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L’accoglienza nasce a tavola. «Impariamo ad aprire le porte»

Il momento conclusivo dell’iniziativa nella chiesa di Ponsacco
Il momento conclusivo dell’iniziativa nella chiesa di Ponsacco

Ancora un successo per l’iniziativa di don Zappolini

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PONSACCO. Ancora una volta la “sfida” dell’accoglienza alle porte del Natale è stata vinta: sono stati più di ottanta i partecipanti all’edizione 2024 di “Indovina chi viene a pranzo” l’iniziativa ideata da don Armando Zappolini e dal diacono Tommaso Giani che già lo scorso anno aveva ripreso a pieno regime dopo la sospensione imposta dal Covid.

Un’idea semplice ma folgorante, quella rivolta alle famiglie delle comunità di Ponsacco, Gello, Treggiaia e Val di Cava che hanno avuto la possibilità di ospitare o di essere ospitati per il pranzo di ieri.

L’organizzazione guidata da don Armando, parroco di Ponsacco e direttore della Caritas diocesana di San Miniato, ha poi provveduto ad “accoppiare” domanda e offerta, informando chi aveva scelto di essere ospitato sull’indirizzo a cui andare chiedendo però di mantenere il segreto per non rovinare la sorpresa attorno al tavolino.

E anche quest’anno la sopresa c’è stata. Per chi alle 12,30 di ieri ha suonato il campanello di una casa nella quale mai era entrato e per chi è andato ad aprire la porta.

Una comunità che ogni Natale si allarga sempre un po’: «Quest’anno – spiega don Zappolini – hanno partecipato famiglie nuove. Ma c’è anche una sorta di “zoccolo duro” che vive questa iniziativa come un’esperienza che introduce al Natale».

Un’esperienza personale, innanzitutto. Ma anche un piccolo esperimento (se si può chiamarlo ancora così) che ha un significato sociale e politico, nel senso più ampio e più nobile che si può dare a questo termine.

«È bello – ragiona infatti don Armando – ritrovare il piacere di accogliere qualcuno in casa non solo in una situazione di emergenza»,

Negli ultimi anni, infatti, l’accoglienza è stata declinata quasi sempre nel senso di risposta alle crisi: quella dei migranti, o quella della guerra tra Russia e Ucraina. Ma, spiega don Armando, esiste anche un’accoglienza “ordinaria” che è bello e giusto riscoprire.

Il pranzo di ieri ha avuto il suo momento finale, per tutti i partecipanti, nella chiesa di Ponsacco che don Armando con i suoi sette aiutanti ha liberato dalle panche per prendere il caffè che è stato servito da Giovanni Impastato, fratello di Peppino, l’attivista siciliano ucciso dalla mafia nel 1978. Lì, davanti alle immagini delle passate edizioni, i partecipanti hanno potuto raccontarsi impressioni e curiosità.

E tanti di loro – c’è da scommetterlo – saranno in prima fila per partecipare all’edizione 2025.

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