Elba, gli abitanti del Carburo tartassati dal maltempo ora hanno paura: «Vivere qui è impossibile, costretti ad andarcene»
Portoferraio, dopo il nubifragio di mercoledì 20 agosto e l’alluvione di febbraio scorso i residenti di via del Carburo e della zona della Sghinghetta non si sentono più al sicuro: «Serve un intervento prima che ci “scappi il morto”»
POROFERRAIO. Il nubifragio di mercoledì ha confermato le criticità del territorio portoferraiese, evidenziando come alcune zone siano ripetutamente colpite senza che ad oggi sia stata trovata una soluzione efficace per salvaguardare abitazioni e attività. E anche questa volta a farne le spese sono state via del Carburo e la zona della Sghinghetta.
La paura dei residenti
L’ansia arriva con le prime gocce di pioggia che, questa volta cessa poco prima che la situazione diventi incontrollabile, ma la prossima volta gli abitanti di quella via sono quasi convinti che succederà la stessa cosa, tanto che qualcuno, dopo l’alluvione di febbraio scorso, ha chiuso la casa di proprietà e si è trasferito in un altro alloggio, come Andrea Carminelli. «Purtroppo questi nubifragi sono sempre più frequenti e la dimostrazione è che sono bastati 30 minuti di acqua per fare 60 centimetri sulla strada», commenta. Al di là del disagio pone l’accento sulla situazione di pericolo che si può venire a creare quando «l’acqua incontra l’elettricità» entrando nelle case e allagando anche gli impianti. «Quello che chiedo - continua Carminelli - è una prevenzione sulla strada, un intervento immediato. Per quanto mi riguarda, la mia casa di 100 metri quadrati a febbraio l’ho dovuta chiudere e non ho nessuna intenzione di spenderci altri soldi perché anche ieri sera stava già entrando acqua in casa dalla doccia». «Situazioni di pericolo che richiedono una soluzione prima che accada qualcosa di grave e che "ci scappi il morto" o ci si trovi in situazioni di rischio estremo come - ricorda - il 13 febbraio quando in un’abitazione le persone sono state portate fuori dai pompieri, mentre l’acqua li bloccava in casa sia dal davanti che dal retro. O la signora anziana che anche lei è stata salvata dai vigili del fuoco. È una situazione inaccettabile - termina - deve intervenire il governo. Se la Regione e il Comune non hanno risorse per risolvere queste problematiche ormai decennali, deve intervenire il Governo, magari espropriano le case e tolgono l’agibilità, se non hanno i fondi per metterle in sicurezza».
Gli appartamenti allagati
Due appartamenti nella via si sono allagati e se Carminelli ha chiuso la sua casa c’è anche chi pensa di venderla e andare ad abitare in una zona più sicura, come Chiara Piras che durante il nubifragio ha effettuato una diretta sui social dove mostrava l’abitazione allagata e lei che cercava di buttare fuori l’acqua con tutti gli attrezzi a disposizione, comprese le padelle. Era rientrata da una settimana nella sua casa da cui si era allontanata dopo l’alluvione di febbraio. «Mi sono trovata nella stessa identica situazione - racconta - un po’ meglio dell’altra volta perché essendo in casa con la mia famiglia siamo riusciti ad arginare i danni, ma quello che mi dispiace è che nonostante io abbia chiamato più volte i pompieri o chi poteva dare una mano nessuno è riuscito a intervenire, se non i volontari. Non c’erano squadre disponibili perché impegnate in altre attività sicuramente importanti. Però, purtroppo, nonostante ci fosse un’allerta dichiarata, non c’è stata l’organizzazione necessaria per aiutare chi aveva bisogno». Si dice sconfortata e sfiduciata perché non ci sono molte alternative.
«Il primo pensiero - dice - è stato "me ne vado” perché ormai sono sfiduciata. Anche parlando con i miei vicini che sono qui da molti anni non vedo alternative qui, forse mi dovrò comprare casa da un’altra parte. Non ho fiducia». Anche questa volta in località Sghinghetta a essere colpita è stata l’attività di autolavaggio degli Ascione che hanno dovuto lavorare per togliere acqua e fango fino a tarda notte. «Stessa storia del 13 febbraio - commenta Antonio Ascione - ha retto per un po’. I lavori fatti dal Comune fino a un certo punto hanno funzionato, poi con il vento gli aghi di pino hanno bloccato di nuovo lo scarico. Alle 21.30 siamo venuti e i tombini erano bloccati. Non so se questo si può risolvere con idrovore, con pompe di emergenza, ma serve una soluzione che ci faccia dormire tranquilli. Di giorno manteniamo la sicurezza perché puliamo i tombini ma di notte non possiamo».
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