Il Tirreno

Montecatini

La massoneria celebra il centenario di Domizio Torrigiani

Martina Trivigno
La cerimonia al cimitero di Lamporecchio
La cerimonia al cimitero di Lamporecchio

Al cimitero di Lamporecchio davanti alla cappella della famiglia si è svolta la cerimonia col Gran maestro d'Italia  Stefano Bisi e molti esponenti locali del Grande Oriente

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LAMPORECCHIO. Si sono riuniti davanti alla cappella della famiglia Torrigiani. Una corona d'alloro con sopra il tricolore, deposta davanti alla tomba. "Grande Oriente d'Italia", si legge in corsivo. Ovunque il silenzio. Nell'anno in cui ricorre il centenario dell'elezione, il 23 giugno 1919, di Domizio Torrigiani a Gran maestro del Goi, l'obbedienza massonica istituita a Milano nel 1805, in tanti hanno voluto ricordarlo. C'erano l'attuale Gran maestro, Stefano Bisi; il Gran segretario Francesco Borgognoni, già presidente del Collegio della Toscana; Roberto Barontini, presidente dell'Istituto storico della Resistenza di Pistoia; Giuseppe Matulli, presidente dell'Istituto storico toscano della Resistenza e Neri Torrigiani, discendente di Domizio.

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La cerimonia, organizzata dalla loggia Giustizia e Libertà numero 1076 di Pistoia, si è svolta oggi, 17 aprile, al cimitero di San Baronto, a Lamporecchio, dove Torrigiani nacque il 19 gennaio 1876 . Un momento per celebrare il "Gran maestro martire" - come viene ricordato - al vertice del Goi in uno dei momenti più critici per la storia della Massoneria italiana: l'avvento del Fascismo. Nel 1925, infatti, il regime sferrò un attacco frontale al Grande Oriente d'Italia, occupando, tra l'altro, palazzo Giustiniani, all'epoca sede del Goi.

E nel 1927 Domizio Torrigiani fu arrestato e inviato al confino, prima a Lipari e poi a Ponza (sempre sotto stretta vigilanza da parte delle milizie fasciste). Ormai quasi del tutto cieco, l'anno successivo, su richiesta della famiglia, si fece ricoverare a Montefiascone, vicino al lago di Bolsena, per poi, terminata la degenza, fare ritorno a Ponza. Nel 1932 Torrigiani viene finalmente scagionato e gli venne concessa la libertà vigilata. Tornò a San Baronto, suo paese natale, dove morì il 31 agosto 1932.

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