Il Tirreno

Pontedera

Durante dei lavori

Volterra, scheletro medievale tagliato in due da tubi per la telefonia

di Andreas Quirici
Volterra, scheletro medievale tagliato in due da tubi per la telefonia

La scoperta nel cantiere di Asa a San Michele

15 marzo 2023
3 MINUTI DI LETTURA





VOLTERRA. Una foto che non ha bisogno di molte spiegazioni. Ma che rimanda a un tema molto discusso che riguarda le opere pubbliche, soprattutto in luoghi ricchi di storia come Volterra. E l’immagine ritratta da Elena Sorge, funzionaria della Soprintendenza, ente guidato da Valerio Tesi, la dice lunga su quanto sia importante l’attività di assistenza da parte degli archeologi nelle attività di scavo per lavori ai cosiddetti sottoservizi.

È stato proprio per la valutazione della presenza di eventuale reperti che, nell’estate 2015 durante un intervento del Consorzio bonifica vicino al cimitero di Porta Diana che è stato scoperto l’anfiteatro romano. Ma ieri in piazzetta San Michele – che prende il nome dall’omonima chiesa – durante lavori del gestore idrico Asa, è stato trovato uno scheletro risalente al Medioevo. «Un fatto piuttosto normale in contesti come Volterra – dice Sorge – dove si trovano spesso sepolture di fronte alle chiese. Ma questa volta c’era un elemento che spiega molto dell’evoluzione subita dai lavori pubblici in Italia».

Già, perché sullo scheletro trovato a ridosso del cuore della città etrusca, sono stati fatti passare due tubi. «Crediamo sia stato un lavoro fatto negli anni Ottanta per il passaggio di cavi telefonici – riprende l’archeologa e direttrice scientifica dello scavo per far riemergere l’anfiteatro romano – . In quegli anni non facevamo assistenza per interventi di questo tipo. Ma ora si, e i risultati si vedono».

Perché Elena Sorge sottolinea un aspetto per niente secondario. Effettuare un lavoro nel sottosuolo di tantissime città e paesi in Italia può diventare un’opportunità per scoprire ulteriori reperti. A volte non si trova niente e l’intervento può proseguire. Ma la presenza degli archeologi nei cantieri o la necessità di una verifica da parte di esperti non è sempre vista in maniera positiva. Spesso si accusano di far ritardare la ripresa delle operazioni, facendo rientrare questa attività nelle lungaggini burocratiche di cui è vittima l’Italia.

E nello «sfogo da archeologa» di Elena Sorge c’è proprio questo argomento: «Quando ci chiediamo perché bande di persone malvestite e caschettate, gli archeologi, seguano le operazioni di posa in opera di cavi del telefono piuttosto che della luce ecco, andrebbe chiesto un parere a questo povero signore o povera signora medievale che una trentina di anni fa si è visto asportare di netto il bacino dalla posa in opera di un cavo del telefono».

Intanto lo scheletro è stato rimosso e preparato per il restauro e la sistemazione in qualche deposito per un eventuale approfondimento. Resta lo scempio compiuto qualche anno fa da qualche responsabile più o meno ad alti livelli che nel cantiere di piazzetta San Michele, pur davanti all’evidenza, ha preferito andare avanti col proprio lavoro senza informare nessuna autorità competente della presenza di uno scheletro antico nel luogo in cui venivano effettuati lavori per i sottoservizi.


 

Primo piano
Il caso

Fiat Topolino sequestrate a Livorno, Stellantis si difende e annuncia: «Toglieremo gli adesivi»