Toscana economia
Il dibattito sulla transizione ecologica

Campiglia, centinaia gli ettari nel mirino di multinazionali per l’agrivoltaico

di Manolo Morandini
Una veduta dei capannoni dell’area fieristica di Venturina Terme che dovrebbe essere la prima area interessata dagli interventi con un impianto fotovoltaico
Una veduta dei capannoni dell’area fieristica di Venturina Terme che dovrebbe essere la prima area interessata dagli interventi con un impianto fotovoltaico

L’allarme della sindaca di Campiglia Ticciati

08 settembre 2023
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CAMPIGLIA. Conta di mettere radici in terra campigliese l’agrivoltaico, ovvero la produzione di energia elettrica da pannelli fotovoltaici combinata alla coltivazione dei campi dove insistono gli impianti. E i timori con cui guarda al fenomeno l’amministrazione comunale iniziano ad avere delle dimensioni di massima. Si adombra di un maxiprogetto su una superficie di circa 180 ettari nella zona pedecollinare tra Campiglia e Suvereto. Di un altro da 80 ettari alle porte di Cafaggio e di stringenti trattative per l’acquisto della fascia di terreni agricoli tra i magazzini comunali e il Corniaccia. Tutti movimenti ad oggi sottotraccia, non ci sono progetti formalizzati, ma che operatori del settore si stiamo muovendo all’interno dei confini comunali è certo. E così la sindaca di Campiglia Alberta Ticciati torna a sollecitare l’intervento «alla Regione e al Ministero affinché un’opportunità economica non si trasformi invece in pericolo di perdere la ricchezza ambientale e produttiva che oggi abbiamo, lasciando spazio a interventi meramente speculativi». Il tutto con la premessa che «l’amministrazione comunale è a favore della transizione ecologica e sta investendo per la produzione di energia sostenibile».

L’agrivoltaico è un tema che riguarda in particolare alcune province della Toscana, quelle di Livorno, Grosseto, Siena e Arezzo. «Nel nostro caso abbiamo grandi superfici che sono vocate alla produzione agricola ortofrutticola e in piccola misura di olio d’oliva extravergine, che non danno grandi margini – sostiene Ticciati –. Aspetti che condizionano il valore dei terreni. Si sta assistendo a una corsa all’accaparramento di multinazionali che sono specializzate nella costruzione, installazione e gestione di questi impianti». Che prosegue: «Tra le ragioni c’è quella dei ridotti margini che assicurano le produzioni ortofrutticole, il prezzo contenuto dei terreni e l’attrattività per le aziende agricole di poter avere un margine di guadagno certo realizzando sui propri terreni questi impianti. Ma si tratta di cedere terreni per un’attività che non è quella agricola e si sta assistendo a una spinta in questa direzione senza che vi siano dei vincoli o delle cornici con il rischio di andare a condizionare in maniera strutturale sia l’economia agricola che il paesaggio, anche da un punto di vista della regimazione idraulica perché non è la stessa cosa avere un campo coltivato o pieno di pannelli».

Non c’è un pregiudizio, «ma è un processo che deve essere gestito per non trasformarlo in criticità e il Comune non ha strumenti». Il consiglio comunale di Campiglia all’unanimità ha approvato un documento per chiedere un intervento della Regione, affinché «come è stato fatto in Veneto o in Emilia-Romagna si individuino le aree non idonee all’installazione di fotovoltaico o da tutelare per il particolare pregio ambientale o agricolo. La Regione ha raccolto e condiviso le nostre preoccupazioni che non sono solo le nostre, c’è una lettera a firma di oltre quaranta sindaci». Che conclude: «La richiesta è che si ammettano interventi sono nelle aree perimetrali di zone produttive, in quelle dismesse o recuperate, in terreni a rischio idrogeologico che non sono utilizzabili a fini agricoli e non edificabili. E dove le aziende agricole investono che ci sia una percentuale massima di superficie per l’intervento agrivoltaico in rapporto ai terreni coltivati, per preservare una delle leve economiche del nostro territorio, perché in ballo non c’è solo una questione estetica».



 

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