San Vincenzo, il caso della 15enne sotto choc trovata in pineta: i dubbi sulla violenza e le parole dell’avvocato
Parla il legale del ragazzino coinvolto nei fatti accaduti nella pineta all’esterno della discoteca
SAN VINCENZO. Resta la linea dell’allarme. Ma a oggi niente di più. Non c’è un’ipotesi più certa delle altre per far luce su quanto accaduto la sera del 24 luglio nella pineta all’esterno della discoteca all’aperto La Playa, a San Vincenzo. Di sicuro, ci sono due adolescenti che si sono spinti su un terreno impervio, che rischia di farli precipitare. L’ombra della violenza sessuale resta tale, ma niente di più. Quella sera è stato attivato il codice rosa, quello per le vittime di violenza, salvo interromperlo su disposizione del magistrato di turno per l’assenza di riscontri medici.
Il punto della legale
«La ragazza è più grande di un anno». A sottolinearlo è l’avvocato Elena Parietti in qualità di legale del ragazzino coinvolto nei fatti. «È rilevante poiché potrebbe influenzare la percezione pubblica e giudiziaria del caso – sostiene –. Per quanto riguarda il ragazzo, descritto come presunto colpevole del “crimine”, nonostante sia stato trattenuto in caserma per molte ore, in piena notte, chiuso in una stanza, privato del proprio telefono cellulare e della facoltà di essere assistito dalle operazioni eventualmente necessarie da un difensore e dai propri genitori, che sono stati avvisati solo successivamente dagli amici del ragazzo, non è stato sottoposto ad alcun interrogatorio, o qualsiasi altra attività investigativa garantita».
Che aggiunge: «La situazione è una presunta violenza, ma ciò che sta accadendo è una situazione certa di violenza mediatica e sociale. Addolora la lettura di commenti sui social dal carattere violento e aggressivo che incitano all’odio e alla giustizia fai da te. Questi commenti verso un giovanissimo la cui posizione non solo è ancora tutta da chiarire ma, probabilmente, ancora neppure attenzionata da un procedimento penale, sono espressione di quella stessa violenza che coloro i quali inneggiano alla morte del ragazzo si processano di condannare».
Serve misura
«La cautela che va utilizzata e alla quale non si può derogare deve essere rispettosa del dolore tanto della ragazza quanto di colui che ad oggi è stato, solo per la cronaca pubblica, definito come un carnefice – sottolinea – . Al momento, è essenziale chiarire i dettagli della vicenda ascoltando tutte le persone informate sui fatti, così da poter ricostruire accuratamente gli eventi, partendo dagli antecedenti, dalle abitudini dei giovani, dalla modalità di approccio e di incontro, senza lasciare privi di esito eventuali allarmismi/pettegolezzi creati dai presenti. Una risposta tempestiva da parte dell’autorità giudiziaria è quanto mai necessaria per eliminare l’ombra di violenza che grava intempestivamente ed ingiustamente sul ragazzo, che ora vive nel terrore di essere considerato un carnefice, e quella della potenziale violenza secondaria che potrebbe colpire la giovane ragazza. Dalle prime ricostruzioni effettuate, pare che i giovani presenti ai fatti abbiano fornito elementi fortemente discordanti tra loro e si siano lasciati a commenti del tutto inopportuni che risultavano svincolati da ogni conoscenza».
L’avvocato invita ad allargare la visione. «L’adolescenza è un periodo in cui la sfera intimo-sessuale può trasformare quella voglia di diventare grandi in un profondo senso di colpa, di confusione e di frustrazione ogni qual volta le aspettative non siano degne della realtà – dice –. Le prime esperienze possono essere spesso ambigue e lasciare segni profondi. La pubblicità data a questa notizia ha esposto il ragazzo a una serie di azioni persecutorie e minacciose che stanno, senza alcuna certezza, compromettendo la sua serenità in un momento già critico e traumatizzante. Senza voler nulla togliere a quello che la ragazza sta vivendo, vien da dire che la protezione deve essere estesa ad entrambi».
Al momento non c’è alcun procedimento penale a carico del ragazzo. «L’episodio tratterebbe di un’esperienza tra adolescenti vissuta con un carico emotivo pesante, nella cui trattazione pubblica e successiva sono intervenuti, allarmati e privi di controllo, tutti gli altri adolescenti presenti, creandone così un caso. Da qui a parlare di violenza sessuale, la strada è lunga e richiede molta cautela. L’augurio è che gli inquirenti possano chiarire la vicenda nel più breve tempo possibile, evitando ulteriori pressioni strumentali che danneggerebbero irrimediabilmente le parti coinvolte e le loro famiglie».