Il Tirreno

Pisa

La tragedia

Pisa, Alessandro ha sparato quattro volte per uccidere Samantha. Spunta la confessione prima di morire: «Lui ha le visioni»

di Sabrina Chiellini

	Da sinistra: Samantha Del Gratta, Alessandro Gazzoli e Gabriella Del Cistia
Da sinistra: Samantha Del Gratta, Alessandro Gazzoli e Gabriella Del Cistia

Emergono altri dettagli del femminicidio di Sant’Ermete: la vittima si era confidata con la madre

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PISA. Il giorno prima di essere uccisa Samantha Del Gratta, 45 anni, madre di due figli di 20 e 17 anni, era stata a casa della mamma, Gabriella Del Cistia. Era il suo ultimo sfogo ma lei non lo sapeva. «Ha le visioni, controlla se qualcuno entra in casa. È geloso, ossessivo, sospetta di tutto. Sono stanca, non ce la faccio più, ora basta».

Segregazione e confessioni prima dell’esecuzione

Si era lamentata altre volte, ma ogni crisi era stata superata. Una donna resiliente, molto legata ai figli. Invece poche ore dopo il compagno Alessandro Gazzoli, 50 anni, guardia giurata, l’ha uccisa sparandole quattro colpi di pistola, come a volerla cancellare dalla sua vita. Come ultimo atto l’uomo si è sparato alla testa lasciando figli e familiari nella disperazione. Una tragedia consumata negli anni. Da circa due mesi la guardia giurata trascorreva le giornate a casa: il datore di lavoro gli aveva chiesto di smaltire le ferie arretrate. Una montagna di giorni, quasi sette mesi, stando a quando si è appreso. Era arrivato il momento di staccare, di riposarsi. Dietro a questa decisione ci sarebbero stati alcuni comportamenti “insoliti” della guardia giurata: niente di grave o che lasciasse pensare a questo triste epilogo.

I racconti degli amici

«Era sempre più nervoso – confida un amico –. Non era un violento anche se a volte poteva sembrare un po’ spaccone, faceva il piacione con tutti». Se i colleghi si sono chiusi nel silenzio, tra i conoscenti della coppia qualcuno pian piano comincia a lasciarsi andare. «Che dire? – risponde un amico – Se ci fossero state anche solo delle minime avvisaglie, lo avrebbero sospeso dal servizio e avrebbero fatto una segnalazione». Niente di tutto questo, tanto che Gazzoli aveva ancora la pistola che usava in servizio. «Erano entrambi molto riservati, lui geloso in maniera ossessiva. Litigavano sempre per la gelosia. Eppure anni fa c’erano state chiacchiere sul suo conto, forse un’altra frequentazione. Poi tutto era rientrato». Particolare questo del tutto sconosciuto ai familiari di Samantha. Da lei mai una parola, se non i racconti sulle ossessioni dell’uomo. Samantha, anno dopo anno, aveva messo al primo posto la famiglia. Tutto potrebbe essere precipitato quando l’uomo ha capito che stava perdendo tutto, che una serie di suoi comportamenti avevano convinto la donna a lasciarlo. Impossibile per lui da accettare: così le ha sparato quattro volte colpendola alla testa e nella parte superiore del corpo.

Cosa dice l’autopsia

La conferma arriva dalle prime indicazioni dell’autopsia eseguita. La procura – il caso è seguito dal sostituto procuratore Egidio Celano – ha disposto il sequestro anche della salma dell’uomo disponendo i relativi accertamenti medico-legali, partendo dalla vittima del femminicidio. Il delitto è avvenuto nella camera da letto dove sono state trovate le due vittime. L’altra indicazione arrivata dall’esame medico legale è che la donna è stata raggiunta dai colpi mentre era in movimento, un dettaglio che fa ritenere agli inquirenti che la vittima abbia cercato di sfuggire agli spari, probabilmente durante l’ennesimo litigio. Un silenzio incredulo e di sgomento c’è tra i vicini di casa. All’ingresso del condominio di via Ferdinando Agostini della Seta due mazzi di fiori ricordano a chi passa che quello è il luogo della tragedia. Poco distante, nelle case popolari, abita la famiglia dell’omicida. Nessuno aveva immaginato, così sembra, l’ombra della gelosia che da anni stava camminando insieme alla coppia. La squadra mobile della questura è al lavoro per mettere a fuoco meglio il movente. Il rispetto per il dolore prevale su tutto. Al momento l’avvocato della famiglia della vittima, Giuseppe Carvelli, non ha intrapreso alcuna azione legale. Curatore del figlio minore è l’avvocata Lucia Barsacchi.

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