Oltre 80 reperti archeologici trovati dai carabinieri in una casa in provincia di Pisa
Tutto è partito da una segnalazione: poi l’intervento dei carabinieri del nucleo tutela del patrimonio culturale
GUARDISTALLO. I carabinieri del nucleo tutela del patrimonio culturale di Firenze hanno recuperato a Guardistallo e consegnato alla Soprintendenza 84 reperti archeologici. L’attività investigativa è partita dopo una segnalazione sulla presenza di numerosi beni storici all’interno di un complesso immobiliare.
I successivi accertamenti, condotti con l’ausilio dei militari della compagnia di Volterra e alla stessa Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno, hanno permesso di appurare l’autenticità dei reperti archeologici e, quindi, essendo privi di documentazione sulla lecita provenienza, di sequestrarli immediatamente.
In particolare, l’esame tecnico-scientifico condotto da funzionario archeologo della Soprintendenza, ha stabilito che i reperti appartengono a un periodo cronologico che va dal VII secolo avanti Cristo al VII secolo dopo Cristo. Secondo quanto appreso, gli antichi manufatti si possono collocare all’interno di due grandi gruppi: ceramica apula, ionica e attica, appartenenti ad un unico contesto funerario; ceramica etrusca di ambito ceretano probabilmente appartenenti allo stesso corredo funebre.
I beni costituivano parte di una collezione ricevuta per eredità, presumibilmente acquistati illegalmente negli anni Settanta e Ottanta. In base a quanto accertato nel corso delle indagini, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Livorno ne ha disposto la restituzione proprio alla Soprintendenza. L’attuale normativa attribuisce allo Stato la proprietà degli oggetti di interesse artistico, storico e archeologico rinvenuti sotto terra o in mare a partire dall’anno 1909. Dopo tale data il possesso di reperti archeologici è ritenuto lecito solo in presenza di documenti o altri titoli che ne attestino il regolare acquisto o lascito ereditario, oppure di consegna dei suddetti reperti da parte dello Stato quale quota parte del premio di rinvenimento. L’operazione è avvenuta nell’ambito dei vari accertamenti relativi al 2024 in cui è stato registrato un incremento dei reati contro il patrimonio culturale in Toscana, 28 casi contro i 23 rilevati nell’anno precedente.