Il Tirreno

Il racconto

Piombino, salvata dall’arresto cardiaco al porto – Gli eroi sono Stefano e un infermiere: «Quelle urla disperate del figlio»

di Luca Centini

	Gli attimi del salvataggio e Stefano Bogana
Gli attimi del salvataggio e Stefano Bogana

La ricostruzione del salvataggio che ha fatto riprendere conoscenza a una 79enne che stava per imbarcarsi: «Ci siamo subito dati da fare, il defibrillatore è stato decisivo»

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PIOMBINO. Ha sentito le urla provenire da una delle auto incolonnate nel piazzale del porto, in attesa del traghetto per l’Elba. È una questione di attimi. Stefano Bogana, piazzalista della Moby-Toremar, non ha avuto tempo per pensare. Ha agito di istinto, così ha raggiunto di corsa il totem con il defibrillatore semiautomatico ai piedi del Molo 8.

Una catena di gesti che salva una vita

È solo il primo e decisivo gesto di una catena di dettagli e buone azioni che hanno impedito a una sonnolenta domenica mattina (quella del 7 dicembre, ndr)sul porto di Piombino di trasformarsi in una tragedia. Sì, perché se l’addetto della Moby - Toremar non fosse stato pronto, se tra i passeggeri in attesa della nave per l’Elba non vi fosse stato un infermiere e se i piazzali del porto non fossero attrezzati dall’Autorità di sistema portuale dell’Alto Tirreno con i defibrillatori, saremmo qui a raccontare una storia diversa. E una donna di 79 anni, andata in arresto cardiaco mentre era in partenza da Piombino per raggiungere con i familiari la seconda casa sull’isola, non sarebbe stata salvata.

Le parole di Stefano 

«Guardi, non ho fatto mica niente di particolare, solo quello che dovevo. Sono andato a prendere il defibrillatore, sapevo dove era, l’ho portato a chi stava rianimando la donna nel piazzale». Stefano Bogana, addetto agli imbarchi per le compagnie di navigazione Moby Toremar, è quasi in imbarazzo, quando Il Tirreno lo incontra di fronte alle biglietterie del porto di Piombino. Una manciata di minuti prima è nel piazzale 8, in attesa dell’attracco della motonave Oglasa in arrivo da Portoferraio. Stacca i biglietti, dà indicazioni agli automobilisti. Poi, sente le urla provenire da una delle auto ferme: «Era il figlio della donna – racconta Bogana – urlava e chiedeva aiuto. La signora non era cosciente, non reagiva».

La macchina dei soccorsi

La donna viene portata fuori dall’auto e stesa a terra. Non c’è tempo da perdere. Il piazzalista corre verso il totem e prende il defibrillatore semiautomatico, nel frattempo avverte il centro di controllo dell’Autorità di sistema portuale e il 118. Si mette in moto la macchina dei soccorsi. Ancor prima dell’arrivo dell’ambulanza della Croce Rossa di Piombino con il medico a bordo, la 79enne viene massaggiata da un infermiere, anche lui in attesa di imbarcarsi. Accorrono gli addetti della Port Security e Stefano Bianco, il responsabile della security nei porti dell’Adsp, segue da vicino le operazioni.

Il defibrillatore e la ripresa della donna

Il primo a utilizzare il defibrillatore è l’infermiere, poi le manovre proseguono dopo l’arrivo dell’ambulanza. «Per fortuna la signora si è ripresa, l’infermiere è stato bravo, è riuscito a salvarla – prosegue il piazzalista della Moby – io le tastavo la caviglia per capire se si sentiva il battito». La paura è stata grande, ma per fortuna la tragedia è stata scongiurata. La signora, dopo aver ripreso conoscenza, è stata portata al pronto soccorso di Villamarina per essere sottoposta ad accertamenti».

L’importanza dei defibrillatori in porto

Il corretto funzionamento della catena dei soccorsi e le attrezzature a disposizione del porto, dove specialmente in estate transitano migliaia di passeggeri, sono elementi che sono risultati decisivi. «Non possiamo nemmeno immaginare che cosa sarebbe accaduto se non fosse intervenuto prontamente il piazzalista della Moby Toremar e se non ci fosse stato nei paraggi uno degli 11 moderni defibrillatori che l’Adsp ha installato nel porto di Piombino – commenta il presidente dell’AdSP, Davide Gariglio, che sottolinea come la cardio-protezione dei passeggeri e dell’utenza portuale sia da sempre all’attenzione dell’ente – ringrazio tutti coloro che hanno contribuito, con la propria perspicacia e professionalità, a salvare la signora. Abbiamo avuto, se mai ce ne fosse stato bisogno, la riprova dell’importanza dei defibrillatori in porto. Molto probabilmente l’ausilio sanitario senza DAE sarebbe stato inutile», ha concluso.

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