Il Tirreno

Pisa

«Leopolda presidio sociale ma va sottratta al degrado»

di Francesco Loi
«Leopolda presidio sociale ma va sottratta al degrado»

I gestori dopo l’aggressione a Capuzzi: spazi abbandonati da riaprire

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PISA. «Se la Leopolda rappresenta una risorsa preziosa per il quartiere di Porta Fiorentina, occorre riconoscere che il perimetro di sicurezza si sta restringendo». Così la Casa della Città Leopolda, attraverso il suo presidente Martino Alderigi, dopo l’aggressione domenica sera subita da Valerio Capuzzi, componente dell’ufficio di presidenza del cartello di associazioni e organizzatore del Pisa Vintage. Capuzzi è stato colpito al volto dai vetri di una bottiglia andata in frantumi dopo essere stata lanciata da due malviventi in fuga. «La Casa della Città Leopolda – dice Alderigi – desidera esprimere massima solidarietà e sostegno a Valerio, tutt’ora scosso dallo spavento e dalle ferite. Un episodio segnale di una crescente difficoltà».

I due malviventi sono fuggiti dopo essere entrati nella casa del custode dell’ex mercato ortofrutticolo, attualmente assegnata dal Comune all’erede dell’ultimo custode. I malviventi si sono introdotti dalla finestra sul retro approfittando del buio causato dalla mancanza di corrente. «Questo episodio rende doveroso aprire una riflessione sugli spazi inutilizzati della Leopolda, che stanno andando in malora e che avrebbero bisogno di rilevanti interventi di manutenzione», sottolineano le associazioni.

Accanto alla casa del custode si trova lo storico ristorante della Leopolda, chiuso da tempo. «Se fosse rimesso in funzione, oltre ad offrire opportunità lavorative, potrebbe garantire un importante presidio sociale nel tratto che collega piazza Guerrazzi a via Cattaneo», dice Alderigi facendo riferimento a un quartiere con le sue problematiche sociali e connesse comunque alla confinante zona Stazione. «Se l’emergenza Covid-19 ha sconsigliato nuove iniziative imprenditoriali – aggiunge – è forse giunto il momento di trovare una soluzione, cercando il coinvolgimento degli operatori della ristorazione».

Una riflessione specifica merita lo spazio della ludoteca. «Fino al 2013 – prosegue il presidente della Casa della Città Leopolda – è stata un punto di riferimento per bambini e ragazzi, anche a rischio di esclusione sociale. Ogni giorno, mattina e pomeriggio, lo staff degli educatori coinvolgevano decine di partecipanti in giochi e laboratori. La scelta assunta dall’ultima giunta di centrosinistra di ridurre l’orario di apertura e cancellare il progetto educativo promosso dalla Casa della Città Leopolda ha innescato un processo di progressivo impoverimento, che ha condotto verso la completa chiusura decretata nel 2019». Oggi i locali sono sporchi, abbandonati, soggetti a infiltrazioni d’acqua. «I genitori che all’uscita delle vicine scuole elementari si riuniscono di fronte alla ludoteca, mentre osservano increduli gli ambienti vuoti, ci chiedono perché sono chiusi e se possiamo fare qualcosa, non comprendendo la scelta di scorporare la ludoteca dal complesso in cui è collocata».

Sulla terrazza si trovano i locali, anch’essi abbandonati, che ospitavano fino al 2019 la bottega di filiera corta, «la cui concessione non è stata rinnovata – spiega Alderigi – a causa dell’affitto annuale, pari a 22mila euro, non più sostenibile».

Verso via Vespucci si trova la residenza studentesca assegnata all’Azienda per il Diritto allo Studio. «Più volte abbiamo chiesto sia all’ufficio residenze sia alla direzione lavori pubblici comunali un intervento di manutenzione che permettesse di completare le opere di sistemazione del piazzale – dice ancora Alderigi –. Nell’area, un tempo occupata da un piccolo campo da calcio, sono ancora presenti i cartelli abbandonati dalla ditta che ha costruito la residenza. Gli studenti universitari raccontano di avere paura a rientrare la sera a causa della mancanza di illuminazione nel tratto che conduce dal cancello alla residenza. Gli studenti sono anche spiacevolmente colpiti dal degrado in cui si trova l’area della cisterna, oggi occupata dai ripetitori della telefonia mobile, dove è cresciuta una vegetazione spontanea infestante che sta ricoprendo la cancellata, ormai pericolante, e gli stessi piloni della cisterna».

Invece gli altri spazi della Leopolda (il salone storico, la palazzina, la sala prove e il piazzale) sono costantemente pieni di attività, la cui vivacità riesce a nascondere, almeno parzialmente, le zone chiuse e degradate.

«Non sarebbe preferibile – propone Alderigi – utilizzare, almeno per un anno, le risorse che la Casa della Città Leopolda indirizza verso il pagamento del canone annuale richiesto dal Comune di Pisa, pari a 110mila euro, per rimettere in funzione gli spazi della Leopolda abbandonati o degradati? Le associazioni sono disponibili e sarebbero liete di impegnarsi verso nuovi obiettivi, lasciando alle spalle polemiche e discussioni improduttive».

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