Centro tessile italo-cinese, Confindustria perplessa
L’Unione industriale pratese, con una nota, ribadisce le proprie perplessità sull’operazione condotta dalla Regione e pone le domande per poter sciogliere i propri dubbi
PRATO. “Sulle intenzioni non solo non si possono istruire processi, ma nemmeno formulare illazioni gratuite”. Comincia così la nota dell’Unione industriale di Prato, nel commentare la sottoscrizione del protocollo di intesa fra la Regione Toscana ed il console cinese per la costruzione di un centro di ricerca sul tessile italo-cinese.
“Durante l'incontro per la costituzione della nuova società mista sino-pratese per la ricerca nel tessile, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha dichiarato che tutte le perplessità delle associazioni di categoria sono superate - continua la nota di Confindustria - affermazione infondata, almeno nel caso dell'Unione Industriale Pratese”.
“Da parte dell'Unione non c'è stato alcun pronunciamento in questo senso, e non avrebbe neanche potuto esserci: l'associazione infatti, pur interpellata sull'argomento in tempi remoti, non è stata informata sugli sviluppi recenti dell'operazione. E' stata solo invitata in Regione, dove - per cortesia e rispetto istituzionale - siamo stati presenti - continua Confindustria - Le poche informazioni di cui disponiamo sono giunte per vie informali e su nostra richiesta; all'associazione di rappresentanza delle industrie di Prato non è pervenuto nessun supplemento di documentazione rispetto a quello che è circolato sugli organi di informazione. Né l'incontro-cerimonia consentiva di chiedere spiegazioni”.
E poi la nota di Confindustria elenca i dubbi che ha su questo centro di ricerca. “Quale sarà l'operatività effettiva di questo soggetto? Chi farà cosa e come, visto anche il carattere ancora di "scatola vuota" del contraente pratese, cioè il Creaf? - si legge nella nota - Che assetti potrà darsi e quali vantaggi potrà portare a Prato un soggetto così asimmetrico dal punto di vista societario, con il contraente italiano costituito appunto dal Creaf e il contraente cinese rappresentato non da una università o da un centro di ricerca ma da un'impresa privata, la Whenzhou Garment Development ltd co?”
E aggiunge, “Positivo il recepimento dell'indicazione data dall'Unione di lavorare su fibre e materiali: ma come si pensa di sviluppare utilmente per Prato questo filone di ricerca senza alcun programma definito (almeno, che si sappia ad oggi) di coinvolgimento delle imprese locali? Positiva anche l'idea di lavorare per certificare a Prato i prodotti esportati verso la Cina, tenuto conto delle barriere e degli ostruzionismi esistenti: ma quali garanzie esistono circa la fattibilità di questo progetto sul piano delle normative cinesi, ad oggi non compatibili con operazioni del genere?”
Ed infine la conclusione: “Quando ci saranno risposte a queste e a tante altre domande che avremmo voluto e vorremmo porre, allora e solo allora l'Unione Industriale Pratese potrà confermare o meno di aver effettivamente superato le proprie perplessità sull'operazione”.