Maria Ferro, morta a 20 anni: operata sette volte, aveva raccontato la malattia in un libro
La ragazza, figlia di un ex giocatore di calcio professionista e ora allenatore di calcio giovanile, soffriva di una cardiopatia che l’aveva costretta a una serie di interventi
SARRAVALLE. Ci sono notizie che è difficile accettare, che non si possono accettare, e quella arrivata nel tardo pomeriggio di ieri, venerdì 8 agosto, è una di queste. Il cuore, quel cuore che aveva sempre fatto le bizze da quando era nata, ieri pomeriggio l’ha tradita all’improvviso: è morta così, a solo 20 anni, Maria Ferro.
Una bellissima ragazza, in tutto, anche nel suo approccio alla vita, quello di chi, più di altri, riesce ad apprezzarne il valore proprio perché sin da bambina ha dovuto lottare per proteggerla. Lo ha fatto affrontando, praticamente sin dalla nascita, sette interventi al cuore, a causa di una rarissima cardiopatia congenita.
Una storia che Maria, assieme alla sua famiglia, il papà marco, la mamma, la sorellina e i tre fratellini più piccoli, aveva trasformato in un libro, che in copertina portava due cose meravigliose: la sua immagine e un titolo, “io sorrido” che era un messaggio prezioso, che magari adesso può avere un sapore tremendamente amaro, ma che testimoniava quella grande voglia di vivere la vita, di apprezzare le cose belle che ci dà seppur in mezzo a tante cose terribili .
«Abbiamo voluto mettere nero su bianco le emozioni provate per dare speranza, amore e motivazioni a chi ne ha bisogno – come aveva spiegato il babbo Marco al nostro giornale al momento dell’uscita, nel 2020, del racconto – il libro è scritto in maniera semplice e adatto a tutte le fasce di età». Voleva regalare speranza quel sorriso, in ogni modo possibile: «Parte del ricavato – aveva detto Marco – andrà alla fondazione Casa Santarcangeli Onlus, associazione di preghiera ed opere con sede a Barberino della quale faccio parte. Sarà usato per la costruzione di un ospedale pediatrico in Congo. In accordo con don Francesco Saverio Bazzoffi, responsabile della fondazione Sono stato in Africa e ho visto in quale stato di disagio e povertà la gente vive». Nel libro la voce narrante era proprio quella del padre, che raccontava il vissuto di Maria, quel continuo via vai tra casa e l’ospedale Gaslini di Genova, dalla prima operazione dopo appena dieci giorni dalla nascita, fino all’ultima, quella che si pensava risolutiva, quando Maria era già adolescente.
Il sole sembrava aver ricominciato a splendere sul volto di Maria e della sua famiglia, fino alla terribile notizia arrivata ieri pomeriggio e che ha sconvolto tante comunità, non solo quella di Serravalle dove Maria viveva con la sua famiglia,a Ponte di Serravalle.
Tra i primi messaggi di cordoglio quello del sindaco di Serravalle: «Non trovo le parole – dice con voce rotta Piero Lunardi – mando un grosso abbraccio a nome dell’intera comunità di Serravalle alla famiglia di Maria».
Poi tanti, tantissimi messaggi dal mondo del calcio, dove papà Marco è molto conosciuto e apprezzato per il suo passato di calciatore (aveva militato nella Pistoiese nei primi anni 2000) e per il suo presente di allenatore, che lo aveva visto tra le altre cose occuparsi dei giovani della Polisportiva Margine Coperta e, attualmente, del settore juniores della Sestese. E proprio dal mondo del calcio è arrivata la terribile notizia, con un messaggio di cordoglio della Lucchese calcio in ritiro a Montecatini, all’albergo Santa Barbara dove Marco lavora, e «dove ogni giorno accompagna i nostri ragazzi dall’hotel al campo di allenamento. In questo momento di immenso dolore, tutta la Lucchese si unisce con commozione al dolore di Marco e della sua famiglia».
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