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David Bowie l'incompreso: quel secondo posto al festival di Monsummano nel '69

Andrea Rocchi
David Bowie l'incompreso: quel secondo posto al festival di Monsummano nel '69

3 agosto 1969: il cantante di Brixton, allora ventenne, cantò quello che sarebbe divenuto un suo brano famoso, ma fu ignorato dalla critica. Il suo soggiorno fu offerto da un calzaturificio

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Nel giorno in cui la musica ha perso una delle sue stelle più belle, vi proponiamo un articolo dal Tirreno del 22 gennaio 1997 che racconta un singolare episodio di David Bowie in Toscana.

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MONSUMMANO. Un paio di jeans scuri, una maglietta bianca, una chitarra acustica sulle spalle: lo ricordano così mentre dalla piazza Giusti di Monsummano andava a piedi, sotto il sole, fino al calzaturificio Fiorella, al confine con Pieve a Nievole. Incuriosiva la sua andatura dinoccolata, il suo sguardo comunicativo. Si vedeva lontano un miglio che era straniero. Questo ragazzo acqua e sapone di Brixton, quartiere povero nel sud-ovest di Londra, che non spiccicava una parola in italiano, si chiamava David Robert Jones. Ma il suo nome d'arte era David Bowie.

Era arrivato a Monsummano per partecipare al primo Festival Internazionale, un concorso canoro organizzato dal circolo culturale "Giuseppe Giusti" e dall'Oscar di Malta, organizzazione che aveva già allestito festival musicali nell'isola. A Londra, 20 giorni prima, aveva appena concluso la registrazione ufficiale di "Space Oddity", un Lp che s'ispirava al capolavoro di Stanley Kubrick "2OO1 odissea nello spazio". Il disco era stato accolto tiepidamente dagli inglesi. Bowie aveva 22 anni. Era appena agli inizi. Di Monsummano non sapeva nulla, solo che era la città che aveva dato i natali a Ivo Livi (in arte Yves Montand) e che qui si fabbricavano scarpe. Buone scarpe. Fu ingaggiato dai Maltesi - per cui aveva cantato pochi mesi prima - che ancora suonava nei locali, in piena epoca della contestazione giovanile. Erano gli anni in cui lavorava, non senza difficoltà, per la casa discografica Kenneth Pitt ltd di Londra. Sperimentava canzoni. Timido, un po' spaesato, arrivò nella città delle scarpe, nell'estate torrida del '69 per presentare "When I Live My Dream". Gli organizzatori del concorso di lui sapevano pochissimo.

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Era uno come tanti. Un ribelle inglese, un "po' strano", con una curiosa voce metallica. Gli affidarono, come sponsor, il calzaturificio Fiorella (erano gli anni in cui il mercato delle scarpe conosceva un periodo florido). L'azienda gli offrì il soggiorno, e lui diventò per tre giorni il paladino della calzatura e l'idolo delle ragazzine del posto che gli scodinzolavano intorno ogni qualvolta si spostava dallo chalet davanti al municipio (dove si cantava) per recarsi in albergo. Non sapevano chi fosse, eppure era un personaggio che incuriosiva da morire.

Il festival, quell'estate, era presentato da Daniele Piombi. C'erano 15 cantanti, tutti molto giovani e agli albori della carriera. Tra questi l'argentino Ricardo Ceratto, la francese Sabrina, Franco Valori che rappresentava i nostri colori, la spagnola Maria del Carmen, più conosciuta come Cristina. Fu proprio questa giovanissima catalana, a sorpresa, a conquistare il trofeo, quel sabato 3 agosto del '69. David Bowie si piazzò secondo, ricevendo però il "Disco d'oro", un riconoscimento destinato ai talenti emergenti. Cantò "When I Live My Dream": la gente applaudì, ma la critica praticamente lo ignorò.

Eppure, solo 4 anni dopo quel concorso, David Bowie diventò l'idolo musicale di mezzo mondo. La sua popolarità esplose letteralmente con "Ziggy Stardust"e col Tour in cui Bowie si presentò nei panni di un androgino spaziale, vestito di tute luccicanti e truccatissimo in volto. Cantava e recitava sul palco (era stato allievo di Lindsay Kemp): una figura trasgressiva ed una voce che conquistarono presto i giovani di tutto il mondo.

Oggi a Monsummano, Bowie rimane il ragazzino con la chitarra che faceva chilometri a piedi per andare al Calzaturificio Fiorella. Nessun autografo, poche foto. Solo la gioia di dire: "L'abbiamo conosciuto".

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