrari alla linea dell’istituto di credito ma c’è anche qualcuno favorevole alla ricapitalizzazione
PRATO. Rabbia, dolore, rassegnazione. Sono i sentimenti che serpeggiano tra i soci della Banca popolare di Vicenza, dopo l'assemblea al Politeama. Antonio, pensionato sessantenne, dice di non aver creduto all'intervento del direttore generale Iorio, che ha chiesto di stipulare un nuovo patto per procedere alla ricapitalizzazione e alla quotazione in borsa di Bpvi. «Come si fa a credergli? - dice sconsolato - io non lo faccio più. Mi hanno fatto acquistare prodotti finanziari tossici ed ora mi ritrovo con un pugno di mosche in mano». Il rapporto fiduciario con BpVi e in particolare con la sede di San Giorgio a Colonica è definitivamente interrotto: «Voglio togliere i pochi risparmi rimasti, ma quale ricapitalizzazione». E sono in tanti i vecchi soci a pensarla così: «Noi gli abbiamo dato i soldi e loro ci hanno dato carta straccia, avrebbero dovuto metterci le loro liquidazioni» rincara la dose Franca, indiavolata con i vertici della banca. «Ventimila euro di azioni, qui non si recupera niente nonostante le promesse di rifonderci» ripete Emanuele quarantenne professionista scettico con il programma prospettato da Iorio. E pure Rossano, settantenne socio e dipendente, tira le orecchie ai capi: «Alla sede di Galciana è da tanto che si respira quest'aria di disfatta. La fiducia non si guadagna con le parole ma con i fatti». C'è anche qualcuno che prova a tenere aperto uno spiraglio con la direzione: «Penso che ci dica la verità, la banca non può fallire - ci crede Sergio, 60 anni, commerciante - Quanto a recuperare i soldi investiti, voglio dare una possibilità a questa direzione, non credo che alzare il livello dello scontro adesso possa aiutarci». E Tommaso, architetto di mezza età, stronca l'esposizione dei vertici della banca: «Ma quale aumento di capitale... Come si fa ad aver ancora fiducia? Mi sarei aspettato le dimissioni del Cda e invece niente. Far pesare sui soci il rilancio della banca è folle, dopo una gestione dall'alto quantomeno discutibile». Una carrellata di rabbia e sconforto che non lascia scampo, i soci pratesi di BpVi non hanno più fiducia e intendono guardare altrove.
Intanto in teatro parla con toni più pacati Sauro Bessi, ex dipendente di CariPrato: «Io sono tra quelli che hanno votato contro l'arroganza della precedente gestione, è una magra soddisfazione. Qui ora si tratta di decidere se perdere tutto o tentare di recuperare in 20, 30 o 40 anni, non per me ma per i miei figli. Per questo credo sia giusto percorrere la strada della ricapitalizzazione. Però dovete togliervi l'arroganza di dosso e intanto riportare i quadri della galleria degli Alberti a Prato».
«Sono fiducioso sui quadri a Prato - ha risposto Iorio - ma vorrei fare le cose anziché dirle». Una voce dalla platea ha messo in dubbio che i quadri siano ancora a Vicenza. Il direttore generale ha ricordato che la banca ha messo 150 milioni a disposizione dei "tavoli di conciliazione" e che lui e il presidente Dolcetta non possono mandare via i vecchi dirigenti che sono rimasti nel consiglio di amministrazione. E' stata poi la volta di un piccolo imprenditore edile: «Non ho paura a dirlo, sono stato truffato per 50.000 euro. Mi sono visto concedere fidi per l'acquisto di azioni che poi sono diventate carta straccia mentre il settore edile crollava, e mi trovo in tasca 25.000 euro di obbligazioni che non posso riscuotere, e sono stato uno dei pochi imbecilli che non hanno tolto i soldi dal conto. Ora ho bisogno di garanzie da voi».