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Adolescenti e ansia da prestazione, la psicologa: «Da cosa ha origine il disagio e i segnali da non sottovalutare»

di Federico Lazzotti

	La presidente degli psicologi, Maria Antonietta Gulino, spiega le difficoltà degli adolescenti nella società della prestazione
La presidente degli psicologi, Maria Antonietta Gulino, spiega le difficoltà degli adolescenti nella società della prestazione

La presidente degli psicologi, Maria Antonietta Gulino, spiega le difficoltà dei giovani nella società della prestazione: «Ascoltare chi sta male è il primo sostegno, ecco quando andare da un professionista»

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Quando ad aprile è stata eletta presidente del consiglio nazionale dell’ordine degli psicologici, prima donna della storia, Maria Antonietta Gulino ha annunciato la volontà di introdurre lo psicologo di base a livello nazionale e di aiutare i giovani in difficoltà.

Presidente, uso di antidepressivi da record in Toscana, incremento delle malattie mentali e disagio psicologico che cresce, quanto è grave la situazione?

«Rispondo con gli ultimi risultati dell’indagine dell’ordine degli psicologi della Toscana: il disagio è rilevato in numeri molto alti dai colleghi, soprattutto nei giovai adulti e negli adolescenti. C’è una grande difficoltà in tanti adolescenti intrappolati nella spinta naturale a costruire spazi di autonomia dovendo fare i conti con le fragilità dell’età: cambiamento fisico, ormonale ed emozionali nel percorso che porta alla definitiva costruzione della personalità. Se intorno ci sono stress, debolezza o bassa autostima possono fermarsi e sviluppare sintomi come ansie, depressione, disturbi alimentari, dipendenze».

Quali sono i meccanismi che innescano le varie declinazioni del disagio psicologico?

«I meccanismi non sono tutti uguali, ogni vita è diversa. I prodromi per lo sviluppo del disagio psicologico sono la bassa autostima, credere poco nelle proprie risorse, anche perché alcune non si conoscono ancora, andare in allarme alla prima frustrazione. Se non riesco a trovare canali o appoggi per dare un senso alla frustrazione che vivo e questo si ripete può causare disagio. In adolescenza è normale un senso di precarietà perché non ho tutti gli strumenti a mia disposizione. Sono in una fase precaria per questo sono importanti le persone che stanno attorno».

Come accorgersi in chi ci sta intorno che qualcosa non va ed è necessario l’aiuto di un professionista?

«Quando uno stato di malessere dura nel tempo e non è passeggero. Magari perdo il sonno, mangio troppo, poco, mi ritiro, mi chiudo, vuol dire che questo periodo può invalidare le mie normali routine. Posso non aver voglia di stare in famiglia, con gli amici, a scuola, insomma quando la situazione di stallo si protrae è bene rivolgersi a un professionista perché mi aiuterà a conoscere cosa mi blocca e riattiverà risorse che non conosco» .

Molti genitori quando il disagio emerge anche con gesti estremi, dicono: “Non mi sono accorto di nulla”. Distratti o difficile percepire il malessere dei figli?

«Osservare ed ascoltare è una prassi sempre più difficile. Siamo nella società della prestazione, della corsa, dobbiamo realizzare obiettivi, siamo impegnati in presenza, on line. Spesso non ci fermiamo a osservare o ad ascoltare la frase diversa che mi ha detto mio figlio. Osservazione e ascolto sono importanti, ma non deve essere la base del giudizio e della critica. Oggi gli adolescenti si sentono non visti e non ascoltati e tante volte la sintomatologia è un linguaggio per essere visti attraverso il malessere».

Esistono buone abitudini che possono – come ad esempio per la salute fisica – prevenire eventuali disagi psicologici?

«Sì, non fare in modo che gli altri siano trasparenti ai nostri occhi, i giovani sono persone in evoluzione. Fermiamoci, anche in silenzio. Non sempre hanno bisogno di un consiglio, non confezioniamo risposte che hanno a che fare con il nostro modello. Diciamo che si può sbagliare che siamo al loro fianco ».

Per anni andare in terapia è stato un tabù, adesso qualcosa sta cambiando. A che punto siamo?

«Anche i nostri dati dimostrano che questo è cambiato dalla pandemia ad oggi. Gli adolescenti sono i primi a chiedere aiuto».

Ultima cosa, chi ha un problema psicologico ha il necessario aiuto della sanità pubblica?

«Abbiamo pochi psicologi nei servizi pubblici ma le richieste aumentano. Bene l’investimento della Regione Toscana, speriamo che la sperimentazioni apra la strada alla strutturazione del servizio».
 

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