Il Tirreno

La crociera napoleonica con le ville elbane chiuse

di Luca Centini
La crociera napoleonica con le ville elbane chiuse

La Pasquetta beffa dei 1900 francesi sbarcati con il richiamo del Bicentenario: le due residenze del Grande Còrso sono off limits dopo le 13

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PORTOFERRAIO. Altro che Bicentenario di Napoleone all’Isola d’Elba. Il giorno di Pasquetta è iniziato con lo sbarco a Portoferraio di oltre 1900 turisti francesi, in prevalenza còrsi, venuti in città per ripercorrere le orme dell’Imperatore. E invece centinaia di quegli stessi turisti, poco dopo, sono rimasti con l’amaro in bocca, fuori dai cancelli delle residenze napoleoniche. Le attrazioni della città medicea, erano chiuse per tutto il pomeriggio. Una beffa. Tanto è bastato per scatenare le polemiche per strada e sui social network dopo che la Mega Smeralda di Corsica Sardinia Ferries ha mollato gli ormeggi, lasciando il porto elbano nel tardo pomeriggio. Sono soprattutto gli addetti ai lavori a masticare amaro. «È un segnale negativo che viene dato proprio in occasione del Bicentenario», commenta Massimo De Ferrari che dell’Isola d’Elba è il presidente degli Albergatori.

La chiusura pomeridiana delle residenze di Napoleone (la villa dei Mulini nel cuore del centro storico e Villa San Martino, appena fuori Portoferraio) non è una decisione a sorpresa: nei giorni festivi i musei nazionali come le residenze elbane (non quelli autonomi come gli Uffizi, per intendersi) sono aperti solo per mezza giornata. Villa San Martino, inoltre, è chiusa il lunedì (a Pasquetta era visitabile la mattina in via eccezionale), Villa dei Mulini chiude invece il martedì. Quei cancelli serrati, insomma, non sono una scelta elbana, piuttosto sono il risultato di una gestione nazionale e burocratica del Ministero dei Beni e delle Attività culturali. «Ma è possibile stare chiusi proprio quando arrivano 1900 turisti dalla Francia a vedere la città di Napoleone?», si sono chiesti gli addetti ai lavori e i cittadini elbani. E nessuno, evidentemente, ha pensato ad avvertire della chiusura, almeno a guardare la delusione dei gruppetti di turisti rimasti fuori dai cancelli (alcuni arrivati a San Martino hanno chiesto indietro i soldi ai tassisti). Si poteva evitare? No, a sentire i diretti interessati: le procedure burocratiche, i problemi di personale e sindacali rendono particolarmente complicato alterare gli orari di apertura dei musei. Inoltre il direttore delle residenze e la Soprintendenza hanno a disposizione solo un numero limitato (3) di aperture straordinarie consentite. Nell’anno del Bicentenario quelle stesse aperture straordinarie sono state concentrate a maggio, il mese in cui inizieranno le celebrazioni.

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